Per la
Ragioneria generale si potrebbero risparmiare fino a circa 50 mln
annui, per Crocetta anche 100. Pubblicate sulla Gazzetta ufficiale
della Regione siciliana le “Norme transitorie” - PALERMO – Dieci,
cinquanta, cento. Non sono numeri buttati lì a caso, né tantomeno un
bollettino di guerra, ma la quantificazione altalenante che ogni giorno
il presidente Rosario Crocetta e i suoi sodali comunicano agli organi
di stampa in merito al risparmio derivante dall’abolizione delle
Province. Una cosa, intanto, è certa: è stato pubblicato proprio ieri
sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana la Legge n. 7 del 27
marzo del 2013, recante “Norme transitorie per l’Istituzione dei liberi
Consorzi comunali”. È stata approvata al termine della seduta furibonda
del 20 marzo scorso, dove gli onorevoli di centrodestra non hanno
lesinato accuse feroci verso la maggioranza. Ma alla fine la linea
intransigente del Governo è passata, con 51 voti favorevoli e 22
contrari. È, dunque, legge l’iter che metterà definitivamente in
soffitta le Province incostituzionali. Il primo comma dell’art. 1 della
Legge regionale 7/2013 stabilisce che “entro il 31 dicembre 2013 la
Regione, con propria Legge, in attuazione dell’articolo 15 dello
Statuto speciale, disciplina l’istituzione dei Liberi consorzi comunali
per l’esercizio delle funzioni di governo di area vasta”. Nella legge
si specifica, vincolando dunque i tecnici che dovranno regolamentare i
costituendi enti (la prudenza non è mai troppa), che “gli organi di
governo dei Liberi consorzi sono eletti con sistema indiretto di
secondo grado. Con la predetta legge sono disciplinate le modalità di
elezione, la composizione e le funzioni degli organi suddetti”. Fuori
da questa previsione Palermo, Catania e Messina per le quali è previsto
un regime diverso. Il secondo comma stabilisce che “la legge di cui al
comma 1 disciplina, inoltre, l’istituzione nel territorio della Regione
delle città metropolitane”. Adesso bisognerà vedere concretamente chi
si occuperà della redazione del testo da approvare entro la fine
dell’anno. Invero, la questione è già emersa nel corso della seduta che
ha approvato la suindicata legge, in cui si è discusso se affidare il
compito a una “Commissione speciale”. Il presidente della Regione, a
tal proposito, ha spiegato che “il Governo, tenendo conto che già
esiste la Commissione Affari istituzionali, intende costituire non una
Commissione, ma un gruppo di lavoro, allargato al pluralismo politico e
anche a professionisti vari”.
Quanto si risparmia.
Dicevamo all’inizio che sul risparmio se ne sono sentite di tutti i
colori. L’ultima volta che il governatore ha aperto bocca
sull’argomento ha tirato fuori tre cifre: “Con l’abolizione delle
Province solo sulle indennità di carica risparmieremo oltre 10,3
milioni di euro all’anno e per le attività istituzionali altri 50
milioni di euro annui. Se poi aggiungiamo anche le società partecipate
e i debiti che accumulano, raggiungiamo la somma di un risparmio di
circa 100 milioni di euro l’anno”. Il ragioniere generale della
Regione, Mariano Pisciotta, nella relazione tecnica al Disegno di legge
“Norme transitorie per l’istituzione dei liberi Consorzi”, non sembra
proprio dello stesso avviso. Nel documento, infatti, si legge che “per
il settore pubblico la quantificazione di tale risparmio annuo a
regime, stimabile in base ai dati di consuntivo 2010 (impegni), è pari
a complessivi 50.491.843”. Una somma che si avvicina almeno a una di
quelle “sparate” da Crocetta a reti (quasi) unificate. Subito dopo però
nella relazione si precisa che “in base all’attuale situazione e tenuto
conto delle scadenze naturali dei mandati si può stimare, in via
prudenziale, un risparmio per il settore degli enti locali pari a circa
29.490.000 euro”.
Al QdS, non contenti dei dati diffusi da altri, nell’inchiesta di
sabato 9 marzo 2013, abbiamo fatto la nostra “personale” cresta ai
costi degli Enti cerniera. Dalla somma dei rendiconti (2011) di tutte e
nove le istituzioni presenti nell’Isola risultava una spesa corrente
complessiva di 537 milioni di euro. Al suo interno c’è di tutto: dagli
uffici al parco mezzi, ai prodotti di cancelleria e fino, ovviamente,
al personale. Pensare che quel numero sia un monolite da tagliare, sic
et simpliciter, in tronco è mera utopia. Nonché ingiusto, dato che
scoppierebbe una vera e propria emergenza sociale legata ai
licenziamenti. Il risparmio sicuro è quello che deriverà dalla
soppressione di Consigli e Giunte provinciali: via la pletora dei 350
rappresentanti tra presidenti, consiglieri e assessori. Secondo
un’indagine Istat, nel 2009 solo le indennità per gli “organi
istituzionali” sono costate ai cittadini oltre 6 milioni di euro. Non
solo, ma a saltare saranno pure centinaia di consulenti esterni,
esattamente 303, comunicati nel 2011 dalle Province al Ministero della
Funzione pubblica. Da questa ulteriore voce, stando a tali dati, si
risparmieranno oltre 4 milioni di euro. In totale, tra stipendi
politici e incarichi “tecnici”, arriviamo a quei 10 milioni di euro
sbandierati dal Crocetta. Ma il risparmio potrebbe essere ben più
consistente. Al netto delle spese del personale, le spese correnti si
attesterebbero sopra i 300 milioni di euro l’anno. Una cifra che serve
a garantire, tra l’altro, il funzionamento di uffici e di alcuni
servizi essenziali, dalla viabilità alla scuola. È probabile, però, che
una seria razionalizzazione delle spese possa dimezzare un apparato
così elefantiaco. La parola ora passa alla Commissione o gruppo
“speciale” che dir si voglia.
I liberi Consorzi in pillole (in base al Ddl governativo)
Cosa: I Consorzi comunali sono Enti di secondo livello. In pratica, i
sindaci aderenti al Consorzio compongono il Consiglio consortile ed
eleggono, tra di loro e con un voto ponderato sulla popolazione
rappresentata, il presidente e la Giunta.
Come: I Consorzi devono avere una popolazione residente complessiva non
inferiore a 150.000 abitanti. Assume il ruolo di “Capofila” il Comune
già capoluogo di Provincia o con il maggior numero di abitanti.
Perché: Essenzialmente per ridurre i “costi politici” e di “apparato”.
Il Ddl (ma anche la Legge 7/2013) stabilisce che “ai sindaci che
rivestano la carica di presidente o di assessore del Consorzio, nonché
ai consiglieri, non può essere corrisposto alcun compenso”.
Già in vigore. Sospeso il rinnovo degli organi politici delle Province
PALERMO - La Legge n. 7 del 27 marzo 2013 sancisce anche il
commissariamento di tutte e nove le Province.
Lo dice a chiare lettere il terzo comma dell’art.1: “Al fine di
consentire la riforma della rappresentanza locale (..) è sospeso il
rinnovo degli organi provinciali. Agli organi delle Province regionali
che cessano per scadenza naturale o anticipata nel corso del 2013, si
applica, sino al 31 dicembre 2013, la disciplina prevista dall’articolo
145 dell’ordinamento amministrativo degli Enti locali nella Regione
siciliana (decreto legislativo presidenziale 29 ottobre 1955, n. 6)
approvato con legge regionale 15 marzo 1963, n. 16”. Il quarto comma,
invece, specifica che anche le Province già commissariate cambieranno
il commissario. “Per gli organi delle Province regionali già sottoposti
a commissariamento, i poteri e le funzioni dei commissari straordinari
in carica cessano a decorrere dalla data di entrata in vigore della
presente legge (cioè da ieri, nda) e si applica, sino al 31 dicembre
2013, la disciplina di cui all’articolo 145 dell’ordinamento
amministrativo degli enti locali nella Regione”.
Ma cosa dispone l’art. 145 della legge regionale 15 marzo 1963, n. 16?
“Con il decreto presidenziale che dichiara la decadenza del Consiglio o
ne pronuncia lo scioglimento è nominato un commissario straordinario
scelto, su proposta dell’assessore regionale per gli Enti locali, tra i
funzionari direttivi in servizio presso l’assessorato regionale della
Famiglia, delle Politiche sociali e delle Autonomie locali che hanno
svolto funzioni ispettive, di vigilanza e di controllo nei confronti
degli Enti locali da almeno cinque anni o tra i dirigenti, aventi
professionalità amministrative, dell’amministrazione della Regione o
dello Stato, in servizio o in quiescenza. Nell’ipotesi di cessazione
anticipata e di elezione congiunta del presidente e del Consiglio, si
procede con le modalità del primo comma”.
Antonio Leo
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