Un lascito
discutibile, della riforma di Luigi Berlinguer, ministro della Pubblica
Istruzione, dal 1996 al 2000.
Di che si tratta? Presto detto: a partire dalla fine del secolo scorso,
esautorato il potere elettivo del collegio docenti, il collaboratore
vicario viene cooptato direttamente, per atto d'imperio, dal Dirigente
scolastico. IL prescelto, l'unto, d'allora in poi, diventa l'immagine
speculare del suo Capo, o, almeno, fa finta di essere in simbiosi con
Lui: ne conosce i tic, asseconda con compiacenza le sue nevrosi, le
idiosincrasie; condivide (o fa finta di condividere) le idee, i
progetti, le finalità educative che il Capo propone, e, soprattutto, è
sempre a sua disposizione; sopperisce, se il caso, alle sue deficienze
strutturali, caratteriali, alle sue dimenticanze, alle sue eventuali
inadempienze burocratiche ecc. Del resto, lo dice il proverbio
nostrano: "nuddu ti pigghia cca nun ti rassumigghia".
E, ad oggi, grazie al Ministro, d'allora, il capo d'istituto si trova
ad avere un collaboratore scelto, di sua personalissima fiducia, tutto
fare, di assoluta obbedienza, che gli fa da spalla, sollevandolo da
certi defatiganti doveri di ufficio, da certi impicci di circolari e di
scartoffie, e dal peso di relazioni varie. Il suo vice gli assicura
pronto a tempo l'orario annuale, per il cominciamento regolare delle
lezioni, la sua presenza diurna e notturna, sostituendolo nei consigli
di classe, e negli scrutini di primo e secondo quadrimestre; gli
garantisce l'ordine formale e la disciplina delle entrate e delle
uscite degli alunni; firma, in qualità di f. f (facente funzione), il
libretto delle giustificazioni, i permessi, le assenze; e cura il
controllo puntiglioso, e caporalesco, del registro delle presenze dei
colleghi, delle supplenze da assegnare loro, o da togliere, ecc. ecc.
Il D.S. si è incarnato nel suo vice, consustanzialmente, e in maniera
tale che di due persone è venuta fuori una sola! Un "alter ego",
inconfessato e inconfessabile, ecolaliamente fedele, come l'orecchio di
Dionisio".
Quanto sopra detto è pura fantasia dell'autore.
pro bono malum. Le eccezioni ci sono sempre, per fortuna!
Antonino Palumbo