Grave lutto nel
mondo del giornalismo italiano. E' morto Giorgio Bocca, una delle
principali firme italiane del dopoguerra. Il giornalista e scrittore
era nato a Cuneo il 28 agosto del 1920. Aveva pertanto 91 anni. Lo ha
reso noto la Feltrinelli. Bocca è morto dopo breve malattia.
IL 'TESTAMENTO' «Tutti quelli che fanno il giornalismo lo fanno
sperando di dire la verità: anche se è difficile, li esorto e li
incoraggio a continuare su questa strada». Un testamento ideale quello
che Giorgio Bocca, firma storica del giornalismo italiano, scomparso
oggi all'età di 91 anni, affidò alle nuove generazioni nell'aprile
2008, ricevendo nella stessa casa di Milano dove oggi si è spento dopo
una breve malattia, il premio Ilaria Alpi alla carriera. Un testamento
anche il titolo del libro che uscirà l'11 gennaio per Feltrinelli,
«Grazie no. 7 idee che non dobbiamo più accettare». Insomma Bocca
rimane l'Antitaliano, come si chiamava la sua celebre rubrica
sull'Espresso, fino all'ultimo giorno.
La ricerca della verità, accompagnata dal rigore analitico, dalla
passione civile, da uno stile fatto di sintesi e chiarezza e fortemente
segnata dal suo carattere, un mix di disciplina sabauda, curiosità
severa e vis polemica: questi i valori che hanno ispirato la carriera
più che cinquantennale di Bocca. Valori che il giornalista e scrittore,
medaglia d'argento al valor militare, aveva vissuto fino in fondo
soprattutto nei primi anni di attività, quelli della guerra e della
militanza partigiana: «I giornalisti della mia generazione - sottolineò
in una delle sue ultime apparizioni in tv, ospite a Le invasioni
barbariche su La7 nel novembre 2008 - erano mossi da un motivo etico:
ci eravamo messi tragedie alle spalle, perciò il nostro era un
giornalismo abbastanza serio. Oggi la verità non interessa più a
nessuno» e «l'editoria è sempre più al servizio della pubblicità».
Nato a Cuneo da una famiglia della piccola borghesia piemontese nel
1920, iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, appassionato di sci
agonistico - e perciò noto nell'ambiente del Guf (la gioventù
universitaria fascista) cuneese - Bocca iniziò a scrivere già a metà
degli anni 30, su periodici locali e poi sul settimanale cuneese La
Provincia Grande. Durante la guerra si arruolò come allievo ufficiale
di complemento fra gli alpini e dopo l'armistizio fu tra i fondatori
delle formazioni partigiane di Giustizia e Libertà: «L'ho fatto per
pagarmi il biglietto di ritorno alla democrazia», spiegava. Riprese
allora l'attività giornalistica, scrivendo per il quotidiano di GL, poi
per la Gazzetta del Popolo, per l'Europeo e per Il Giorno e
segnalandosi per le inchieste. Nel 1976 fu tra i fondatori, con Eugenio
Scalfari, del quotidiano la Repubblica, con cui aveva continuato a
collaborare fino alle ultime forze.
Al suo attivo anche numerosi libri, che spaziano dall'attualità
politica e dall'analisi socioeconomica all'approfondimento storico e
storiografico, dalla questione meridionale alle interviste ai
protagonisti del terrorismo, senza mai dimenticare la sua esperienza
partigiana, in nome della quale aveva anche polemizzato di recente con
alcuni tentativi di revisione critica della Resistenza e in particolare
con Giampaolo Pansa. Tra i titoli più noti di Bocca, Storia dell'Italia
partigiana (1966); Storia dell'Italia nella guerra fascista (1969);
Palmiro Togliatti (1973); La Repubblica di Mussolini (1977); Il
terrorismo italiano 1970-78 (1978); Storia della Repubblica italiana -
Dalla caduta del fascismo a oggi (1982); l'autobiografia Il
provinciale. Settant'anni di vita italiana (1992); L'inferno. Profondo
sud, male oscuro (1993); Metropolis (1994); Italiani strana gente
(1997); Il secolo sbagliato (1999); Pandemonio (2000); Il dio denaro
(2001); Piccolo Cesare (2002, dedicato al fenomeno Berlusconi, libro
che segnò il passaggio di Bocca da Mondadori, suo editore da oltre
dieci anni, a Feltrinelli); Napoli siamo noi (2006); Le mie montagne
(2006); È la stampa, bellezza (2008). Annus Horribilis, Milano,
Feltrinelli (2010). Fratelli Coltelli (1948-2010 L'Italia che ho
Conosciuto), Milano, Feltrinelli (2010). Nella vita di Bocca c'è stato
spazio anche per una breve esperienza televisiva su Canale 5, alla fine
degli anni '80, con la rubrica I protagonisti. «Quando andai a lavorare
a Canale 5 - raccontò in un'intervista - Scalfari disse 'Giorgio si è
innamorato di Berlusconi'. E in effetti mi piaceva la sua capacità di
fare la tv sul piano tecnico e organizzativo. Ma quando si mise a far
politica, cambiai idea». Con l'abituale lucidità, così sintetizzava la
sua biografia politica: «Sono uscito dal fascismo, sono entrato nella
Resistenza a capo di una divisione partigiana di Giustizia e libertà e
poi, pur essendo stato vicino al Psi non mi sono più iscritto ad alcun
partito: non ho più voluto avere uno che decidesse sulla mia testa».
Alle elezioni del 2008 non aveva neanche votato: «Mi ha stufato la
politica com'è in Italia».
EZIO MAURO: "L'ITALIA NE AVREBBE ANCORA BISOGNO" «Giorgio Bocca
era un grande amico, un uomo di Repubblica ma anche un personaggio
appassionato della storia repubblicana incompiuta del nostro Paese. E
proprio le vicende di questi giorni ci fanno dire quanto ancora ce ne
sarebbe bisogno». Ezio Mauro ricorda così l'editorialista del suo
giornale, scomparso nel pomeriggio a Milano a 91 anni. «Giorgio è morto
un'ora fa - racconta il direttore in un intervento audio sul sito
Repubblica.it - la telefonata di Silvia, la moglie, per una delle
circostanze straordinarie della vita, mi ha raggiunto a Dronero, nel
suo posto da partigiano, con tutte le montagne attorno, in una giornata
di freddo e di sole. Pensavo a lui quando sono arrivato, sapevo che non
riusciva a difendersi dal male e voleva interrompere questa lunga
sofferenza. E in questi giorni a Repubblica abbiamo ricapitolato il
significato del suo lavoro nella storia del giornalismo e dell'impegno
civile del nostro Paese». «È stato segnato per tutta la vita dalla
guerra partigiana - dice Mauro - Anche dopo l'imprinting di
quell'esperienza è stato per lui fondamentale, come se gli avesse
insegnato a distinguere il bene dal male. È stato una bussola per tutta
la vita. Questo gli ha portato le ironie e qualche volta gli sberleffi
di quelli che hanno cambiato idea, magari anche due o tre volte, o dei
revisionisti. Ma Giorgio tirava dritto. Aveva la capacità di andare al
nocciolo delle cose, la capacità di capire che troviamo nelle sue
inchieste in giro per l'Italia». «Repubblica è stato il suo giornale,
quello in cui si è espresso al meglio. Avevamo in lui un editorialista
di vaglia, un inchiestista di rango, uno scrittore straordinario. E poi
un polemista - sottolinea Mauro - perchè andando al nocciolo delle cose
e guardando dritto davanti a sè non sopportava tutti i balletti e le
furbizie della vita italiana, delle politica italiana e anche del
giornalismo».
I LIBRI - Al suo attivo anche numerosi libri, che spaziano
dall'attualità politica e dall'analisi socioeconomica
all'approfondimento storico e storiografico, senza mai dimenticare la
sua esperienza partigiana. Tra le sue opere: Storia dell'Italia
partigiana (1966); Storia dell'Italia nella guerra fascista (1969);
Palmiro Togliatti (1973); La Repubblica di Mussolini (1977); Il
terrorismo italiano 1970-78 (1978); Piccolo Cesare (2002, dedicato al
fenomeno Berlusconi, libro che segnò il passaggio di Bocca da
Mondadori, suo editore da oltre dieci anni, a Feltrinelli); Le mie
montagne (2006); È la stampa, bellezza (2008); Annus Horribilis,
Milano, Feltrinelli (2010); Fratelli Coltelli (1948-2010 L'Italia che
ho Conosciuto), Milano, Feltrinelli (2010). Nell'aprile 2008 Bocca ha
vinto il premio Ilaria Alpi alla carriera.
( Da
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