Sono dipendente di una pubblica amministrazione e vorrei porre un quesito riguardo la parola “braille”. Il mio capo sostiene, riferendosi alla scrittura per non vedenti, che la parola si possa anche scrivere “brail”. Ovviamente ho contestato tale affermazione visto e considerato che la parola deriva dal nome dell’educatore francese Louis Braille. Tuttavia vorrei avere, se possibile, un chiarimento definitivo. Laura Bertagna
Dice il Vocabolario della lingua italiana della Treccani, s.v. braille: «Denominazione internazionale (dal nome dell’ideatore, l’insegnante francese Louis Braille, 1809-1852) di un sistema di scrittura per i ciechi (scrittura o codice braille, ma comunemente detto alfabeto braille, e nell’uso anche assolutamente il braille o la braille, con iniziale minuscola o più spesso maiuscola), costituito dalle 64 disposizioni che può assumere, in ideali tessere contenenti ciascuna sei collocazioni possibili, un numero (da zero a sei) di punti in rilievo che si leggono scorrendo i polpastrelli delle dita sul foglio: tali disposizioni rappresentano le lettere dell’alfabeto, i segni d’interpunzione, altri segni tipografici e, con alcuni artifici, i numeri, le notazioni musicali, matematiche, eccetera». La parola braille è attestata nell’italiano scritto dal 1930.
Possiamo dunque confermare (sostenuti dall’autorità di altri strumenti lessicografici) che l’unica grafia corretta è Braille (braille). Poiché la parola, di origine francese, in italiano si pronuncia di solito “bràil” e non, alla francese, “braj”, qualcuno può pensare che si possa scrivere brail, ma non è così.
Dice il Vocabolario della lingua italiana della Treccani, s.v. braille: «Denominazione internazionale (dal nome dell’ideatore, l’insegnante francese Louis Braille, 1809-1852) di un sistema di scrittura per i ciechi (scrittura o codice braille, ma comunemente detto alfabeto braille, e nell’uso anche assolutamente il braille o la braille, con iniziale minuscola o più spesso maiuscola), costituito dalle 64 disposizioni che può assumere, in ideali tessere contenenti ciascuna sei collocazioni possibili, un numero (da zero a sei) di punti in rilievo che si leggono scorrendo i polpastrelli delle dita sul foglio: tali disposizioni rappresentano le lettere dell’alfabeto, i segni d’interpunzione, altri segni tipografici e, con alcuni artifici, i numeri, le notazioni musicali, matematiche, eccetera». La parola braille è attestata nell’italiano scritto dal 1930.
Possiamo dunque confermare (sostenuti dall’autorità di altri strumenti lessicografici) che l’unica grafia corretta è Braille (braille). Poiché la parola, di origine francese, in italiano si pronuncia di solito “bràil” e non, alla francese, “braj”, qualcuno può pensare che si possa scrivere brail, ma non è così.