Vogliamo
dare un’idea di come proponiamo di affrontare l’argomento “poesia”
inserendolo in modo strettamente connesso ai nostri percorsi che, ben
inteso, partono dalla scuola dell’infanzia e arrivano alla secondaria
di primo grado. La poesia è un momento sempre presente, in ogni anno,
sia come fruizione sia come produzione, ma è un momento che trae
vigore, ricchezza, ispirazione dagli argomenti che, come un filo rosso,
attraversano tutti i nostri percorsi; percorsi dove l’oralità, le
letture, le scoperte grammaticali, i testi scritti, e quant’altro sono
aspetti indispensabili del
lavoro.
Vorremmo, quindi, che questa nostra proposta di lavoro fosse accolta
nella sua interezza, non applicata così a sé stante, ma stimolo
ulteriore per un avvicinamento ai percorsi stessi (i percorsi sono
pubblicati in: M. Piscitelli, I. Casaglia, B. Piochi, “Proposte per un
curricolo verticale”, Tecnodid, Napoli 2007). In classe prima, nella
fase della letto-scrittura, si parte dalla filastrocca, continuando ad
approfondire la sensibilità per i suoni e la rima che già alla scuola
dell’infanzia è stata avviata, per poi approdare, in classe seconda,
alla scoperta dei dialoghi, di quelle parole che escono dalla bocca
delle persone e che, per passare dall’orale allo scritto, hanno bisogno
che il bambino, dopo una fase di ricerca che lo ha fatto sentire un
detective in azione nel mondo linguistico che lo circonda, scopra e
utilizzi tutta la punteggiatura.
In questo sarà aiutato dall’ immaginare che i punti diventino persone,
operazione compiuta con la drammatizzazione, il disegno, le discussioni
collettive, la scrittura individuale e in gruppi: il mettere in
filastrocca, appunto, tutta la famiglia Punti. In conclusione la
piacevole scoperta che “un tale scrittore” di nome… Gianni Rodari ha
avuto la stessa idea; una scoperta che, fatta alla fine, dopo essersi
cimentati in prima persona nell’apertura all’immaginario, renderà lo
scrittore un amico, un compagno di giochi che si diverte come noi.
Quale modo migliore per avvicinare alla letteratura! La classe terza è
l’anno dell’autobiografia che, per essere narrata e scritta, ha bisogno
di interviste, fotografie, oggetti, e che, con più consapevolezza,
traghetterà all’osservazione di “chi sono nel presente”. La poesia
entra qui in modo dirompente come un aiuto a vedersi, scoprirsi, come
una lente davanti al cuore. Lavori di calco su poesie di Ettore
Petrolini, di Arthur Rimbaud; lavori proposti da Kennet Koch, poeta
americano che ha lavorato nelle scuole con i bambini, e che li
aiuteranno a mettere i contenuti dei loro testi in frasi musicali,
frasi emozionate, frasi anche un po’ pazze, frasi che i bambini
spontaneamente sono portati a declamare o cantare.
I contenuti dei testi già da loro scritti per descriversi “di fuori”,
guardandosi allo specchio, e per tentare di vedersi “dentro”, in un
viaggio alla scoperta del proprio carattere, delle preferenze, dei
gusti e, perché no, dei propri pregi e difetti, sono la ricchezza di
questo avvio al fare poesia.. Ed eccoci alla classe quarta: si riparla
di dialoghi, ma con particolare attenzione a ciò che ci sembra un
comando o un divieto e da qui… via alla scoperta delle regole,
dell’educazione stradale, dei testi regolativi. Ma anche la poesia ha
delle regole e nasconde, come altre cose, un mondo che può essere
avvicinato senza la pretesa di far grande Poesia, ma con l’umiltà di
conoscerne una tecnica. Ed ecco che ci addentriamo in un mondo di
suoni: le assonanze, le allitterazioni, gli anagrammi, le sciarade… e
poi in un mondo di significati: le analogie, le similitudini, le
metafore. Un mondo che ci aiuta ad assaporare, a gustare le parole per
poterle scegliere, per scrivere anche noi poesie, ma soprattutto per
fruire, in modo più consapevole, di quelle scritte dai Poeti che con la
loro visione ci comunicano capacità di vedere.
(di Attilia Greppi e Silvia Cassinese da Educazionepuntozero)
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