Segnalate i
maestri che parlano in classe di omosessualità. A lanciare le liste di
proscrizione contro gli insegnanti che si permettono di promuovere
progetti di educazione all’affettività e alla sessualità riconoscendo i
diritti dei gay, è il Comune di Verona capitanato dal sindaco Flavio
Tosi. A proporre l’ordine del giorno, approvato con 17 voti a favore e
12 contrari, è stato il consigliere comunale Alberto Zelger che ha chiesto interventi immediati
nelle scuole di competenza comunale. Un provvedimento che, per il fatto
che è stato approvato da un consiglio comunale, riporta l’Italia indietro nel tempo.
Forse non tutti coloro che leggeranno questa notizia avranno la
pazienza di leggere l’ordine del giorno proposto da Zelger ma vale la
pena riportare qui alcune delle dichiarazioni riportate nel dispositivo
comunale a sostegno delle richieste fatte, badando bene ai sostantivi e
ai verbi usati. Il Comune di Verona ha approvato un ordine del giorno
che invita il sindaco e la giunta a “vigilare affinché, nelle scuole di
competenza comunale, venga data un’adeguata informazione preventiva ai
genitori sul contenuto dei progetti di educazione all’affettività e
alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sugli eventi ludici, che
vengono proposti ai loro figli”. Fin qui si potrebbe discutere: tutti i
progetti dovrebbero essere concordati con le famiglie. Il problema è
che con l’approvazione di questo ordine del giorno è stato “delegato al
Coordinamento famigliServizi Educativi l’onere della raccolta delle
segnalazioni dei genitori e degli insegnanti sui progetti di educazione
all’affettività e alla sessualità, come pure sugli spettacoli e sul
materiale didattico, che risultino in contrasto con i loro principi
morali e religiosi”.
I principi morali e religiosi di chi? Di tutte le famiglie di una
scuola o di Zelger? Del Comune o di tutte le mamme e i papà? E come si
verificano tali principi?
Inoltre sarà predisposto “uno strumento di raccolta delle segnalazioni
di cui sopra con apposito spazio sul portale del Comune ed
eventualmente anche attraverso un numero verde istituito dal Comune o
da qualche altro ente o associazione, che se ne assumesse l’onere”. Ma
non basta: “Al Comune spetterà comunque il compito di darne adeguata
pubblicità”.
Insomma, se una maestra si permetterà di leggere ai bambini la favola
del “Piccolo uovo” illustrata da Altan potrebbe rischiare di essere segnalata da qualche mamma o persino da
qualche bigotta collega pronta a comporre il numero verde: “Pronto, è l’ufficio segnalazioni contro i
principi morali e religiosi? Vi volevo avvisare che stamattina
il maestro Alex ha letto una fiaba che parlava di famiglie diverse da
quella naturale”.
E dall’altra parte della cornetta: “Signora mi dia nome e cognome
provvederemo a dare pubblicità di quanto accaduto”.
Eh sì, perché secondo Zelger, che nell’ordine del giorno cita
l’articolo 29 e 30 della Costituzione, il 16 della Dichiarazione
Universale dei Diritti dell’Uomo, “da
qualche tempo la famiglia naturale sta subendo un’aggressione culturale
senza precedenti che vorrebbe equipararla alle unioni di persone dello
stesso sesso, riconoscendo loro il diritto all’adozione e alla
“produzione” di bambini con l’utero in affitto. Questa aggressione
culturale arriva persino a minacciare i giornalisti, a condizionare gli
insegnanti nel loro ruolo educativo, a indottrinare i bambini con
spettacoli e opuscoli tendenziosi, a impedire convegni sui temi
famigliari, a proporre la galera per chi dichiara di preferire l’unione
tra un uomo e una donna e, in prospettiva, ad insegnare giochi erotici
ai bambini per rimuovere ogni loro futura avversità ai rapporti
sessuali di ogni tipo”.
Le espressioni di Zelger (che sul suo profilo Facebook cita brani
evangelici e iniziative contro “la lobby gay”) denotano ancora una
volta la necessità di un dialogo in Italia su questi temi. La distanza
di vedute tra chi si schiera a favore dell’adozione delle coppie gay e
il giusto riconoscimento dei loro diritti e chi, come Zelger è
contrario persino ai progetti educativi che riconoscano una realtà che
fa parte della nostra società, crea estremismi sterili, destinati a uno
scontro che non potrà certo far bene alla società civile italiana. E
se, un consiglio comunale approva un ordine del giorno del genere, il
Ministero della Pubblica Istruzione non può certo chiudere gli occhi.
Alex Corlazzoli - Ilfattoquotidiano.it