NEW YORK - Il piano è
degno di un film di fantascienza: spedire nello spazio una sonda
robotica con un motore a energia solare, per prendere al lazo un
asteroide e trascinarlo fino alle porte di casa nostra. Una volta
saldamente in orbita intorno alla Luna, l’asteroide verrebbe studiato
da una squadra di quattro astronauti. Il progetto non ha tempi
lunghissimi: cento milioni di dollari verranno stanziati già nel
bilancio federale di quest’anno, perché la Nasa identifichi il
candidato migliore fra gli asteroidi che affollano lo spazio. Deve
essere abbastanza grosso da rappresentare un esperimento interessante,
ma non avere un diametro superiore ai sette-otto metri. Se infatti la
complessa missione non dovesse funzionare, una roccia di quelle
dimensioni si disintegrerebbe al contatto con l’atmosfera nel cadere
sulla superficie terrestre, senza causare danni. La missione “asteroide
al lazo” verrà annunciata da Barack Obama la settimana prossima. Si
tratta di un altro dei progetti innovativi e sperimentali che Obama
spera resteranno nella storia come i fiori all’occhiello della sua
presidenza. La settimana scorsa ad esempio il presidente ha annunciato
un progetto per la mappatura del cervello. Significativamente, i costi
finali di entrambi questi eccezionali progetti è simile: oltre due
miliardi e mezzo di dollari ciascuno.
STEP VERSO MARTE
Come arrivarci allora, se le casse federali sono in sofferenza? Come
già nel progetto del cervello, anche sulla missione dell’asteroide
Obama conta su una partnership pubblico-privato. Là, nello studio del
cervello, per gli investitori privati si nasconde la speranza di
scoprire la cura per alcune terribili malattie cerebrali (come
l’alzheimer o l’epilessia), qui invece nutrono la speranza di imparare
come sfruttare le immense riserve minerarie che gli asteroidi
conservano nelle proprie pance. I privati sembrano già interessati a
sborsare lauti finanziamenti, ben sapendo che in cambio potranno usare
la potente macchina scientifica federale, in questo caso il know-how e
i laboratori della Nasa. Per lo Stato gli interessi sono diversi: prima
di tutto si vuole perfezionare una nuova fase di esplorazione spaziale
che possa aprire il cammino verso una missione su Marte intorno al
2030. È dal 1972, dall’ultima missione Apollo sulla Luna, che gli
uomini non escono dall’orbita terrestre. E poi c’è pur sempre la
necessità di imparare a difendersi da possibili collisioni con
asteroidi pericolosi. Nel 2029 e nel 2036 ce ne saranno due davvero
giganteschi che passeranno molto vicini. Quanto vicini ancora non è
chiaro. Ma se uno di questi dovesse colpirci, i danni per il nostro
pianeta sarebbero immensi, pari a venti bombe nucleari, con morti a
centinaia di migliaia.
“IL SACCO”
Dunque si parte con il progetto “asteroide al lazo”. «Sarà la prima
volta che l’umanità interferirà attivamente con un’entità spaziale -
commenta l’ingegnere aerospaziale Robert Braun, già della Nasa e oggi
docente al Georgia Institute of Technology . La missione rappresenta
un’eccezionale combinazione di capacità robotiche e umane, proprio il
tipo di missioni in cui la Nasa eccelle». Si prevede che la missione di
recupero comincerà nel 2019. Una volta preso al lazo (ma in realtà si
progetta di costruire una specie di borsone con lunghi manici ancorati
alla sonda), l’asteroide verrà trainato fino a che entrerà in orbita
intorno al nostro satellite. Ci vorranno circa 2 anni perché il traino
venga completato, il che significa che gli astronauti dovrebbero
approdare sull’asteroide intorno al 2021. E ci arriveranno a bordo di
un Orion, la nuova nave spaziale che la Nasa ha già finito di costruire
e che metterà in orbita – senza equipaggio – per un lancio di prova già
l’anno prossimo. Il veicolo è stato disegnato per riportare la Nasa
oltre l’orbita terrestre, verso altri mondi. È la prima di questo
genere da quando la Nasa creò il Modulo di Comando Apollo, che compì
numerose missioni sulla Luna. Tecnologie avanzatissime rendono la Orion
più sicura, efficiente ed economica. Con essa, la Nasa aprirà nuovi
orizzonti, anche se il primo passo lo farà su una roccia presa al lazo:
«Per andare a esplorare un asteroide dovremo superare comunque molti
ostacoli e molte sfide – reagisce Rusty Schweickart, uno degli
astronauti delle missioni Apollo -. Ma sarà un sacco divertente».
Anna Guaita
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