Le scuole
italiane sono spesso attrezzate con aule informatiche, ma gli strumenti
giacciono inutilizzati. Bisogna integrare le tecnologie nella didattica.
In quasi tre quarti delle scuole italiane c'è un'aula di informatica,
ed è anche ben attrezzata; sfortunatamente, l'uso da parte delle classi
è ridotto. È questo il dato che sintetizza l'indagine promossa da
Adiconsum nelle scuole italiane e che ha coinvolto 1.570 studenti, 523
genitori e 299 insegnanti. A casa, quasi tutti i ragazzi hanno un
computer (il 97%) anche se è usato sostanzialmente per attività "di
intrattenimento", dai videogiochi ai video, dalla musica alle foto,
fino ai social network. Anche gli insegnanti hanno per lo più
familiarità con il PC: il 94% ne possiede uno, e il 50% si definisce
"competente" anche nell'uso di Internet.
Se a ciò si aggiunge che il 73,5% delle scuole, come dicevamo
all'inizio, dispone di un'aula di informatica e che il 66% ha anche la
connessione a Internet, parrebbe che la tecnologia abiti di diritto tra
i banchi.
L'uso, tuttavia, è limitato. Dipenderà forse dal fatto che avere
un'aula di informatica significa che ogni classe deve fare a turno con
le altre, ma solo il 35% degli studenti riesce a entrarvi più di una
volta a settimana, il 28% non più di una volta ogni sette giorni e il
29% una volta al mese mentre il 64% dice che i docenti non usano il
computer per fare lezione.
Sempre parlando di insegnanti, il 33% usa i supporti multimediali
allegati ai libri di testo in aula, ma non più di una volta al mese.
Spesso, poi, non si tratta di cattiva volontà: oltre ai problemi
logistici derivanti dal dover condividere le risorse presenti, molti
insegnanti che pure conoscono l'uso dei PC e di Internet non sanno come
applicare praticamente queste tecnologie nella didattica.
Se si vuole un aumento nell'uso degli strumenti informatici a scuola è
necessario pensare e fornire percorsi strutturati appositamente, che
non siano un semplice riversamento dei contenuti che si trovano nei
libri.
È questa anche l'idea del ministero dell'Istruzione, che parla di
"portare il laboratorio in classe" intendendo il laboratorio non "come
aula informatica, ma come idea diversa di didattica che ogni giorno
deve avere la possibilità di utilizzare la tecnologia".
"Per questo" - ha spiegato Rossella Schietroma, dirigente della
Direzione generale per gli studi - "il Ministero ha elaborato due
Piani: il Piano LIM, dove la LIM (la Lavagna Interattiva Multimediale)
funge un po' da mediatore culturale e il Piano Cl@ssi 2.0 che partirà a
ottobre e che vuole velocizzare l'applicazione di questi nuovi
strumenti". (da www.zeusnews.com)
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