Condivido le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "gli immigrati sono i nuovi cittadini e rappresentano una forza per il nostro Paese, superiamo i vecchi pregiudizi".
Condivido che non ci si può definire educatore se anche la scuola "li lascia in mutande" come ben indica Marco Lodoli in un suo articolo su Repubblica.
Condivido il pensiero di N. Bottani che “Nessun bambino deve restare in strada o a casa solo perché è arrivato in Italia con la famiglia alla data sbagliata!” come pubblicato sul sito ADi riguardo la scolarizzazione dei bambini immigrati – A. Cenerini intervista Bottani …
Bottani riassume in otto principi fondamentali le caratteristiche dei migliori modelli di integrazione a livello internazionale, che anche l'Italia dovrebbe assumere. Essi sono:
1. L'inserimento nelle classi normali di qualsiasi bambino deve avvenire nel più breve tempo possibile. Quindi o si adotta subito il modello di immediata integrazione all'interno delle classi ordinarie, con un tempo specifico in gruppi separati per l'apprendimento della lingua, o nel caso in cui si opti per un modello di inserimento separato, questo deve essere il più corto possibile.
2. Le scuole sono santuari e accolgono i bambini stranieri ad ogni momento dell'anno, anche i bambini clandestini. Nessun bambino deve restare in strada o a casa solo perché è arrivato in Italia con la famiglia alla data sbagliata!
3. L' apprendimento dell'italiano di base è indispensabile e deve essere svolto in un tempo ridottissimo. I bambini lo possono imparare in pochi mesi se le condizioni sono buone, se la didattica è giusta.
4. Gli eventuali gruppi separati transitori o se si vuole “classi ponte” devono essere sempre collocati nei normali plessi scolastici e essere organizzati in modo da rendere possibili scambi, interazioni, giuochi, attività costanti con i bambini autoctoni. Solo così si impara la lingua, non restando isolati, a parte.
5. Le classi ponte, o gruppi transitori, devono essere di piccole dimensioni, retti da insegnanti specializzati, con il sostegno di diversi specialisti perché gli allievi che arrivano in Italia senza conoscere l'italiano spesso portano con sè storie umane drammatiche, complicate. L'emigrazione non è una passeggiata in carrozza. Tra gli specialisti da prevedere vi sono in primo luogo gli interpreti per i primi contatti con i bambini e i genitori, poi gli psicologi, gli assistenti sociali, ecc . Queste classi o gruppi sono molto costosi, ma se sono ben fatti sono efficaci e permettono di evitare sia le discriminazioni degli allievi stranieri, sia il rallentamento dell'apprendimento di qualsiasi categoria di allievi.
6. La lingua parlata a casa non è un problema per la scolarizzazione in Italia o per l'integrazione. Al contrario è una ricchezza che accresce il patrimonio linguistico del paese in un'economia mondializzata e globalizzata.
7. Se l'opzione è la classe ponte, l'uscita dal gruppo transitorio separato richiede un accompagnamento apposito. L'inserimento in una classe normale non è infatti solo un problema di lingua. E' piuttosto un problema culturale sia per gli insegnanti che accolgono, sia per i futuri compagni delle classi d'accoglienza, sia per i neo-arrivati, sia per i loro genitori sia per gli insegnanti delle classi di transizione. In queste situazioni si innestano sempre meccanismi socio-affettivi complessi che sono molto più potenti dei meccanismi linguistici.
8. Qualsiasi test su misura per stranieri deve essere proibito.