Lo sviluppo
dell’economia della conoscenza e della società dell’informazione, come
dettato da “Smart City”, passa necessariamente attraverso il sistema
educativo in tutti i livelli. La scuola è motore di crescita e sviluppo
nel nuovo millennio.
Nella commissione informatica dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli
coordinata da Francesco Castagna, si sta discutendo sull’uso e sulla
diffusione dell’e-learning. Uno dei problemi che è venuto a galla è la
scarsa applicabilità dell’e-learning nella scuola inferiore e
superiore, dove il rapporto “classe” e “insegnante-alunno” è molto
importante dal punto di vista didattico. Nasce, quindi, l’”e-class”:
l’uso da parte degli insegnanti delle tecnologie informatiche per
fornire informazioni più complete ai propri alunni utilizzando e-book,
presentazioni, animazioni, video, audio che rappresentano anche dei
mezzi a loro molto congeniali, attraverso la lingua tecnologica dei
ragazzi. Non a caso, si vedono sempre più spesso pubblicità e articoli
sui nuovi prodotti informatici nati per la scuola: libri in formato
elettronico, lavagne interattive, corsi da remoto. La teoria sembra
interessante, ma la realta’ qual e’ ?
Ascoltiamo la testimomianza di Sabina Maraffi, docente di Scienze in un
liceo Scientifico napoletano, che usa, nel quotidiano, le tecnologie
informatiche per le proprie lezioni per dare un servizio migliore e più
efficace ai propri alunni.
Lei usa
l’informatica per le sue lezioni, ma com’e’ arrivata a questa soluzione?
Chi insegna con passione avverte l’esigenza di reperire sempre nuovi
mezzi per arrivare a trasmettere non le nozioni, ma la curiosità e il
senso critico.
Man mano che il mercato offriva soluzioni “piegabili” alle mie esigenze
di docente: gli stimoli erano talmente tanti, in casa e fuori, che
sarebbe stato impossibile restare impermeabili alle nuove opportunità
offerte dall’informatica.
Mai come oggi la frattura fra cultura dei giovani e cultura della
scuola è stata tanto profonda, perché in crisi è il modello analitico
occidentale, soppiantato dalla modalità di fruizione “visiva”.
Le tecnologie digitali sono i nuovi strumenti della cultura giovanile,
abituata all’accesso rapido, con un‘attenzione fluttuante, abile
nell’elaborare le immagini più che le parole: se i testi scolastici non
scendono su questo nuovo terreno sono destinati ad invecchiare nelle
librerie.
Se le tecnologie digitali sono i nuovi strumenti della cultura
giovanile, impongono nuovi contesti di apprendimento, in cui docenti e
formatori devono essere preparati. Purtroppo ancora le parole non sono
seguite dai fatti: c’è una resistenza enorme, innanzitutto a mettersi
in discussione, e in secondo luogo ad accettare di cambiare e di
doversi impadronire di nuovi strumenti didattici. Se a parole la
maggior parte dei docenti si professa innovatore, nella realtà i corsi
di aggiornamento nella didattica con strumenti informatici vanno quasi
deserti; il peggio è che i pochi docenti che tentano di introdurre
novità sono vittima di un velato ma risoluto ostracismo, perchè
inevitabilmente mettono in discussione le vetuste certezze dei più. Da
tempo mi sono resa conto che i ragazzi cambiavano anno dopo anno ed io
avvertivo sempre di più la difficoltà di trasmettere contando solo
sulle capacità di astrazione ed immaginazione; esistono processi
biologici, ad esempio, che è impossibile ricostruire con la sola
descrizione: è necessario vederli o, ancora meglio, “animarne” le
sequenze più significative. Pian piano ho cominciato a cercare
soluzioni nuove, come animazioni, video, mappe interattive, ecc.: ho
trovato immediatamente aiuto nell’informatica, nella didattica digitale
e soprattutto in Internet.
Ci descrive una
sua lezione tipo?
Non siedo quasi mai in cattedra, ma sono sempre al centro della classe,
che inizio a stimolare in modo che le premesse della lezione vengano
“costruite” dagli allievi; poi pongo alcuni punti fermi, utilizzando
presentazioni ppt o keynote. Una lezione frontale puramente orale perde
esponenzialmente in pochi minuti anche l’attenzione dei più motivati,
in quanto la nuova modalità di fruizione prettamente visiva non riesce
ad astrarre e schematizzare, ma necessita di flash già costituiti e
facilmente assimilabili. Per questo motivo svolgo poi la lezione vera e
propria utilizzando l’iPad, con il quale propongo video di esperimenti
di laboratorio, filmati da rete, animazioni. L’esperienza, alla base di
ogni rigoroso processo di acquisizione scientifica, può, in questo
caso, essere surrogata da strategie digitali, che ne consentano un
impatto analogo sui discenti: vedere il processo in fieri, fermare e
analizzare l’immagine, zoomare, decomporre, sono possibilità che la
trasmissione orale non consente, ma che ottimizzano il processo di
apprendimento. In un mondo sempre più “qui ed ora”, nel quale le
distanze non esistono più, posso proporre foto prese dai più importanti
musei del mondo, tutti a nostra disposizione.
Perche’ ha
realizzato un suo sito (www.maraffi.net)
per gli alunni ?
La richiesta da parte degli allievi di avere accesso ai materiali
preparati da me per le lezioni è diventata sempre più massiccia e l’uso
di supporti per gestire e “passare” i diversi materiali sempre più
limitato dalle loro dimensioni. Per questo ho pensato di realizzare un
sito aperto a tutti, dove gli studenti possono trovare, visionare e
scaricare sia le lezioni realizzate da me che quelle messe a
disposizione in rete, approfondimenti con articoli della stampa
specializzata e con sintesi degli argomenti di maggiore interesse.
Inoltre, vista la perdurante carenza nelle scuole di laboratori
attrezzati e funzionanti, sul sito sono disponibili numerosi video di
esperienze di laboratorio, rigorosi e realizzati opportunamente per la
didattica, divisi per tematiche: chimica, biologia, biotecnologie.
Nello stesso tempo sono visionabili video scientifici, sia in lingua
italiana che in lingua inglese, nonché raccolte fotografiche dai più
importanti musei scientifici del mondo. Ho anche aggiunto una pagina
dedicata ai links con riviste specializzate e organizzazioni
scientifiche internazionali ed infine una raccolta dei principali
eventi culturali e scientifici che ho organizzato per gli allievi negli
ultimi anni.
Vorrei concludere però dicendo che l’opportunità più importante a mio
avviso è condividere anche con i colleghi: noi italiani siamo troppo
attaccati all’esclusiva del “nostro”, quando invece l’Europa marcia
verso la condivisione delle esperienze per l’arricchimento reciproco,
basata proprio sull’innovazione e sulle nuove tecnologie informatiche.
Francesco M.
Sacerdoti
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