Occorre evitare di cadere in sterili semplificazioni: i voti , l’educazione civica, la lotta ai fannulloni.
Panacea per tutti i mali della scuola e della società, mali di cui la scuola è il parafulmine, il muro basso di inadempienze che stanno altrove.
Ma viene spontaneo chiedersi: si può definire con un voto il comportamento di una persona?
L’educazione civica è una scoperta del Ministro Gelmini? O non è stata piuttosto sempre in primo piano nella scuola che attraverso la vita comune e gli ambienti di apprendimento ha quotidianamente insegnato ai giovani stare insieme, a dare risposte, collaborare, partecipare, criticare, essere solidali, comprendere la società multiculturale.....
Sembra che tutta la problematica della formazione dei giovani giostri su semplici, banali punti, che distraggono i lettori dai reali problemi dei giovani fragili, bombardati dalla cattiva televisione, incerti sulle loro scelte future.
Sappiamo che attraversiamo una congiuntura economica sfavorevole, ma non si può far passare una necessità economica per riforma pedagogica.
Mi dispiace che non posso interrogare su ciò Roberto Ardirò, Aristide Gabelli, Giuseppe Lombardo Radice, Maria Montessori, Enrico Mayer, Luigi Stefanini e magari il siciliano Michele Crimi per citare solo alcune glorie del nostro passato.
Ma sarebbe bene rileggere alcune pagine dei sopraccitati per capire la complessità della realtà e la dignità del compito di educatori e sperare che in Italia possa risorgere il primato della Pedagogia che indicherebbe sentieri, magari impervi, ma scevri da tanta cattiva informazione sulla scuola e sull’educazione, senza cadaveri nascosti negli armadi, senza le bugie di Feltri, senza gli emendamenti razzisti (sic) delle classi separate.
Carmelo Torrisi