Marcello Pacifico
(Anief-Confedir): il provvedimento è frutto della superficialità dei
tecnici del Tesoro sulle questioni scolastiche. Invece di avventurarsi
in riferimenti normativi inappropriati, sarebbe bastato adottare una
deroga per i dipendenti della scuola al D.P.R. 122/2013, nella parte in
cui prevede la mancanza di riconoscimento degli aumenti già a partire
dal 2011. L’unico risultato sicuro che porterà il Governo è la
sensibile riduzione dei fondi destinati al Miglioramento dell’offerta
formativa.
Sugli scatti di anzianità del personale della scuola regna la
confusione più totale: anziché adottare una deroga per i dipendenti
della scuola al mancato “riconoscimento degli incrementi contrattuali
eventualmente previsti a decorrere dall'anno 2011” a favore del
“personale dipendente dalle amministrazioni pubbliche”, come previsto
dal D.P.R. 122 del settembre 2013, venerdì il
Consiglio dei ministri ha approvato un decreto ad hoc che solo in
apparenza dà una boccata d’ossigeno alle buste paga degli insegnanti.
Da un’analisi approfondita del provvedimento, il sindacato
Anief-Confedir ha appurato che il decreto produce ulteriore confusione,
non determina alcuna soluzione definitiva e non individua le risorse
necessarie per uscire dalla situazione stipendiale di stallo in cui
versano docenti e Ata. L’operazione è così destinata ad essere
finanziata in larga parte con fondi già in seno all’amministrazione
scolastica: quelli per l’incentivazione del personale scolastico
impegnato nel miglioramento dell’offerta formativa dei nostri alunni.
C’è da sperare, inoltre, che la bozza del decreto approvato dal CdM non sia quella
definitiva: in alcuni passaggi risulta infatti zeppa di inesattezze,
confermando la poca attenzione alle vicende della scuola da parte dei
tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze. In particolare,
nel testo del decreto si fa riferimento ad una “sessione negoziale”,
che si dovrebbe svolgere ai sensi del comma 9 dell’art. 64 della Legge
133 del 2008. Mentre l’estensore del provvedimento governativo avrebbe
dovuto indicare l’art. 8 della Legge 122 del 2010.
Inoltre, si ribadisce in toto il blocco contrattuale previsto dall’art.
1 comma 1 lettera b) del D.P.R. 122 del settembre 2013 per tutto l’anno
2013: una conferma che, senza un intervento legislativo, creerà
inevitabilmente un “buco” annuale ineliminabile nella carriera di
docenti e Ata. È davvero grave, poi, che si preveda di coprire gli
scatti fino al 2014 con appena 120 milioni di euro, derivanti dai tagli
decisi dalla gestione Tremonti-Gelmini, peraltro soggetti ad essere
incamerati dal Tesoro qualora non si arrivi ad una sottoscrizione
dell’accordo in fase negoziale: è una cifra a dir poco irrisoria,
soprattutto se si pensa che solo per finanziare gli scatti automatici
del 2011 servirono oltre 480 milioni di euro. Non si capisce, infine,
per quale motivo si dia il via libera agli scatti del 2014, senza
citare la Legge di Stabilità che ha superato le norme precedenti.
“Anche se il Governo invia segnali di distensione – commenta Marcello
Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – per
chi si intende di norme scolastiche è evidente che ha combinato un
altro pasticcio. Da cui potrà uscire solo approvando una specifica
deroga per i dipendenti della scuola al D.P.R. 122/2013, nella parte in
cui prevede la mancanza di riconoscimento degli aumenti già a partire
dal 2011. Mentre l’unico risultato sicuro che porterà è quello della
sensibile riduzione delle attività a supporto della didattica e della
formazione scolastica”.
Gli scatti, infatti, verranno pagati principalmente con la riduzione
dei fondi destinati ad incentivare docenti e Ata per svolgere una serie
di attività scolastiche: dalla retribuzione delle funzioni
‘strumentali’ del personale docente e degli incarichi specifici del
personale Ata (figure chiave nella scuola dell’autonomia) alle ore
eccedenti per la sostituzione degli insegnanti assenti; dall’indennità
del lavoro notturno e festivo per gli educatori, fino alle ore
eccedenti di pratica sportiva nella scuola secondaria. Ora, tagliando
drasticamente la retribuzione delle prestazioni aggiuntive dei
lavoratori della scuola, viene da chiedersi come faranno le scuole, in
queste condizioni, a potenziare le attività di didattica e la qualità
dell’insegnamento.
Tra l’altro, quella di andare a “saccheggiare” gli istituti del fondo
per l'istituzione scolastica non è una novità: l’amministrazione aveva
cominciato nel 2011, prelevando 7 milioni di euro; si è continuato
l’anno successivo, con una quota molto più consistente, pari a 138,91
milioni; e anche nel 2013, quando furono presi del Mof 275,41 milioni
di euro. E pure nel 2014 la differenza per arrivare ai 570 milioni
utili alla copertura degli scatti di anzianità, tra coperture arretrate
e attuali, si coprirà con lo stesso metodo. Togliendo a circa 8.400
istituti scolastici italiani praticamente la metà di quanto era
stabilito inizialmente: 985 milioni di euro.
“La realtà – conclude Pacifico - è che stiamo assistendo ad un assurdo
‘storno’ di soldi. Da una parte vengono sottratti al personale. Mentre,
dall’altra, vengono riconcessi attraverso il recupero di quegli scatti
automatici che non andavano sottratti. Insomma siamo veramente al gioco
delle tre carte.”
Anief.org