Studia francese e pianoforte, che abbandonerà presto. Verso gli undici anni comincia ad appassionarsi agli studi.
Passione giovanile è l'arte drammatica. Eccellente in italiano presenta lacune in grammatica e matematica. Nel febbraio del 1884 si apre a Roma la “Regia scuola tecnica femminile”. Maria è tra le prime dieci alunne e si diploma con 137/160.
Subito abbiamo approfittato della sua apparizione per una veloce intervista.
ASASi: Dottoressa Montessori, ci parli del suo metodo pedagogico.
Maria Montessori: il metodo montessoriano parte dallo studio dei bambini con problemi psichici, espandendosi allo studio dell'educazione per tutti i bambini. Il metodo applicato su persone subnormali aveva effetti stimolanti anche se applicato all'educazione di bambini normali. Insomma, il bambino come essere completo, capace di sviluppare energie creative e possessore di disposizioni morali (come l'amore), che l'adulto ha ormai compresso dentro di sé rendendole inattive. Il principio fondamentale deve essere la libertà dell'allievo, poiché solo la libertà favorisce la creatività del bambino già presente nella sua natura. Dalla libertà deve emergere la disciplina. Un individuo disciplinato è capace di regolarsi da solo quando sarà necessario seguire delle regole di vita.
Il periodo infantile è un periodo di enorme creatività, è una fase della vita in cui la mente del bambino assorbe le caratteristiche dell'ambiente circostante facendole proprie, crescendo per mezzo di esse, in modo naturale e spontaneo, senza dover compiere alcuno sforzo cognitivo.
Molte regole dell'educazione consolidate nei primi anni del secolo cambiarono. I bambini subnormali venivano trattati con rispetto, venivano organizzate per loro delle attività didattiche. I bambini dovevano imparare a prendersi cura di se stessi ed erano incoraggiati a prendere decisioni autonome.
L'equivoco di base della psicologia scientifica era da ricercare nella sua illusione di fondo, secondo la quale erano sufficienti una osservazione pura e semplice e una misurazione scientifica per creare una scuola nuova, rinnovata ed efficiente.
“La persona che parla, disperdendo per l’atmosfera dei suoni articolati non è sufficiente. Bisogna che la parola diventi permanente, si solidifichi sugli oggetti, si riproduca con le macchine, viaggi attraverso i mezzi di comunicazione, raccolga i pensieri di persone lontane, e possa quindi eternarsi in modo da fissare le idee nel susseguirsi delle generazioni. Per questo è che, mancando del linguaggio scritto, un uomo rimane fuori della società”.
La padronanza dell’alfabeto arricchisce l’uomo, estende i suoi poteri naturali di esprimersi, li rende permanenti, li trasmette nel tempo e nello spazio, gli permette di rivolgersi all’umanità e alle nuove generazioni.
ASASi: Dottoressa Montessori, cosa pensa del modo in cui la scuola italiana accoglie i diversabili, cioè i giovani che lei chiamava subnormali?
Maria Montessori: Cambiando continuamente i nomi non si migliora la situazione. Credo invece che la struttura dei docenti di sostegno sia un errore pedagogico. Si rimarca la differenza del diversabile e si deresponsabilizzano gli altri docenti. Credo sia solo un modo di moltiplicare i posti di lavoro pubblici. Invece credo nella professionalità e nella specializzazione del consiglio di classe. Io ho insegnato tutta una vita, ma sono un medico. Occorre formare e selezionare adeguatamente i consigli che accolgono i diversabili, e non tutti possono essere accolti. Non dimentichiamo che la scuola è il luogo deputato all’istruzione, non è una casa di cura né un riformatorio e i giovani con gravi handicap hanno bisogno di cure specialistiche in strutture apposite: non possono essere parcheggiati in un’aula.
ASASi: Dottoressa Montessori, quale differenza nota tra i tempi del fascismo, in cui lei visse, e i tempi attuali?
Maria Montessori: il fascismo mi definì “abile ammaliatrice”, “camuffatrice”, “affarista”. Nel 1934 arriva l'ordine di chiusura di tutte le scuole Montessori, sia per adulti che per bambini, fatta eccezione per due o tre classi che vivranno nella semiclandestinità. Nello stesso anno anche Hitler ordina la chiusura delle scuole Montessori in Germania e Austria.
Nel 1933 esce “La pace e l'educazione”, ma ero ormai emarginata dalla cultura fascista e non mi resterà che andare negli USA, dove il New York Tribune mi presentò come the most interesting woman of Europe, e in Olanda. Nel 1936 il Regime chiude per ordine del ministro De Vecchi anche la Regia scuola triennale del Metodo Montessori, che a Roma preparava le maestre, fin dal 1928.
Oggi voi non state meglio, penso al “codice disciplinare per i dirigenti scolastici”di Brunetta.
Se le dichiarazioni possono essere “lesive dell'immagine dell'amministrazione”, si rischia la sospensione dal servizio e dello stipendio. Ma penso anche a un Ministro e a due sottosegretari (per non parlare dei consulenti) che non riuscendo a completare il concorso a ispettore, mandando al massacro i 426 presidi siciliani che hanno nominato col concorso del 2004, impedendo ogni continuità didattica, ledono giorno dopo giorno l’immagine della Pubblica Amministrazione come mai era avvenuto.
I miei tempi erano più seri: nel 1907, a San Lorenzo, apre la prima Casa dei Bambini, in cui si applica una nuova concezione di scuola d'infanzia. Da quel momento, il metodo avrebbe riscosso un buon interesse nel Nord America, col tempo poi affievolitosi, fino al ritorno in auge sostenuto da Nancy McCormick Rambusch, fondatrice, nel 1960, della Società Montessori Americana.
Dal successo dell'esperimento romano nasce il movimento montessoriano, dal quale nel 1924 avrà origine la scuola magistrale Montessori e l'“opera Nazionale Montessori”, eretta, quest'ultima, in Ente Morale e volta alla conoscenza, alla diffusione, all'attuazione e alla tutela del mio Metodo.
Oggi non si intravvede nessun metodo, ciascuno insegna a suo modo quello che vuole: la disciplina è assente tra gli studenti, ma anche in seno al personale.
R.T.
dalla letterina ASASI - Rete delle scuole autonome della Sicilia ( asasisicilia@alice.it )
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