Nel concorso
DS, la contrapposizione tra idonei ed esclusi a volte, per
l’ingiustificata arroganza dei primi, scade a livelli talmente bassi da
offendere l’intelligenza dell’intera categoria docente. Quando le
offese travalicano l’educazione ed il buon senso, il rischio è
quello di creare una spirale di veleni senza una fine, ma soprattutto
senza un possibile controllo. Etichettare la moltitudine dei
ricorrenti come “la banda dei
200 euro”, vuol dire non aver capito nulla sia delle ombrose
dinamiche della procedura concorsuale che delle tutele legali di chi ha
subito un torto amministrativo. Nel tentativo di giustificare simili
puerili atteggiamenti, si può constatare, in molte
situazioni, che al disagio identificato e attribuito a molti dei
nostri allievi corrisponde una condizione
di malessere nel docente, identificabile nell’insoddisfazione,
nella delusione, nello scoraggiamento, nel sentimento di
impotenza o di incompetenza, nella solitudine o talvolta nell’
“abbandono” da parte dei responsabili della scuola, tutte condizioni
che amplificano la fatica; che possono provocare uno stato di
esaurimento e talvolta di burn-out. Nella
relazione che lo lega all'allievo in difficoltà, anche il docente, il
più delle volte, può “non star bene a
scuola”. A mio avviso, tutte queste inutili provocazioni, sono una questione di burn-out, ovvero dell'esito
patologico di un processo stressogeno
che colpisce le persone che esercitano professioni d'aiuto,
qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi
di stress che il loro lavoro li porta ad assumere. Voglio riportare in
questo contributo alcune situazioni che possono indurre stress
negli insegnanti: la peculiarità della professione (rapporto con
studenti e genitori, classi numerose, situazione di precariato,
conflittualità tra colleghi, costante necessità di aggiornamento); la
trasformazione della società verso uno stile di vita sempre più multietnico
e multiculturale (crescita del numero di studenti
extracomunitari); il continuo evolversi della percezione dei valori
sociali (inserimento di alunni disabili nelle classi, delega educativa
da parte della famiglia a fronte dell’assenza di genitori-lavoratori o
di famiglie monoparentali); l’evoluzione scientifica (internet e
informatica); il susseguirsi continuo di riforme (autonomia scolastica,
innalzamento della scuola dell’obbligo, ingresso nel mondo della scuola
anticipato all’età di cinque anni e mezzo); la maggior partecipazione
degli studenti alle decisioni e conseguente livellamento dei ruoli con
i docenti; il passaggio critico dall’individualismo al lavoro in èquipe;
l’inadeguato ruolo istituzionale attribuito/riconosciuto alla
professione (retribuzione insoddisfacente, scarsa considerazione da
parte dell’opinione pubblica.etc). Da quanto detto, il pericolo che il
concorso venga sospeso e tutti possano ritornare a fare i docenti in
classe, è motivo fondante di questi atteggiamenti provocatori e fuori
luogo. Siamo tutti validi docenti, sia sopra che sotto l’asticella
degli 80/100.
Aldo Domenico
Ficara
aldodomenicoficara@alice.it