Un gruppo di oncologi e radiologi statunitensi ha sperimentato una innovativa tecnica antitumorale che sfrutta la manipolazione di un particolare tipo di virus per distruggere le cellule neoplastiche.
Una serie di tumori ematici e solidi insorgono in molte persone (ma non in tutte) che sono state infettate dal virus di Epstein-Barr (EBV). Per gli individui infetti, i ricercatori delle Johns Hopkins Medical Institutions stavano lavorando da tempo a un modo per attivare il ciclo litico del virus, che porta infine alla rottura delle cellule ospiti (e in questo caso neoplastiche). Nel modello animale, questa metodica ora è stata trovata ed è stata utilizzata per ottenere una precisa identificazione della massa cancerosa.
Come si legge nell’articolo pubblicato sulla rivista “Clinical Cancer Research” Il primo passo dello studio è consistito nella ricerca di una molecola in grado di “risvegliare” il virus presente nelle cellule di topi affetti da un linfoma di Burkitt umano. L’obiettivo è stato centrato con il Velcade, una molecola già impiegata per la terapia del mieloma. Una volta attivato il ciclo litico del virus, le cellule tumorali in cui esso era in corso sono risultate reattive a un radionuclide chiamato FIAU e perciò visualizzabili grazie a una camera gamma.
"Il vantaggio di questa terapia è che non occorre introdurre alcun gene dall’esterno, come si fa di solito con un herpes virus, perché i geni utili sono già presenti nelle cellule”, ha commentato Martin G. Pomper, che ha partecipato alla ricerca. “È questo l’unico esempio conosciuto in cui si è riusciti a visualizzare grazie a tecniche di imaging l’espressione genica endogena senza dovere infettare le cellule dall’esterno.” (fc)