Un terzo delle scuole siciliane potrebbe vedere decapitati i suoi vertici. Il condizionale è d’obbligo perché nella vicenda paradossale del con testato concorso dei dirigenti scolastici del 2006 ormai i diretti interessati hanno imparato che può accadere di tutto. L’ultima decisione che ha nuovamente scompaginato le carte è quella del consiglio dei ministri, che l’altro giorno ha approvato un decreto col quale si annulla la sanatoria del concorso inserita da parlamento nella legge ‘salva precari’. La norma approvata dai deputati di fatto aveva lo scopo di cancellare la sentenza del CGA dell’11 novembre che annullava il concorso. Adesso la sentenza torna esecutiva. Un pronunciamento arrivato al termine di un braccio di ferro giudiziario, innescato dal ricorso per irregolarità procedurali presentato da due professoresse escluse agli scritti. Fra i “vizi” riscontrati, la presenza di un solo presidente ogni due commissioni, composte da due membri fissi e non da tre, che operavano la correzione in contemporanea l’estrema velocità nella valutazione dei compiti e, perfino, errori di grammatica nei compiti di alcuni promossi. Ma i 426 presidi e direttori didattici vincitori che nel corso di tre anni videro altrettanto e scuole in Sicilia, non ci stanno ad essere delegittimati senza potersi difendere. Non vogliono più tacere e si sono riuniti in un coordinamento regionale e incontreranno il presidente Lombardo, mentre mercoledì prossimo alle 10 si ritroveranno al ministero della pubblica istruzione per discutere sulle decisioni che il governo prenderà sulla sorte delle loro scuole, che tra alunni, personale e famiglie coinvolgono circa 400 mila persone. Dirigono scuole in territori a rischio di devianza, denunciano un “imbarbarimento della convivenza civile” e rivendicano di aver “portato una ventata di rinnovamento” nella scuola siciliana caratterizzandola con coraggiose innovazioni e una netta riqualificazione dell’offerta formativa.
Alessandra Turrisi
Da gds.it