Spesso
mi è stato chiesto per quale motivo assegno gli esercizi di “geometria
descrittiva” in forma scritta e non in forma grafica dal momento in cui
il risultato dovrà essere un disegno.
Ho ricordato, allora, che nel corso della mia attività professionale di
architetto, ogni volta che ho ricevuto un incarico di progettazione,
esso mi è stato presentato ed esposto in forma verbale. Il committente,
sia pubblico sia privato, mi ha esposto il suo pensiero, la sua
esigenza, il suo immaginario sempre in forma verbale, al massimo in
forma scritta ma mai in forma grafica.
Assunto l’incarico, il percorso progettuale si è sviluppato cercando di
dare forma alle parole del committente e al suo immaginario esposto in
forma verbale, mediante figure e forme geometriche composte e
articolate nello spazio tridimensionale.
Questa trasformazione è presentata, poi, in forma grafica utilizzando
la geometria descrittiva nelle diverse espressioni analitiche e
sintetiche applicando le relative leggi geometriche cercando di far
coincidere la “descrizione verbale” del committente con la “esposizione
descrittiva” della grafica progettuale per dare risposta all’incarico
assunto. Il progetto, quindi, non è altro che lo svolgimento di un
tema, l’articolazione di un racconto più o meno lungo e più o meno
complesso, sviluppato in forma grafica utilizzando gli elementi
geometrici e le relative forme in modo “descrittivo” e non solamente
“rappresentativo”.
Così come un musicista usa il pentagramma e le note per comunicare
“suoni” che, opportunamente “eseguiti” con gli specifici strumenti,
diventano “musica”, allo stesso modo un progettista usa il foglio da
disegno e le forme geometriche che, opportunamente composte e descritte
nelle differenti espressioni analitiche e/o sintetiche, diventano
elementi di progettazione, quindi immagini che attualizzando il futuro
danno concretezza ai pensieri e alle parole che li espone.
La geometria descrittiva rappresenta, quindi, lo strumento grafico con
il quale il progettista, dando forma alle parole e comunicando le
proprie idee, trasforma le parole della committenza in immagini
realistiche passando dalle parole ai fatti. Poiché questo passaggio
avviene utilizzando, come strumento narrativo, la geometria
descrittiva, è necessario conoscerne gli elementi, le leggi e le regole
per sviluppare il tema progettuale con una “grammatica e una sintassi”
grafiche corrette in ogni passaggio descrittivo perché la comunicazione
sia corretta, espressiva e significante.
La consegna delle esercitazioni in forma scritta risponde proprio a
questo scopo di rendere lo studente capace e abile in questa
trasformazione, in questo delicato passaggio dalle parole ai
fatti “. . . perché la geometria descrittiva è una scienza del
tutto particolare, da sempre compromessa con l’arte e fatta di pensiero
e di immagini (perciò anche di metafore) in un corpo solo. Non si può
fare la geometria descrittiva senza le immagini, e le immagini, quelle
che guidano il progetto dalla invenzione alla realizzazione, non si
possono fare senza la geometria descrittiva”. (Riccardo Migliari; Ha la
prospettiva un futuro?- Ikhnos- Analisi grafica e storia della
rappresentazione; Università di Catania – Facoltà di Architettura;
Siracusa; 2005).
Questa procedura didattica genera risultati diversi, da studente a
studente, perchè ognuno elabora il dato scritto secondo le proprie
sensibilità, le proprie aspirazioni, le proprie conoscenze,
innescandosi, in questo modo, un processo creativo, descrittivo e
rappresentativo per ogni singolo allievo caratterizzando la geometria
descrittiva non solo come la scienza della rappresentazione ma anche
come uno strumento creativo di forme e contesti geometrici dal momento
in cui riesce a rendere concreto il difficile passaggio che lega il
sogno alla realtà e le parole ai fatti.
Elio Fragassi
eliofragassi@alice.it