Molti studenti liceali
alla domanda: che cos’è la bioetica ?,
non sanno, ahimè, cosa rispondere. Di chi la colpa? Non lo so. Suppongo
della scuola, che non ha saputo sopperire nel tempo ( curricolare), e
nelle sue costose "programmazioni da PON", a tanta ignoranza
"scientifica"! La breve nota esplicativa che segue riguardo alla
domanda di cui sopra, ha il semplice intento di smuovere certe pigrizie
scolastiche e di fornire spunti di elementare informativa propedeutica
minima essenziale a chi volesse affrontare con i propri allievi una
discussione seria e approfondita sull’argomento a scuola, in forma,
naturalmente interdisciplinare.
Dunque: Che cos’è la bioetica?
Della bioetica non è possibile dare una definizione univoca. La
sua identità è la sua storia; una storia "in progress"
vertiginoso, che si è fatta sempre più complessa e affascinante e
difficile da governare col progredire delle conoscenze biologiche
e della ricerca scientifica.
Scrive POTTER: "…Sono del parere che la scienza della sopravvivenza
debba essere fondata sulla scienza della biologia e allargata oltre i
tradizionali limiti per includere gli elementi più essenziali delle
scienze sociali e umanistiche con enfasi sulla filosofia in senso
stretto, intesa come amore per la saggezza. Una scienza della
sopravvivenza deve essere più che una sola scienza, ed io pertanto
propongo il termine BIOETICA per enfatizzare i due elementi più
importanti per conquistare la nuova saggezza di cui abbiamo tanto
disperato bisogno: la conoscenza biologica ed i valori umani” (
Bioetica .Ponte verso il futuro (1971). Bios e ethikè, quindi,
come lo studio sistematico delle dimensioni morali delle scienze della
vita e della cura della salute; come luogo di confronto tra più visioni
della vita, "intersezione di più tecno-scienze: medicina, biologia,
sociologia, diritto, filosofia, teologia…".( Hottois ).
In Italia, quando si parla di bioetica, scatta , in automatico, la
divaricazione storica tra CULTURA
CATTOLICA e CULTURA LAICA - E la discussione si anima ,
per non dire che si fa animosa. Le due culture, come si sa, si rifanno
a due paradigmi filosofici diversi e opposti:
1) il cattolico, al principio della SACRALITA’ della VITA. La
bioetica di ispirazione cattolica si nutre, infatti, della
sensibilità TEOLOGICA e FILOSOFICA. Le fonti della sua normatività sono
: il GIUSNATURALISMO TOMISTA e il PERSONALISMO ONTOLOGICO
2) il laico, alla QUALITA’
della VITA. Il paradigma orientativo della bioetica laica
ragiona sui valori e sulle scelte partendo dall’ipotesi dell’etsi
deus non daretur ( come se Dio non esistesse); rifiuta , pertanto,
l’idea teologico-metafisica di un “piano divino “del mondo con funzione
normativa. Il laico non pone alcuna “frontiera etica” alla
ricerca; ammette il politeismo
assiologico, e ritiene lecito eticamente tutto ciò che è tecnicamente
possibile fare per migliorare la qualità della vita.
Significativo appare, allora, per non dire indispensabile e saggio,
l’invito di POTTER "a gettare un ponte"
che possa mettere in comunicazione i saperi scientifici con i saperi
umanistici; che possa far dialogare i laici con i
cattolici. Dal momento che oggi più che mai la bioetica segnala
l’urgenza di una riscoperta dei valori morali che debbono guidare
l’uomo contemporaneo nell’esercizio delle sue accresciute capacità
tecnologiche, appare produttivo e del tutto condivisibile, e
più ragionevole, l’invito al dialogo tra le varie visioni
della vita, al confronto sereno e costruttivo tra le varie tesi o prese
di posizione .
Del resto, non è facile stabilire una volta per tutti quale sia
la struttura del sapere morale. Esiste un fine ultimo di diritto?
Qualcosa che può dare pienezza alla vita? Se si fa riferimento alla
metafisica creazionista la risposta è sicuramente affermativa:
l’uomo in quanto creatura risponde a un’idea divina, perciò il suo
essere non è casuale, ma ha un senso, una intelligibilità, un fine. Un
fine ultimo di diritto, che è insito nella sua natura, sulla base di
quella idea che Dio, creandolo, gli ha dato di realizzare. E’ questa in
fondo la tomistica: esiste un ordine naturale, intelligibile solo
alla razionalità umana. La ragione non solo ci permette di comprendere
il disegno creatore di Dio ma è lo strumento che ci dà la possibilità
di realizzare il bene, che consiste nel CUSTODIRE il fine iscritto nell’ordine che
Dio ha dato al mondo. Guai a sovvertire quest’ordine naturale!
Ma che cos’è la Natura?, che cos’è il diritto naturale? Trova un
consenso universale tra gli uomini? E poi, a quale natura ci
appelliamo? Per i cristiani è opera di Dio; per gli gnostici è opera
del demonio; per l’illuminismo protoromantico è fonte di valori
positivi in opposizione alla la civiltà corruttrice; per Leopardi ,non
ne parliamo! E che cosa c’è dentro il diritto naturale? Per gli stoici
,il regno della uguaglianza e della dignità umana. Per i Padri della
Chiesa uguaglianza e fratellanza dei figli di Dio. Aristotele considera
conforme alla natura la schiavitù. Per i sofisti la “natura vuole
padroni e servi”, la giustizia naturale essendo “l’utile del più
forte”(Platone). Spencer è sulla stessa lunghezza d’onda: se si aiutano
i più deboli, i bisognosi e gli ignoranti, lo Stato perde tempo e
denaro. La natura assicura i necessari ricambi ( darwinismo sociale),
ecc. ecc..Come si vede si può parlare di legge naturale solo
dall’interno di un sistema, di una visione del mondo. Ma i sistemi e le
visioni appartengono alle culture, non alla natura. Possono perciò
essere differenti, spesso antitetici. E allora, che fare?
Ignorare i diritti della Natura e permettere alle biotecnologie
la “programmabilità” assoluta della nostra vita fino a togliere a
ognuno di noi di poter essere “ una sorpresa per se stesso” ? ( Hans
Jonas). Come si sa, per effetto delle biotecnologie aumenta il
divario tra “ le possibilità di innovazione e la loro recettività a
livello sociale, culturale e religioso” . Sono, tutti questi, problemi
enormi che la bioetica solleva e deve affrontare, e
noi non possiamo fare finta che non esistono. Su queste
tematiche tutti siamo chiamati a ragionare insieme nella
ricerca di ciò che è buono e giusto. Con fede ma senza dogma, che
è la degenerazione della fede; con rigore critico ma senza
prevaricare e rispettando le idee altrui. E’ bene, dunque, sapere che
cos’è la bioetica; è bene che la scuola si attivi a far conoscere
l’importanza della bioetica ai giovani studenti; essa, a
conoscerla, può funzionare meglio come guida che non come freno alla
ricerca.
Per concludere, cari colleghi, per l’anno scolastico prossimo venturo,
per favore, ricordatevi della Bioetica. E’ importante. Lavorate
in sinergia. Aiutiamo i giovani a un sapere responsabile.
L’ignoranza, purtroppo, non abilità a nessun diritto, né tanto meno a
quello di credere o non credere senza avere contezza di
dati certi che ci aiutino ( e soprattutto aiutino i giovani ) a
comprendere attraverso quali valori possano essere governate le
innovazioni introdotte dalle biotecnologie e dalla medicina. E, in
ultima analisi, come possano convivere nel mondo contemporaneo,
senza urtarsi, Scienza ed Etica!
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com