Le
politiche italiane per l'integrazione dei migranti sono nel complesso
un po' meglio della media europea, anche se si registra un passo
indietro, seppure contenuto, rispetto ai risultati registrati nel 2007,
anno della seconda edizione del rapporto Mipex. Giunto quest'anno alla
terza edizione, il rapporto Mipex colloca l'Italia al decimo posto
nella classifica generale sulle politiche per l'integrazione in 31
paesi tra europei e nordamericani, ma registra la perdita in un anno di
un punto complessivo nella media dei vari indicatori monitorati: in una
scala di valori percentuali da 0 a 100, l'Italia ottiene il punteggio
di 60 e viene superata dalla Spagna, che invece rispetto all'edizione
precedente ha 3 punti in piu', "per via del suo ininterrotto impegno
verso l'integrazione economica, famigliare e sociale nonostante la
recessione - si legge nel rapporto - Le nuove politiche dell'Italia, in
particolare la legge per la sicurezza, hanno reso le condizioni nel
paese leggermente meno favorevoli
all'integrazione".
Nello specifico, l'Italia ottiene il punteggio piu' alto (74) per
quanto riguarda il ricongiungimento familiare (anche se comunque piu'
basso rispetto all'anno scorso: 78), posizionandosi al 6° posto nella
classifica dei 31 Paesi, anche se si segnalano alcune difficolta': i
soggiornanti "devono soddisfare requisiti sproporzionatamente elevati
di reddito e alloggio per ricongiungere le loro famiglie", inoltre si
segnala che i costi amministrativi per l'edempimento delle pratiche
"sono balzati da 80 a 200 euro; il 50% copre tutti i costi della
procedura e l'altro 50% copre i costi dell'espulsione di altri
immigrati".
Invece il punteggio piu' basso e' quello relativo all'istruzione (41),
che corrisponde al 19esimo posto e rientra appena nella fascia di
punteggio considerata "in via di miglioramento" (dai 41 ai 59 punti).
Un risultato non brillante ottenuto perche' "a parte i progetti della
societa' civile, il sistema di istruzione italiano non sostiene
attivamente nuove opportunita' e un'istruzione interculturale", tanto
che "L'istruzione di alunni immigrati e' un'area di debolezza per
l'Italia". Per la partecipazione politica l'Italia e' al 14esimo posto
(con un punteggio stabile a 50), mentre sulle politiche
antidiscriminazione e' al 15esimo (punteggio stabile a 62), anche se
tra i singoli indicatori si segnala il pessimo punteggio ottenuto sulle
politiche di parita' (11), il che vuol dire che "l'accesso alla
giustizia puo' essere negato dal momento che il punteggio delle
politiche di parita' e' di 35 punti al di sotto della media europea".
Appena poco piu' alto il punteggio sull'accesso alla cittadinanza (63,
con una perdita di due punti rispetto al precedente rapporto), un
risultato che posiziona l'Italia al 7° posto nella classifica, ma che
non e' considerato brillante: "Gli immigrati e i loro discendenti nati
in Italia sono esclusi da molte aree della vita perche' l'Italia non ha
ancora riformato le leggi sulla cittadinanza, diversamente da altri
nuovi paesi di immigrazione", anche se si segnalano buone potenzialita'
per il futuro: "L'alto punteggio del paese mostra che, con una riforma
dell'idoneita' alla cittadinanza, sussistono le basi per una
cittadinanza sicura e paritaria". L'Italia perde punti anche sugli
indicatori per il soggiorno di lungo periodo (66, rispetto ai 69 del
2007), posizionandosi all'ottavo posto, mentre per la mobilita'
lavorativa l'Italia e' al decimo posto (punteggio stabile a 69)
"L'Italia permette ai lavoratori non comunitari legali e alle loro
famiglie di integrarsi nell'economia generale, con tutti i suoi punti
di forza e debolezza, mentre ignora la loro specifica situazione
all'interno di essa", si legge. (da www.dire.it)
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