I 5mila
aspiranti "camici bianchi" che sosterranno oggi la prova d'accesso ai
232 posti di Medicina in lingua inglese potrebbero essere i penultimi
studenti italiani a fronteggiarsi con i tanto criticati test
d'ingresso. Il 3 settembre toccherà ai loro colleghi delle Professioni
sanitarie e poi si cambierà. Dal 2015/2016 il quiz a risposta multipla
potrebbe essere sostituito da una selezione sul modello francese: primo
anno aperto a tutti e scrematura a partire dal secondo sulla base del
curriculum. A confermarlo è stata ieri da Foggia la ministra Stefania
Giannini.
Intervenendo in un'iniziativa dell'ateneo locale la responsabile
dell'Istruzione ha commentato così le polemiche (e i ricorsi) che hanno
accompagnato gli ultimi quiz a Medicina: «Non sono del tutto convinta
che le 60 domande di un test a risposta multipla debbano e possano
essere il migliore strumento per misurare questa selezione». Rivelando
di aver già incaricato il capo dipartimento Università di «condurre una
relazione attenta sulla cosiddetta modalità francese».
In particolare, il sistema transalpino prevede che il primo anno sia
comune agli studi di Medicina, Farmacia, Odontoiatria ed Ostetricia. E
soprattutto non contempla una prova di pre-iscrizione, come da noi, ma
un concorso con numero chiuso - superato in media dal 15-20% degli
studenti - da svolgersi nel corso del primo anno suddiviso in due
parti: la prima alla fine del primo semestre (verso dicembre/gennaio);
la seconda alla fine del secondo semestre (verso maggio). Ovviamente su
materie che hanno costituito fin lì l'oggetto del corso di studi.
Nel trasferire quel modello in Italia il ministero - che sta
approfondendo il dossier proprio in questi giorni - potrebbe però
imboccare un'altra strada. Fondata cioè su una selezione in base al
curriculum del primo anno e quindi in base all'esito e alla regolarità
con cui sono stati svolti gli esami. I criteri saranno approfonditi
nelle prossime settimane; al momento di sicura c'è solo l'intenzione di
voler cambiare pagina sul numero a chiuso. Partendo da Medicina e
magari estendendo l'esperimento agli altri corsi di laurea e laurea
magistrale a ciclo unico ad accesso programmato a livello nazionale
come Architettura, Veterinaria e Professioni sanitarie.
Sul fronte università non è questo l'unico fronte aperto dal Miur:
sempre per medicina – dove un recente decreto ha rivisto le modalità di
accesso alle specializzazioni con il passaggio dalle prove locali al
concorso nazionale – presto dovrebbe arrivare un altro provvedimento
che punterà a riorganizzare classi, tipologie e durata dei corsi,
riducendone in alcuni casi la durata per allinearsi al resto
dell'Europa. Senza dimenticare il dossier più importante e delicato:
quello dell'ennesima revisione dell'accesso alle cattedre universitarie
con una riforma dell'abilitazione nazionale prevista dalla legge
Gelmini. Per ora il ministero sta monitorando quanto accaduto con la
prima tornata di abilitazioni su cui sono piovuti già centinaia di
ricorsi con prime sentenze del Tar e ordinanze del Consiglio di Stato.
L'idea è di far concludere prima la seconda tornata appena iniziata e
poi intervenire prendendo spunto questa volta dal modello spagnolo,
come anticipato dallo stesso ministro in un'intervista al Sole 24 Ore
dell'11 aprile scorso.
Marzio Bartoloni
ed Eugenio Bruno
Ilsole24ore.com