Pare che non avremo
più l'alternanza scuola/lavoro, ma i percorsi per le
competenze trasversali e per l'orientamento. Diciamolo. Nel primo caso
ci
si trovava di fronte ad una spudorata illusione, perchè di alternanza
si
puo' parlare quando i tempi tra attività formative ed esperienze di
lavoro si equivalgono; nel secondo caso ci si trova nel campo aleatorio
delle invenzioni linguistiche che tanto vogliono significare e nulla di
specifico riescono ad indicare. La vecchia formulazione straripava in
termini di spazio e di obbligatorietà e finiva per stravolgere in
alcuni indirizzi la regolarità delle dovute attività curriculari; il
nuovo indirizzo per i tempi più ristretti (per fortuna) non puo' andare
oltre una pratica di orientamento al lavoro e alla cultura del
lavoro, dignitosa in sè e non bisognevole dell' addobbo delle
competenze
trasversali. Trattasi, infatti, di uno stage, che bisogna sapere
organizzare bene dal punto di vista didattico se si vuole che
fruttifichi qualcosa, anche in termini di competenze trasversali... E a
proposito che cosa sono le competenze trasversali? A cosa devono
cotanto
fascino?
Il fascino indiscreto delle competenze
trasversali
A partire dagli anni
'90 le ricerche e i contributi dell'ISFOL hanno fatto emergere,
accompagnato e consolidato in Italia la cultura delle competenze e un
linguaggio che le significava per gli usi che si incominciavano a fare
nelle attività della formazione professionale. Un ruolo particolare
veniva assegnato alle competenze che venivano chiamate trasversali
(diagnosticare, relazionarsi, affrontare); le altre venivano distinte
in competenze di base e in competenze professionali. Le hanno proposto
come elemento cruciale dell'approccio per competenze, decisive della
sua fecondità e necessarietà.
Nel modello ISFOL diagnosticare, relazionarsi, affrontare rapresentano
tre macro - categorie di competenze trasversali, caratterizzate da un
alto grado di trasferibilità a compiti e contesti diversi e da un ampio
spessore, cioè da un'estensione notevole che comprende numerosi
elementi subordinati e di dettaglio crescente.
Il modello ISFOL aiuta a comprendere la natura della competenza e a
render conto di questa a partire dalla sua logica, che è quella
implicita nel concetto di soggetto al lavoro. Recepisce l'evoluzione
del contesto lavorativo che ha spinto a spostare l'attenzione dalle
caratteristiche dei compiti alla centralità della persona, in quanto
risorsa strategica in contesti ad alta variabilità ed incertezza. (R.
Frega). Con le competenze trasversali ci si sposta dall'ambito
lavoristico e dalla pratica formativa per e sul lavoro al campo
dell'agire umano nella sua varietà e complessità.
"Il grado di padronananza da parte del soggetto dell'insieme di queste
competenze, non solo modula la qualità della sua prestazione(... ), ma
influisce sulla qualità e sulla possibilità di sviluppo delle sue
risorse, attraverso la qualità dell'informazione che è in grado di
raccogliere, delle relazioni che sa instaurare, dei feed-back che
riesce ad ottenere e di come sa utilizzarli per riorganizzare la sua
conoscenza" (G. Di Francesco).
Nell'ambito delle competenze trasversali vengono inserite, secondo le
varie scuole di pensiero: operazioni mentali come comprendere, dedurre,
coordinare, applicare, analizzare, trasferire, interpretare, valutare;
saper-fare metodologici come prender nota, strutturare un discorso,
manipolare dei concetti, padroneggiare dei processi d'astrazione;
attitudini del sapere essere come collaborare, partecipare, realizzare
progetti personali e/o professionali, sapere ascoltare e dialogare,
parlare in pubblico, sapersi destreggiare.
In genere con il concetto di competenze trasversali vengono indicate
capacità e abilità di carattere generale, relative ai processi di
pensiero e di cognizione, alle modalità di comportamento nei contesti
sociali e di lavoro, alle attitudini della persona di riflettere e a
quelle di utilizzare strategie di apprendimento e di auto-correzione
della propria condotta. Hanno uno statuto di generalità che le
distingue dalle altre competenze, tutte contestualizzate, e che le
rende applicabili a un gran numero di situazioni anche inedite.
Trasversalità delle competenze o
competenze trasversali?
La cura delle attitudini al sapere-essere e al sapere agire, in cui
confluiscono le competenze non legate ad una particolare area
professionale, sollecita ad avere uno sguardo diverso sull'attività di
insegnamento, sui contenuti del curriculum, ma non alla costituzione di
uno specifico settore di insegnamento. Uno studioso come B. Rey, che
sulle competenze trasversali ha scritto pagine fondamentali, afferma:
"Trovo vana e vanitosa la pretesa di insegnare agli allievi a
osservare, a comparare, a pensare, a dedurre, ad adottare delle
strategie riflessive etc, etc. Che essi apprendano, piuttosto, un po'
di matematica, un po' di letteratura, un po' di storia, un po' di
biologia, un po' di lingue straniere etc".
Si rischia non solo lo svuotamento dei contenuti e della scuola, ma
anche in alcuni ambiti l'indottrinamento e la manipolazione. La
formazione delle competenze del sapere-essere, senza la dovuta
consapevolezza critica, rischia di piegarsi alle richieste imperative
di quanti si adoperano per chiudere ogni possibile frattura tra
carattere individuale della persona ed esigenze dell'organizzazione del
lavoro nel mondo delle aziende. In questo caso non avremmo con le
competenze del sapere essere la formazione dell'autonomia personale, ma
una surrettizia pratica di addomesticamento. Avremmo l'adattabilità
senza riflessione: quella che conduce a rinunciare a comprendere e che
induce ad accettare tutto, senza interrogarsi su niente.
A proposito di un possibile autonomo spazio delle competenze
trasversali bisogna vedere in che cosa consista e per prudenza è
opportuno prendere in considerazione gli avvertimenti di Le Boterf :"
La competenza si realizza nell'azione. Non gli preesiste (... ) Non c'è
competenza se non nella competenza in atto. Non puo' funzionare a
vuoto, al di fuori di ogni atto, che non si limita ad esprimerla, ma
che la fa esistere". Se questo vale per le competenze che chiamiamo di
base o professionale, vale soprattutto per le competenze trasversali.
"La competenza risiede nella mobilitazione delle risorse
dell'individuo(sapere teorico e procedurale, esperenziale e sociale)e
non nelle risorse stesse. "Come dire che tutte le competenze sono
competenze perchè sono traversali e che si ha trasversalità, perchè c'è
mobilitazione delle risorse dell'individuo.
La mobilitazione non appartiene alla categoria dell'applicazione, ma a
quella della costruzione delle soluzioni. "Mobilitare non è soltanto
utilizzare o applicare, ma anche adattare, differenziare, integrare,
generalizzare o specificare, combinare, orchestrare, coordinare; in
breve condurre un insieme di operazioni mentali complesse che, quando
le si connette alle situazioni, trasformano le conoscenze, piuttosto
che limitarsi a spostarle e trasferirle" (Ph. Perrenoud); secondo
questo
autore la metafora della mobilitazione delle risorse cognitive è più
feconda di quella del trasferimento delle conoscenze. "Il concetto di
mobilitazione prende in conto tutti i funzionamenti cognitivi all'opera
nell'identificazione e risoluzione dei problemi". Il suo inquadramento
concettuale, però, non è un'operazione semplice e sono molti e
rilevanti i problemi che ancora restano aperti.
B. Rey parla di intenzione trasversale più che di competenza
trasversale, mettendo in questo modo in evidenza l'esercizio cognitivo
del volere. Il concetto di intenzione trasversale tende a superare
quello di competenza, come possesso di procedure automatizzate, perché
il soggetto non è una rete di automatismi, ma potere di scelta
nell'attenzione alle cose. L'intenzione non è un sapere, ma uno stile
di inquadratura delle situazioni, una delimitazione di ciò che è degno
di interesse, un principio di selezione. La capacità di trasferire
appartiene all'intenzione trasversale, alla soggettività volente e
significante. Solo l'intenzione è per natura trasversale, il motore
della mobilitazione.
"Non basta che l'allievo apprenda competenze
intellettuali, procedure, operazioni logiche, regole d'ogni tipo;
bisogna anche che decida di vedere il mondo sotto una certa angolatura
e precisamente nell'ottica in cui esso appare come possibile ambito di
applicazione di queste competenze. E' questa a nostro avviso la
condizione fondamentale affinché ci sia trasversalità" (B. Rey). E
altrove "E' più importante il significato che il soggetto dà agli
oggetti, alle situazioni, e alle proprie attività, piuttosto che i
meccanismi mentali oggettivi che la scienza esplora".
E' allora inutile fare un discorso specifico sulle competenze
trasversali? Non proprio. E' vero che per definire le competenze ci
sono più metafore che concetti, che ci si muove in un campo segnato
dalla complessità e dalla provvisorietà; è vero anche che non ci si
muove nel vuoto e che gran parte delle operazioni e dei processi di
pensiero sottostanti alla mobilitazione delle risorse delle competenze
o all'intenzione trasversale, di cui parla Rey, sono identificabili per
poterci lavorare sopra.
La trasversalità, ad ogni buon conto, è qualcosa di più di un desiderio
dei pedagogisti. L'esperienza ci dice che essa si realizza sia nel
campo specifico delle attività professionali, sia nei diversi ambiti
dell'agire umano. La difficoltà di una sua concettualizzazione comune a
tante altre usate nozioni pedagogiche non contraddice la percezione che
ne abbiamo di fronte a comportamenti improntati sia alla sicurezza del
sapere specifico, sia alla fertilità delle soluzioni trovate di fronte
a situazioni inedite. "La trasversalità è una capacità metacognitiva in
grado di orientare l'esercizio delle competenze tutte specifiche e
operative; la trasversalità è un portato della metacognizione,
dell'attività del soggetto sulle proprie pratiche. Non è attributo
delle" cose"(le competenze), ma del soggetto. Messa in discussione come
attributo delle competenze, è invece attributo essenziale dell'agire
competente" (R. Frega). Senza trasversalità l'agire umano sarebbe
meccanico, irriflessa ripetitura di procedure d'azione.
Se tutto quello che è stato detto ha un senso, questo ci porta a dire
che il punto di partenza per la formazione di competenze pregiate e
raffinate come sono quelle trasversali è sempre il possesso articolato,
profondo, problematico dei saperi, la consapevolezza dei loro rapporti
con la realtà delle esperienze umane oltre che della loro specifica
storia.
"L'insistenza esclusiva sulla trasversalità, nel senso
dell'interdisciplinarietà o della non-disciplinarietà impoverisce
considerevolmente l'approccio per competenze. (... )
La preoccupazione
dello sviluppo delle competenze non ha niente a che vedere con la
dissoluzione delle discipline in una generica brodaglia trasversale.
(... )
Il tutto trasversale non conduce più lontano del tutto disciplinare"
(Ph. Perrenoud).
Raimondo Giunta