Protestano sempre:
per i compiti (troppi) e i voti bassi. Pronti a giustificare i figli e
accusare i docenti. I prof esasperati rispondono. E i ragazzi ci
rimettono
Alla prima riunione di classe dopo le vacanze, il clima è teso: «A
giugno vi abbiamo consegnato i bambini ubbidienti come agnellini. Ce li
avete riportati maleducati e rissosi» accusano i maestri. Naturalmente
la colpa è di quei pochi adulti (chi scrive è di parte) che si sono
precipitati dall’ufficio per arrivare puntuali alle cinque. «Qualche
bambino è tornato a gattonare». A nove anni. Verrebbe da alzarsi ma si
va avanti. Senza capirsi.
Tra famiglie e insegnanti il dialogo non c’è mai stato, la mancanza di
fiducia reciproca è congenita. Oggi però va peggio: si litiga, qualche
volta si alzano le mani o si finisce in tribunale. A giugno la preside
di una scuola media napoletana è stata aggredita dal papà di un alunno
bocciato, ed è finita in ospedale. In una elementare fiorentina, un
papà ha minacciato un’impiegata di “spezzarle le braccine” se suo
figlio non fosse entrato nella sezione richiesta. Al liceo Martin
Luther King di Genova, il primo giorno di scuola il preside ha appeso
un cartello all’ingresso: “Si invitano i genitori che desiderano che i
figli siano promossi e non hanno fiducia nella professionalità dei
docenti e del dirigente, a rivolgersi ad altre istituzioni scolastiche
che ritengano più rispondenti ai loro desideri”.
A dare il colpo di grazia è ora un libro dal titolo esplicito: Tutta
colpa dei genitori (Mondadori), scritto da Antonella Landi,
un’insegnante che ne ha viste/i di ogni genere, e che prova genitori,
zero in condotta Protestano sempre: per i compiti (troppi) e i voti
bassi. Pronti a giustificare i figli e accusare i docenti. I prof
esasperati rispondono. E i ragazzi ci rimettono di Cristina Lacava,
illustrazione di Valeria Petrone A 98 io donna – 9 ottobre 2010 la
scuola che non va a dare voce alla sua categoria analizzando le varie
tipologie, dal “genitore assente” al “tennologicamente inniorante”, al
“ggiovane”, a quello che fa i compiti al posto dei figli. Ne escono
male tutti, qualcuno peggio: «I più dannosi sono quelli che
giustificano i figli, soprattutto per giustificare se stessi» dice.
«Quando c’è l’ora di ricevimento faccio un giochino: appena entra un
adulto, provo a capire di chi è il padre o la madre. Nove su dieci ci
prendo. E dopo il colloquio, mi sento più comprensiva verso il figlio» .
Il problema è la mancanza di equilibrio: «I genitori oggi sono al tempo
stesso più esigenti e più assenti» sostiene Daniela Scocciolini,
preside del liceo scientifico Pasteur di Roma. «Noi vogliamo che
vengano ai colloqui, perciò abbiamo detto di no al registro elettronico
e alle comunicazioni via sms. Al tempo stesso, non possiamo rispondere
a tutte le loro richieste e riparare dove hanno fallito, e cioè
nell’insegnare ai ragazzi le regole». Cambio interlocutore ma il
j’accuse continua spietato: «Ormai le famiglie o non ci sono, oppure
sono iperprotettive» sintetizza Gaia Capecchi, prof a Bologna e autrice
di una grammatica per l’editrice Edisco. «La confusione dei ruoli è
totale: spesso mi danno del tu perché sono giovane, senza capire che
così mi sminuiscono agli occhi dei miei studenti».
Quando le cose si mettono male, si finisce per ricorrere al giudice.
Con esiti alterni: ha destato polemiche la decisione del Tar della
Puglia di annullare la bocciatura di una studentessa. Era depressa,
questa la giustificazione, per il divorzio dei suoi. Di segno opposto
una recente sentenza della Cassazione: criticare i docenti per una
bocciatura può essere considerata un’ingiuria. Era successo che una
mamma di Formia, furibonda contro una prof, l’aveva apostrofata così:
“Lei non è degna di avere un alunno come Federico”. L’insegnante
l’aveva presa male ed era corsa in tribunale a denunciare l’offesa.
In futuro, potrebbe anche andare peggio. Una proposta di legge sulla
carriera degli insegnanti, firmata da Valentina Aprea, presidente della
Commissione Cultura della Camera, “apre” alla possibilità che le
famiglie e gli studenti possano valutare i docenti. Una buona idea per
molti (al liceo linguistico Alessandro Manzoni di Milano l’hanno appena
sperimentata), perché si premierebbe il merito. Invece no. Un gruppo di
insegnanti inviperiti ha scritto al mensile Tuttoscuola: con questo
criterio, denunciano, va avanti solo chi largheggia in voti e
promozioni.
Eppure, basterebbe poco: «Perché i genitori non sono più attivi nella
scuola ?» si chiede Daniela Scocciolini. Lo spazio ci sarebbe: ad
esempio nel consiglio d’istituto, dove i genitori sono otto come gli
insegnanti (alle superiori scendono a 4, ma entrano i ragazzi).
Basterebbe rimboccarsi le maniche. «Finché famiglie e insegnanti non
staranno dalla stessa parte della barricata» conclude Antonella Landi,
«tutte le fatiche saranno sprecate».
(Cristina Lacava da "IO DONNA" )
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