“Quasi un
precario su due ha, al massimo, la licenza media”. Il dato e’ contenuto
nell’ultima analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia di
Mestre. Su un totale di oltre 3.751.000 lavoratori senza un contratto
di lavoro stabile oltre 1.708.400, pari al 45,5% del totale, non
ha proseguito gli studi dopo aver terminato la scuola
dell’obbligo. Dati alla mano, la Cgia smentisce dunque la percezione,
molto diffusa nel nostro Paese, secondo la quale il precario tipo e’ in
genere un neolaureato o una neolaureata.
Quest’ultima categoria, sottolineano gli artigiani mestrini, e’una
piccola minoranza che incide, sul totale nazionale, solo per il 15,5%
(pari ad un valore assoluto di 582.950 unita’). Alla percentuale dei
laureati va aggiunto un altro 1,1% (pari a 43.021 unita’) costituita da
lavoratori instabili che ha conseguito anche il diploma post laurea. A
livello di macro area, invece, e’ il Sud a registrare la presenza
piu’ marcata di questi lavoratori flessibili.
In termini assoluti sono quasi 1.320.000 e sono pari al 35,18%
del totale nazionale. Seguono il Nordovest, con 935.133 (24,92% del
totale), il Centro, con 813.627 precari (21,68% del totale) e il
Nordest, con 682.606 lavoratori flessibili (pari al 18,19% del
totale). Su un totale nazionale di 3.751.261 precari, e’ la
Calabria, con il 24,7%, a presentare il valore piu’ alto se viene preso
come indicatore l’incidenza percentuale dei precari sul totale degli
occupati presenti in ciascuna Regione. Seguono la Sardegna (23,8%), la
Sicilia (22,9%) e la Puglia.(da http://www.ilsud.eu/)
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