Veloci,
i professori del liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano. Battendo
sul tempo i colleghi di mezza Italia, hanno già pubblicato i tabelloni
di ammissione alla maturità. Veloci e coerenti: il loro preside,
Michele D’Elia, aveva annunciato che nessun ragazzo sarebbe stato
lasciato fuori dall’esame per colpa di un unico cinque in pagella,
«checché ne dica il ministero». E così è stato: su 180 studenti
iscritti all’ultimo anno di liceo, solo quattro non potranno accedere
agli scritti. L’anno scorso erano stati dieci.
Nessuna «strage», nessuna scure si è abbattuta sui giovani del liceo
milanese. E sì che le previsioni erano (e restano) funeste ( da Il
Corriere della Sera)
Redazione
. Perché quest’anno, per i 500.694 «maturandi» italiani, oltre
all’esame c’è uno scoglio in più: l’ordinanza ministeriale numero 44
del 5 maggio scorso. Quella che dice: «Sono ammessi solo gli alunni che
conseguono nello scrutinio finale una votazione non inferiore a sei
decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline». Un passaggio che
ha scatenato apprensione (che in alcuni casi sconfina nel panico) tra
ragazzi e genitori. Il futuro dipende dall’interpretazione che le
scuole fanno del testo ministeriale. Perché se è vero che anche con un
solo cinque non si passa, l’ordinanza avverte che «il consiglio di
classe adotta liberamente criteri e modalità da seguire per la
formalizzazione della deliberazione di ammissione ». Ecco, al Vittorio
Veneto di Milano hanno scelto si seguire questa strada.
«Siamo stati equilibrati», sorride il preside D’Elia. E torna a parlare
di una «norma inapplicabile»: «Come avremmo potuto non ammettere un
ragazzo per colpa di una sola insufficienza?». Significa che sono stati
alzati i voti? «Certo che lo abbiamo fatto, è nelle nostre possibilità,
il consiglio di classe ha operato una sintesi collegiale rispettando la
professionalità del singolo docente». Qualcuno potrebbe chiamarla
disobbedienza. «Tutt’altro, lo prevede la normativa ». Quindi, si torna
a parlare di sei politico? «Preferirei non definirlo così. Piuttosto —
argomenta il preside — lo chiamerei attenta valutazione del profitto di
ciascuno studente, senza penalizzarlo a tutti i costi».
Sollievo al Vittorio Veneto, per gli studenti. Ieri, dopo le lezioni, i
ragazzi guardavano soddisfatti i cartelloni di ammissione. Commenti
sussurrati: «Ce l’abbiamo fatta». Raffica di sei e di sette. E non a
caso. «C’è da dire — continua il preside del liceo, che ieri sera ha
premiato gli studenti migliori dell’istituto con una cerimonia
ufficiale — che le nuove regole del ministro Mariastella Gelmini hanno
sortito un buon effetto: spaventati all’idea di non poter fare l’esame,
i ragazzi si sono impegnati un po’ di più rispetto agli anni passati».
Ecco perché i non ammessi sono in numero inferiore rispetto al 2009.
Ragazzi più studiosi. E più consapevoli delle loro reali possibilità di
successo: «In sette-otto si sono ritirati durante l’anno», continua il
dirigente scolastico. E così i conti tornano (più o meno la cifra è la
stessa dell’anno scorso). «I quattro che non ce l’hanno fatta erano
senza speranza». Ammissione alla maturità, nessun intento «stragista»,
l’obiettivo non «è aumentare il numero di respinti», continuano i
professori, da Milano, a Bologna, a Bolzano. D’Elia conclude: «È come
con il 5 in condotta (che fa ripetere l’anno anche se si è sufficienti
in tutte le materie, ndr): non ci siamo mai sognati di bocciare, pur
nel rispetto della norma». Un commento benevolo sui professori: «Sanno
applicare le leggi, ma non dimenticano mai di avere a che fare con i
giovani. Non sono aridi esecutori di circolari ». E un pensiero ai
colleghi: «Vedremo se gli altri hanno fatto come me».