Premiare
i docenti che svolgono il servizio in realtà scolastico-territoriali
difficili e favorire la continuità didattica attraverso l'assunzione di
150mila precari, da 'fermare' sulla sede prescelta per un quinquennio,
e la stipula con i supplenti rimanenti di contratti triennali anziché
annuali: è questo il piano di rilancio dell'istruzione italiana che il
Partito democratico ha annunciato, attraverso Francesca Puglisi,
responsabile Scuola della segreteria nazionale. (APCOM)
La proposta tracciata da Puglisi appare in antitesi a quella ipotizzata
dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, tutta incentrata su
premi ai prof più meritevoli ed albi regionali: a proposito
dell'intenzione di viale Trastevere di incentivare il servizio svolto
dai docenti residenti con un punteggio maggiorato, ha risposto
chiedendo di "incentivare e premiare gli insegnanti che lavorano nelle
scuole di frontiera, le scuole di periferia, dove è più forte il
disagio sociale e dove ogni abbandono scolastico è una sconfitta per il
futuro del nostro Paese". Per quanto riguarda gli albi regionali per il
reclutamento, la responsabile Scuola della segretaria del Partito
democratico ha detto che il ministro Gelmini ha fatto "marcia indietro
dopo aver buttato un po' di una boutade per coprire i tagli alla scuola
pubblica". "Anche questa volta - ha continuato Puglisi - era solo una
boutade per nascondere cifre drammatiche: per il prossimo anno
scolastico 26 mila insegnanti e 15 mila collaboratori scolastici in
meno, che in parte si abbattono sulla primaria, distruggendo
definitivamente i modelli educativi del tempo pieno e del modulo a 30
ore, che con ardite acrobazie e rottamazioni di team didattici, i
dirigenti scolastici avevano provato a mantenere per rispondere al
tempo scuola richiesto dalle famiglie: un po' di propaganda leghista
sulla 'bontà' dell'insegnante padano, per coprire le 1.633 cattedre in
meno nelle scuole venete ". Sono tre gli interventi che indica di
realizzare, invece, il primo partito d'opposizione: "stabilizzare i
precari, così come - sottolinea la responsabile del comparto Scuola -
aveva deciso il governo Prodi nella Finanziaria 2007 con l'assunzione
di 150mila insegnanti, poi bloccata dal governo Berlusconi; assegnare
incarichi almeno triennali; legare l'immissione al ruolo del docente
alla permanenza in quel ruolo per 5 anni". L'impossibilità a chiedere
trasferimento prima di un quinquennio non avrebbe tuttavia "nulla ha a
che fare con la residenza: perché - conclude Puglisi - un docente
residente a Firenze non dovrebbe poter insegnare a Bologna, quando oggi
le due città sono separate solo da 30' di treno?". Attualmente la
normativa prevede la possibilità, per un docente neo-immesso in ruolo,
di chiedere il trasferimento dopo tre anni e già dopo un anno
(sottoforma di 'assegnazione provvisoria') in presenza di motivazioni
familiari (come il ricongiungimento al coniuge o l'assistenza esclusiva
ad genitore con comprovati problemi di salute): sempre che vi sia il
posto libero nella sede richiesta e non sia stato assegnato ad un
collega con punteggio (anzianità di servizio e titoli) maggiore. Oppure
che non via siano docenti 'concorrenti', ad occupare il medesimo posto
vacante, che si avvalgono della precedenza della legge 104/92.