Più che un dibattito, è stato un brain storm. Fra gli utilizzatori finali dei progetti formativi finanziati dall'Unione europea, i dirigenti scolastici di 61 realtà isolane che all'Europa hanno mostrato di credere, e Fabrizio Barca, ministro per la Coesione territoriale, ma soprattutto manager. Attento a non perdere nemmeno una battuta di quanto veniva detto nell'aula magna dell'istituto Nautico Duca degli Abruzzi imbandierato a festa. Attento, attentissimo alla metodologia dell'incontro, quasi pignolo nel ricordare, anche ai suoi collaboratori che il contenuto "catanese" sarà travasato nei tavoli tecnici che lo vedono impegnato nel suo ministero. Soprattutto il ministro Barca, con in testa ancora le suggestioni dell'incontro di Siracusa e i tanti input giunti dal mondo dell'impresa, ha ribadito il suo credo circa un possibile, doveroso incontro fra il mondo della scuola e il mondo del lavoro. Passando anche dalla formazione professionale sulla quale in Sicilia si attende la svolta «epocale».
«Credo che ci sia necessità - dice - di un nuovo modo di programmare i fondi europei. La scuola ha fatto in tal senso esperienze interessanti e da questa esperienza dobbiamo partire - ha detto rivolto ai presidi (in parte già incontrati a Napoli un mese fa per la visita del commissario europeo per le Politiche regionali Johannes Hahn) per apprendere qualcosa. Ma la scuola - ha aggiunto - è una organizzazione e deve funzionare bene».
Una serie di input sapientemente messi in campo, quelli del ministro per stimolare i 61 a sottolineare i punti di forza e denunciare quelli di debolezza dei progetti «targati» Fse. In vista del Piano per la coesione. Invito che i capi d'istituto siciliani hanno prontamente accolto mostrando al ministro Barca una realtà scolastica molto sfaccettata e attenta al territorio. Ma dai presidi sono giunte anche istanze precise annotate su fogli e fogli dal ministro. Che alla fine, per punti, così sintetizza i «desiderata» dei capi d'istituto.
«Mi ha colpito una parola - dice - ed è travaso. Vale a dire l'effetto a cascata da un intervento su tutto il resto. Per questo è quanto mai importante chiedersi: le conoscenze acquisite attraverso lo specifico progetto impattano permanentemente su quell'istituto? Attenzione all'effetto e alla sostenibilità, anche futura, dell'intervento. E ancora, bisogna studiare modi concreti per fare incontrare scuola e lavoro». Per identificare i bisogni reali delle scuole il ministro propone una task force esterna, che possa anche stabilire gli indicatori attraverso i quali valutare la portata dell'intervento comparando il prima e il dopo. Infine, ma non ultima, la sicurezza.
«Il Cipe ha preso una decisione importante in merito alla messa in sicurezza di molte scuole, anche di quest'area.
La questione vera adesso è far sì - conclude - che quella decisione divenga operativa rapidamente e stiamo cercando di accelerare i tempi».
Rossella Jannello
La Sicilia