In riscontro alla nota del prof. Finocchiaro, tengo a precisare, come il prof. Finocchiaro ha capito perfettamente, che i miei rilievi sono riferiti al Dirigente scolastico che ha fatto quelle dichiarazioni, che si chiami Tizio o Caio è del tutto irrilevante. Quel dirigente scolastico ha certamente sottovalutato la gravità delle sue affermazioni e della rilevanza penale e disciplinare delle stesse.
Detto questo, mi piace l’idea di un dialogo. Ma egregio dirigente, occorre vedere le posizioni di partenza di ciascuno.
Potrebbe essere interessante l’idea che, tradendo i principi della legge, tutti vengano promossi dirigenti. Non lo sarebbe per me perché lo reputo, oltre che un aborto sul piano giuridico, certamente immorale e non l’accetterei.
Potrebbe essere altrettanto interessante l’idea che tutti, invece, ripetano il concorso e questa, sarebbe la soluzione più corretta voluta dalla sentenza e dai principi del diritto positivo.
Mi sembra di capire, però, che Ella, invece, parta dalla posizione che i 426 dovrebbero mantenere lo “statu quo ante” e gli altri, i “bocciati”, quelli la cui “incompetenza” è stata certificata da una commissione “competente ed attenta” dovrebbero rifare il concorso.
Credo cha la sua posizione non sia minimamente accettabile, non perché non ritenga corretto il suo punto di vista poiché Lei insieme agli altri, compreso il preside Coniglio, ritenete di aver superato un concorso in base alle vostre esclusive capacità e competenze, e posso dire che nel caso di alcuni che conosco personalmente e di cui sono amico, ne sono fermamente convinto, per altri, che hanno dimostrato di avere grosse lacune linguistiche, e non solo quelle, mi lasci nutrire qualche piccolo dubbio.
La ragione, inoltre, di tale improponibilità riposa nella elementare constatazione che il Suo elaborato, come quello di altri, non è stato valutato come avrebbe dovuto, ossia collegialmente. E questa anomalia è stata certificata da una sentenza.
In questo concorso non ci sono “vincitori” e non ci sono “bocciati”. Ci sono solo concorrenti che non sono stati valutati ed alcuni tra questi sono stati “sorteggiati”. Penso al sorteggio perché se avessi le prove che i criteri sono stati altri denuncerei anche mio padre se vi fosse stato coinvolto.
Sono d’accordo con lei che si tratta di una guerra tra poveri e ricordando il capolavoro “Uomini contro”, direi “guerra di morti di fame contro morti di fame”, ma a perderci non siamo né lei, né io. A perderci è solo lo Stato che ha bruciato la sua dignità con delle leggi arraffazzonate proposte da alcuni parlamentari interessati a salvaguardare l’interesse di quei pochi (in alcuni caso congiunti), calpestando i principi della democrazia.
Lei certamente saprà, e di questo ne sono certo, che se facesse parte di una Commissione di esami per un concorso pubblico nella veste di commissario e tra i candidati ci fosse un suo congiunto entro il quarto grado o la sua consorte, e Lei non si astenesse dal parteciparvi a causa di tali vincoli, verrebbe certamente denunziato e condannato. Lo stesso però non possiamo dire per altri soggetti i quali, protetti dalla Costituzione, (principio scritto per interessi certamente più meritevoli), non hanno esitato a proporre emendamenti e interrogazioni al solo scopo di perseguire l’interesse di qualche congiunto o del coniuge, quasi a dimostrare, con sfacciataggine ed arroganza il concetto : “ io posso, perché sono”!!
Questo, caro prof. Finocchiaro, non va bene. Non va bene ovviamente in uno Stato di diritto. Può andare bene nello Stato della libera Repubblica di Bananas. Noi siamo in uno Stato di diritto. Mi lasci ancora questa convinzione.
So per certo che Lei è una persona perbene, attenta, volenterosa e competente e che ama moltissimo la Sua scuola. Lo dico con convinzione perché la conosco in quanto facciamo parte dello stesso Polo dei trasporti ed entrambi nel corso dell’ultima riunione abbiamo evidenziato e preso contezza della gravità dei problemi e della situazione in cui versa la Scuola pubblica, ma questo non mi può esimere, e me ne dispiace mi creda, dall’agire, perché nessuno può permettessi di distruggere i principi fondanti della nostra democrazia. Questa ragione è molto più importante dell’amicizia, del rispetto e della stima che sinceramente nutro nei suoi confronti.
Giuseppe D’Urso
Riposto, 4 dicembre 2009
Giuseppe D’Urso
Detto questo, mi piace l’idea di un dialogo. Ma egregio dirigente, occorre vedere le posizioni di partenza di ciascuno.
Potrebbe essere interessante l’idea che, tradendo i principi della legge, tutti vengano promossi dirigenti. Non lo sarebbe per me perché lo reputo, oltre che un aborto sul piano giuridico, certamente immorale e non l’accetterei.
Potrebbe essere altrettanto interessante l’idea che tutti, invece, ripetano il concorso e questa, sarebbe la soluzione più corretta voluta dalla sentenza e dai principi del diritto positivo.
Mi sembra di capire, però, che Ella, invece, parta dalla posizione che i 426 dovrebbero mantenere lo “statu quo ante” e gli altri, i “bocciati”, quelli la cui “incompetenza” è stata certificata da una commissione “competente ed attenta” dovrebbero rifare il concorso.
Credo cha la sua posizione non sia minimamente accettabile, non perché non ritenga corretto il suo punto di vista poiché Lei insieme agli altri, compreso il preside Coniglio, ritenete di aver superato un concorso in base alle vostre esclusive capacità e competenze, e posso dire che nel caso di alcuni che conosco personalmente e di cui sono amico, ne sono fermamente convinto, per altri, che hanno dimostrato di avere grosse lacune linguistiche, e non solo quelle, mi lasci nutrire qualche piccolo dubbio.
La ragione, inoltre, di tale improponibilità riposa nella elementare constatazione che il Suo elaborato, come quello di altri, non è stato valutato come avrebbe dovuto, ossia collegialmente. E questa anomalia è stata certificata da una sentenza.
In questo concorso non ci sono “vincitori” e non ci sono “bocciati”. Ci sono solo concorrenti che non sono stati valutati ed alcuni tra questi sono stati “sorteggiati”. Penso al sorteggio perché se avessi le prove che i criteri sono stati altri denuncerei anche mio padre se vi fosse stato coinvolto.
Sono d’accordo con lei che si tratta di una guerra tra poveri e ricordando il capolavoro “Uomini contro”, direi “guerra di morti di fame contro morti di fame”, ma a perderci non siamo né lei, né io. A perderci è solo lo Stato che ha bruciato la sua dignità con delle leggi arraffazzonate proposte da alcuni parlamentari interessati a salvaguardare l’interesse di quei pochi (in alcuni caso congiunti), calpestando i principi della democrazia.
Lei certamente saprà, e di questo ne sono certo, che se facesse parte di una Commissione di esami per un concorso pubblico nella veste di commissario e tra i candidati ci fosse un suo congiunto entro il quarto grado o la sua consorte, e Lei non si astenesse dal parteciparvi a causa di tali vincoli, verrebbe certamente denunziato e condannato. Lo stesso però non possiamo dire per altri soggetti i quali, protetti dalla Costituzione, (principio scritto per interessi certamente più meritevoli), non hanno esitato a proporre emendamenti e interrogazioni al solo scopo di perseguire l’interesse di qualche congiunto o del coniuge, quasi a dimostrare, con sfacciataggine ed arroganza il concetto : “ io posso, perché sono”!!
Questo, caro prof. Finocchiaro, non va bene. Non va bene ovviamente in uno Stato di diritto. Può andare bene nello Stato della libera Repubblica di Bananas. Noi siamo in uno Stato di diritto. Mi lasci ancora questa convinzione.
So per certo che Lei è una persona perbene, attenta, volenterosa e competente e che ama moltissimo la Sua scuola. Lo dico con convinzione perché la conosco in quanto facciamo parte dello stesso Polo dei trasporti ed entrambi nel corso dell’ultima riunione abbiamo evidenziato e preso contezza della gravità dei problemi e della situazione in cui versa la Scuola pubblica, ma questo non mi può esimere, e me ne dispiace mi creda, dall’agire, perché nessuno può permettessi di distruggere i principi fondanti della nostra democrazia. Questa ragione è molto più importante dell’amicizia, del rispetto e della stima che sinceramente nutro nei suoi confronti.
Giuseppe D’Urso
Riposto, 4 dicembre 2009
Giuseppe D’Urso
Eccovi
l'intervento del preside Giampiero Finocchiaro
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Postato il Mercoledì, 09 dicembre 2009 ore 00:00:00 CET di Silvana La Porta |
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