Dopo
957 giorni di ibernazione, il 20 gennaio 2014 la sonda dell’Esa Rosetta
si risveglierà e inizierà l’ultima fase di avvicinamento alla cometa
P67/Churyumov–Gerasimenko. Ecco come funziona la più complessa missione
su una cometa mai realizzata. E come riuscirà a far atterrare un
laboratorio scientifico sul nucleo di una cometa. Il 2014 sarà un anno
di grande attese e di eccezionali scoperte per gli appassionati di
astronomia e dello spazio. Oltre alla missione Futura, che porterà
un’astronauta italiana, Samantha Cristoforetti sulla ISS, sarà l’anno
di Rosetta, la sonda europea che a maggio 2014 raggiungerà la cometa
P67/Churyumov–Gerasimenko e farà atterrare un piccolo lander sulla sua
superficie.
La missione dell’agenzia spaziale europea è partita quasi 10 anni fa,
il 2 marzo 2004, è soltanto ora sta per entrare nel vivo. La sonda al
momento è in viaggio verso la cometa… ma è spenta. Dopo aver studiato
l’asteroide Lutetia e aver fatto alcuni passaggi accanto alla Terra e a
Marte per sfruttarli come fionde gravitazionali, è entrata in
ibernazione l’8 giugno 2011. Da allora viaggia a 800 metri al secondo
in direzione della cometa in quasi totale ibernazione.
Il 20 gennaio, dopo 957 giorni di ibernazione, suonerà la sveglia. La
sonda, che sarà a circa 800 milioni di km dalla Terra, si riaccenderà
lentamente e inizierà una serie di delicate operazioni per riportarla
in piena operatività (vedi video sotto), a partire dal dispiegamento
dei due giganti pannelli solari che permettono alle sonde di funzionare
anche a grande distanza dal Sole.
Un gioiello della tecnica
A questo punto inizia la fase più delicata della missione. La sonda che
si troverà a circa 9 milioni di km dalla cometa inizierà
l’avvicinamento. A maggio, quando disterà “solo” 2 milioni di km,
inizieranno le fasi di allineamento e di test dei 21 strumenti di bordo
(11 sulla sonda madre e 10 sul lander Philae). Verranno scattate le
prime foto e gli scienziati dell’Esa saranno in grado di calcolare con
precisione posizione ed orbita dell’obiettivo.
Rosetta raggiungerà la cometa P67/Churyumov–Gerasimenko soltanto ad
agosto 2014 e inizierà una serie di orbite piramidali: gli astronomi
dell’Esa infatti non conoscono ancora bene la forma della cometa, la
sua gravità e soprattutto le condizioni in cui la troveranno. È proprio
questo l’aspetto più interessante e problematico della missione:
occorre raggiungere, entrare in orbita e atterrare su un corpo celeste
praticamente sconosciuto.
Missione cieca
In questa prima fase la sonda misurerà la gravità, la massa e la forma
del nucleo della P57 e farà le prime analisi della sua “atmosfera”
fatta di gas e polveri. Dopo questa prima mappatura e una volta
individuato il luogo migliore per un atterraggio, il lander, chiamato
Philae, si staccherà dalla sonda madre e atterrerà sulla cometa a una
velocità di 3,6 km all’ora. La data prevista per questa delicata
operazione è l’11 novembre.
Arpionata
Per evitare che Philae rimbalzi nello spazio a causa della bassissima
gravità, due arpioni lo ancoreranno alla superficie. Dopo essersi
attraccato alla cometa il lander raccoglierà alcuni campioni sulla
superficie e - attraverso una mini trivella - anche a 20/30 centimetri
di profondità. Philae ha a bordo 10 strumenti scientifici, tra macchine
fotografiche, microscopi, spettrometri e laboratori chimici per
studiare sul posto la composizione del nucleo cometario.
Rosetta nel frattempo continuerà a seguire la cometa P67 nella sua
corsa verso il Sole fino al dicembre 2015, misurandone l’attività man
mano che il calore solare ne riscalderà il nucleo ghiacciato.
La cometa raggiungerà la distanza più vicina al Sole (circa 185 milioni
di km) il 13 agosto 2015, a all'incirca tra le orbite della Terra e di
Marte. E Rosetta continuerà le sue analisi fino alla fine del 2015.
Un esperimento iniziato 4 miliardi di
anni fa
Le comete hanno sempre affascinato l’uomo. E soprattutto gli scienziati
perché sono tra i più antichi corpi celesti del nostro Sistema Solare e
conservano i campioni del materiale da cui si formarono il Sole e i
pianeti 5 miliardi di anni fa. Mentre i pianeti sono cambiati nel
tempo, questi corpi celesti sono infatti rimasti praticamente uguali.
Studiando la natura dei loro gas e delle loro polveri Rosetta aiuterà
gli scienziati a saperne di più sul ruolo delle comete nell'evoluzione
del Sistema Solare e sulla presenza – nel loro nucleo – di molecole
organiche complesse alla base delle forme di vita come noi le
conosciamo.
I precedenti
L’unica volta che un oggetto costruito dall'uomo ha raggiunto una
cometa fu nel luglio del 2005 quando la sonda Deep Impact lanciò un
oggetto del peso di 370 kg verso la cometa Tempel 1. Lo scopo era
quello di creare un piccolo cratere e far sollevare della polvere al
fine di studiarne la composizione da parte della sonda madre. Altre
sonde poi, dalla Giotto alla Stardust, si sono avvicinate, sfiorandole
a distanze diverse ma ad alta velocità, ad altre comete per
fotografarle e studiarne le polveri che lasciano dietro sé. Ma mai si è
avuto un “atterraggio morbido” su una di esse.
Focus.it