Dopo aver letto
l’appello
di un gruppo di insegnanti (Gruppo di Firenze) sul “non fare più
copiare gli
studenti agli esami” anch’io desidero fare un appello ad una parte
della classe
docente: «Non fate più i Presidenti e i Commissari esterni agli esami».
Naturalmente
non mi riferisco al “Gruppo di Firenze” né ai tanti firmatari di cui
condivido
la maggior parte delle cose che hanno scritto, ma a un gruppo diffuso
ben più
pericoloso di quelli che fanno copiare. Infatti esistono diverse
categorie di
commissari che andrebbero studiate da psicologi, sociologi e forse
anche da Superquark! Naturalmente – visto il tono
della mia riflessione - scriverò solo di coloro che ritengo negativi,
sicuro
che vi sono tanti colleghi straordinari, attenti, preparati,
responsabili e
corretti! Purtroppo nelle commissioni se ne trova almeno uno che odia a
priori
la scuola in cui viene mandato e vuole dimostrare che non si studia,
cosa che
capita spesso nelle scuole paritarie; nelle scuole cattoliche, poi, c’è
quello
che è un mangiapreti o mangiasuore e quindi si scarica sui ragazzi. In
entrambi
i casi questi personaggi, che non meritano di essere chiamati docenti,
gettano
apertamente veleno e spesso davanti agli studenti stessi. Poi ci sono i
commissari che devono far valere nulla i colleghi interni e anche
questi lo
fanno troppe volte dinanzi agli alunni. Nella classifica aggiungerei i
frustrati, cioè coloro che scaricano i problemi familiari e della
propria
scuola contro i maturandi, facendo pesare tutto “il potere” che in
realtà non
hanno. Che dire degli incompetenti? Sono pericolosissimi perché
vogliono
dimostrare di essere più bravi dei ragazzi e quindi fanno di tutto per
metterli
in difficoltà. E ancora coloro che si ergono a difensori delle leggi e
del
rigore, mentre tengono in tasca i nomi dei raccomandati. Qualcuno
penserà che
scrivo queste cose per una cattiva esperienza vissuta e in fondo non
sbaglia,
ma non sono io il problema bensì gli studenti che vengono a contatto
con loro,
che incontrano non educatori ma nemici, che vivono un importante
momento della
propria vita come un incubo. Sì, scrivo così perché ho visto piangere e
tremare
molti miei alunni e non per una giusta emozione o paura, ma per la
gestione
penosa che una parte della commissione esterna ha tenuto. Non
giustifico gli
errori degli studenti e sono convinto che avrebbero dovuto far meglio,
studiare
di più e questo l’ho ripetuto costantemente, così come il problema non
è
neanche il risultato finale, poiché chi è in gamba riuscirà lo stesso
nella
vita. Mi prendo chiaramente le mie responsabilità come loro docente,
infatti
avrei potuto fare di meglio per prepararli, ma ci sono delle cose che
non
dipendono né da loro né da me: sono i pregiudizi sopra citati, sono
l’ottusità
e la vanagloria, l’incompetenza e la brama di gestire il potere almeno
per
qualche giorno. Un Presidente di commissione si è permesso di giudicare
non
l’esame del ragazzo, ma la persona, il tono della voce, il fatto che
avesse
idee diverse dalla sue, usando parole forti ed etichettandolo come
“saputello”;
una ragazza con una difficoltà fisica, che ha studiato con grandissima
fatica,
è stata definita una “gallinella” per la sua voce, della quale non
importava il
modo in cui fosse arrivata agli esami. Ho visto piangere e tremare di
terrore i
miei alunni, non lo meritavano per la storia personale e di classe, per
le
sofferenze che hanno sostenuto con coraggio e dignità per molti motivi
nei
cinque anni, ma la vita vera viene tenuta troppe volte fuori dalla
scuola e
dagli esami, per questo la scuola italiana in buona parte è penosa.
Esami di
maturità o di Stato? Di maturità non penso proprio, poiché non è quella
che
viene valutata né interessa ai commissari esterni, i quali tante volte
dimostrano essi stessi di non averne.
Marco
Pappalardo (Liceo “Don Bosco” – Catania)