Sono le ragioni per le quali avete decretato la mobilitazione che porterà allo sciopero generale della scuola il 24 novembre prossimo. Ora, posto che l’arbitrario innalzamento dell’orario di servizio sia annullato, com’è auspicabile e ancora tutto da verificare, in seguito all’accoglimento nella legge di stabilità dell’emendamento presentato dalla maggioranza di governo nella VII commissione Cultura alla Camera, gli obiettivi della mobilitazione proclamata dalle vostre organizzazioni si concentrano sul recupero della progressione di anzianità. Com’è noto a chi vive nella scuola, infatti, gli scatti economici maturati nel 2010 sono stati pagati agli aventi diritto, mentre per quanto riguarda il 2011 è ancora tutto in alto mare.
Nel documento che spiega le ragioni dell’agitazione in corso e che si può leggere sui vostri siti, voi chiarite molto bene che “le progressioni per anzianità rappresentano da sempre l’unico elemento di sviluppo delle retribuzioni per il personale scolastico”.
È questo l’elemento qualificante della vostra battaglia? In realtà, nel documento citato, voi allargando il discorso evidenziate che in questo momento (ma quando mai è accaduto il contrario?) il governo non riflette come dovrebbe “sui tempi di lavoro nella scuola come fattore da considerare in una più articolata e complessa definizione dei profili professionali della docenza, obiettivo su cui impegnare il prossimo rinnovo contrattuale”. Bene. Riflettiamo un attimo, allora, sul contratto scuola ormai scaduto sia per la parte normativa che economica, che il governo avrebbe voluto sospendere ulteriormente fino al 2014, compresi i gradoni stipendiali.
Pensate sia sufficiente uno sciopero per rimettere in moto la contrattazione o non sia piuttosto il caso di aggirare le inadempienze dei governi ancorando la professione docente ad una piattaforma giuridica più solida di un contratto ciclicamente rinnovabile?
Perché la funzione docente ricade tuttora nell’unico comparto scuola e non è, invece, separata dall’area dei servizi generali, tecnici e amministrativi?
Siete certi di avere fatto il bene dei docenti italiani, in tutti questi anni, arroccandovi sulla concezione impiegatizia della identità docente?
Di fatto ne avete misconosciuto le peculiari specificità, senza volere mai esplorare progressioni della carriera che non siano determinate dall’anzianità di servizio che ora vi trovate a difendere. Eppure oggi la professionalità docente, soprattutto quando corrisponde ad una vocazione maturata sul campo del rapporto con la classe e con la complessità dei problemi dell’istituto, si è profondamente modificata.
Possibile che non si possa pensare ad una sua valorizzazione se non in termini di incentivazione? E i docenti che si assumono continue nuove responsabilità: dal tutoraggio verso i colleghi più giovani alla continua riformulazione degli itinerari formativi in situazione di disagio, per non parlare della assoluta normalità in cui il docente però prosegue il dialogo educativo ben oltre le ore che gli sono assegnate? Pensate che questi docenti vi seguano ancora quando li considerate proiezioni dell’unico omogeneo e indistinto comparto?
Le vostre gradite risposte, di cui vi ringrazio in anticipo, potranno aiutare a comprendere meglio la vostra strategia complessiva. Già prima della data fatidica del 24, ad ogni modo, è prevedibile che diversi docenti esasperati aderiranno alla sciopero. Ma forse questo non basta a rispecchiare tutta la gamma delle forme e delle soluzioni utili con le quali docenti che credono nel loro lavoro intendono esprimere un giudizio, trasformare la protesta in una proposta, elaborare decisioni e percorsi, ridiventare protagonisti degli impegni che hanno assunto con le famiglie e con gli alunni. Vi assicuro che di questi insegnanti decisi a non mollare sulle ragioni del loro compito formativo ed educativo ve ne sono tanti.
Vi chiedo di non sottovalutare queste espressioni, perché la prima novità nella scuola è un soggetto consapevole di ciò che lo costituisce, dal punto di vista umano e professionale.
Fabrizio Foschi
Presidente nazionale dell'Associazione Diesse
Fabrizio Foschi, nato nel 1950 a Cesena (FC), si è laureato all’Università di Bologna. Ha sostenuto la nascita dell’associazione professionale Diesse - Didattica e innovazione scolastica, di cui è attualmente presidente nazionale. Studioso di storia ha pubblicato vari saggi, tra cui il recente Camminare nella storia. Lezioni di metodo storico, 2006. È docente presso la Ssis dell’Università Cattolica di Milano