Il governo licenzia i
precari della scuola, e i finiani dicono: “Bisogna assumerli, 20 mila
all’anno”. Lo dice senza mezzi termini il senatore Giuseppe Valditara,
il referente di scuola e università del gruppo: “Già un anno fa avevo
sollevato il problema indicando la soluzione: mandare in pensione al
più presto gli insegnanti più anziani, e al loro posto assumere precari
e giovani. Venti mila all’anno, senza particolari oneri per le casse
dello Stato”.Per l’esponente finiano uno dei problemi di fondo della
scuola italiana è il reclutamento degli insegnanti, ossia un sistema di
assunzioni che risolvano la piaga del personale assunto e licenziato
ogni anno, che di conseguenza comporta una pessima qualità della
didattica.
Si costringono gli alunni a uno stillicidio assurdo di verdersi in
cattedra ogni volta insegnanti diversi, con metodi diversi di
insegnamento, con rapporti di fiducia reciproca da ricostruire. “Finchè
restano nelle graduatorie 150 mila docenti in attesa di un posto –
continua il senatore Valditara – non è pensabile di poter risolvere il
problema del reclutamento. Per questo ritengo che bisogna trovare il
modo di far posto anche a loro”. Una posizione ufficialmente esposta in
un disegno di legge in cui si legge testualmente: “Il personale docente
delle scuole statali che, entro il 31 gennaio 2010, con decorrenza dal
successivo 1° settembre 2010, rassegni le dimissioni volontarie
dall’impiego, può domandare di accedere al trattamento pensionistico,
in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore ad anni 34 e
di una età pari o superiore ad anni 59, di una anzianità contributiva
pari o superiore a 35 anni e di un’età pari o superiore a 58 anni,
oppure in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore a 36
anni e di un’età pari o superiore a 57 anni, oppure, indipendentemente
dall’età, in presenza di un requisito di anzianità contributiva pari o
superiore a trentotto anni”. E invece sono arrivati i tagli imposti dal
duo Gelmini Tremonti, e per il problema dei precari è caduta ogni
speranza di soluzione. “E invece basta dare la possibilità di lasciare
il servizio agli insegnanti più anziani, riducendo l’età dei
pensionamenti a 58 anni”. E come coprire i costi di questa operazione?
“La risposta: “Assumento i precari si recupererebbe l’assegno di
disoccupazione che comunque lo Stato sarebbe costretto a riconoscere
loro quando perdono l’incarico. Inoltre lo stipendio iniziale di un
neoassunto è certamente inferiore rispetto a quello di chi va in
pensione. Un ragionamento che mi pareva fosse accettato anche dal
governo, ma che non ha avuto seguito”. Per l’intervento di Giulio
Tremonti che comunque sollevò la questione delle liquidazioni dei
pensionandi per i quali per due anni non ci sarebbero state risorse.
“Nemmeno la mia controposta –conclude Giuseppe Valditara – di rinviare
appunto la liquidazione per due anni è stata accettata. Con la
conseguenza che oggi ci troviamo ad affrontare il dramma dei precari in
un contesto sempre più drammatico. Il problema non può più essere
sottovalutato”. Per i finiani, insomma, la questione dei precari resta
un banco di prova per continuare la collaborazione di governo.
Libero Tassella
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