La nuova scuola, infatti, dovrà ridisegnare, per il Ministro, i criteri di valutazione sulla base del merito che dovrà premiare gli studenti e le scuole migliori.
Altri significativi ingredienti di questo “profumo ministeriale” sono modernità, tecnologia e inglese che, a ben ricordare, erano presenti nella mente del Ministro Gelmini.
Il preside Pippo Luca, direttore della Letterina
Lo stesso Profumo in visita all’Isis “Malignani” di Udine, ha affermato “Si parte della riforma Gelmini, perché con un governo che ha questi tempi, si può solo pensare di oliare il sistema”
Occorre dire che il rivoluzionario criterio del merito ha tanto spaventato le forze politiche e le parti sociali, che rimproverano al Ministro di non avvertire prioritariamente la necessità d’interventi urgenti e di recuperare risorse economiche e strutturali adeguate per “dare fiato” alle scuole e renderle competitive in Europa.
Qualche comico, addirittura, pensando alle scuole ha invitato il Ministro a comprare almeno la … carta igienica (!) prima di pensare alla riforma.
A nostro modesto parere sarebbe riduttivo e pericoloso fermare l’attenzione esclusivamente sul premio per gli studenti e le scuole migliori, ma ci sembra esagerato il netto rifiuto “ideologico”di diverse forze politiche, sindacali e studentesche.
La nostra, purtroppo, é una scuola di disuguali inserita in una società sempre più disuguale, dove le pesanti disuguaglianze materiali e sociali sono destinate ad aggravarsi sempre di più.
Va benissimo per noi stimolare le eccellenze ma a condizione che non si dimentichi di chi è rimasto indietro.
Il merito, in ogni caso, deve valorizzare ciò che ogni studente può fare e ciò che con le sue capacità può raggiungere perché, come diceva don Milani, “se si perdono i ragazzi più difficili, più bisognosi la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
Occorre anche dire, però, che il Ministro ha chiarito, scrivendo ai sindacati, che occorre fare della scuola “un mondo dove nessuno è lasciato indietro, a cominciare dai più deboli e svantaggiati”.
Le misure per premiare l’eccellenza, saranno, perciò, complementari a quelle in favore «della scuola di tutti» ma di tutti quelli che vogliono studiare.
A noi, infatti, pare che i tempi siano maturi per poter dire che non ha più senso far accompagnare dai carabinieri a scuola quelli che non vogliono studiare perché, spesso, il risultato è che i nostri bagni sono rotti, le pareti sporche, gli estintori scarichi, gli altoparlanti per l’emergenza rubati.
Allo stato attuale nessuno può prevedere se la strada legislativa ci porterà ad avere una scuola migliore e competitiva in Europa. Ci sembra, però, utile evidenziare come il progetto del Ministro, abbia rimesso la scuola al centro del dibattito aprendo un confronto fra le parti.
Prendiamo,perciò, atto della disponibilità al dialogo che il Ministro ha voluto garantire con una lettera formale ai sindacati, anche se ci riesce difficile capire come mai si sia dimenticato di dichiarare tale disponibilità, apertura e confronto con gli operatori scolastici rappresentati formalmente dalle associazioni professionali ricche di esperienze acquisite quotidianamente sul campo e libere da ogni condizionamento politico.
C’è, comunque, un passo nella citata lettera ai Sindacati particolarmente significativo: “sono fermamente convinto, scrive il Ministro, che la scuola, soprattutto in tempi di crisi economica, sia parte della soluzione e non del problema. E voglio anzi dire di più: senza di essa, nessuna soluzione potrà mai funzionare”.
Si tratta, ancora, di affermazioni e proclami che vorremmo interpretare, comunque, come gocce di profumo per ridare un poco di respiro a quest’Italia che sembra entrare in coma e perdere ogni speranza di crescita.
Quanti, però, credono che, se non si entra nella logica della cultura e della ricerca quale driver strategico dell’economia, non si potrà fondare la crescita e lo sviluppo economico del nostro Paese su basi solide e durature, si augurano e sperano che le dichiarazioni del Ministro si traducano in leggi e disposizioni concrete.
Nonostante la proposta ministeriale, a prima lettura, presenti molti elementi da approfondire e precisare, crediamo possa, comunque, essere utile per metter sul tappeto i problemi ai quali occorre subito dare una soluzione per evitare che a pagarne le conseguenze sarà il futuro dei nostri alunni e, quindi, il futuro democratico del nostro Paese.
Spetta a noi, intanto, incanalare e monitorare il dibattito sulla necessità di sostenere una “scuola per tutti” che sia il risultato del superamento dell’antagonismo ideologico tra equità e merito.
Giuseppe Luca, pippo.luca@alice.it