Perché se passa
il testo del disegno di legge già approvato al Senato, saranno
tantissimi i precari che non potranno più insegnare solo perché hanno
avuto più di tre contratti su posto vacante: sarebbe una vera trappola,
perché si tratterebbe dell’esatto contrario di quanto ci dice l’Unione
europea, secondo cui coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio
su cattedre libere vanno stabilizzati. Invece per il Governo italiano
vanno mandati a casa. E la stessa beffa, nascosta nei meandri del ddl,
viene rifilata anche al personale Ata. Anief pronta a chiedere ai
tribunali di intervenire e ristabilire la giustizia, per ottenere
condanne esemplari da parte dei giudici e la stabilizzazione di massa
che ci chiede l’UE.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir-Cisal): il nostro sindacato aveva
deciso di patrocinare gratuitamente, presso il Tribunale Civile di
Roma, una serie ricorsi contro la Presidenza del Consiglio, al fine di
ottenere risarcimenti milionari per i docenti che in questi anni sono
stati sfruttati con i contratti a termine. Ora rilanciamo la richiesta,
perché chiederemo anche la loro stabilizzazione: ci aspettiamo
un’ondata di ricorsi seriali, da parte di tutti i docenti a cui sarà
negata la facoltà di insegnare anche come supplenti.
Sui banchi del Parlamento si sta consumando l’ennesima trappola per i
precari della scuola italiana. Con il maxi-emendamento al disegno di
legge di riforma si era cercato di rassicurare i precari e smorzare le
polemiche rinviando al gennaio 2016 l'applicazione della norma, solo
che nel testo riformulato dal Governo, prima del voto di fiducia, si è
ritornati al testo originario: quello che aveva gridato allo scandalo e
alla stessa denuncia dell'Anief alla Corte di Giustizia europea, a cui
solo di recente gli Uffici della Commissione hanno risposto.
Per decine di migliaia di docenti precari della scuola, in pratica, non
solo sfumerà l’immissione in ruolo cui aspiravano per diritto, non
certo per concessione del Governo, ma presto si concretizzerà il
rischio di essere esclusi dalle supplenze in quelle stesse scuole
pubbliche dove hanno svolto il loro onorato servizio per diversi anni.
E la stessa beffa viene rifilata al personale Ata, che dalle assunzioni
del piano straordinario di immissioni in ruolo è stato addirittura
incredibilmente escluso.
Il comma 130 del disegno di legge di riforma, approvato a Palazzo
Madama, non lascia spazio a dubbi: “a decorrere dal 1° gennaio 2017, i
contratti di lavoro a tempo determinato stipulati, con il personale
docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario presso le
istituzioni scolastiche ed educative statali, per la copertura di posti
vacanti e disponibili, non possono superare la durata complessiva di
trentasei mesi, anche non continuativi”.
Si tratta, chiaramente, dell’interpretazione opposta di quanto
stabilito lo scorso 26 novembre a Lussemburgo dalla Curia europea.
Così, in questo modo, da Governo e Parlamento si aggiunge l’ennesima
“perla” alla lista delle incongruenze, delle esclusioni illegittime e
degli aspetti incostituzionali della riforma, come rilevato di recente
anche da docenti ordinari di Diritto Costituzionale.
“Il nostro sindacato – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief,
segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal - nei giorni
scorsi aveva deciso di patrocinare gratuitamente presso il Tribunale
Civile di Roma una serie ricorsi contro la Presidenza del Consiglio, al
fine di ottenere risarcimenti milionari per i docenti che sono stati in
questi anni sfruttati con i contratti a termine. Ora, Anief rilancia e
chiederà anche la loro stabilizzazione. Con un’ondata di ricorsi
seriali per tutti quei docenti a cui sarà negata la facoltà di
insegnare anche come supplenti”.
“Perché è in questo modo - conclude il sindacalista
Anief-Confedir-Cisal - che si rispetta la normativa comunitaria. Mentre
la norma del disegno di legge “La Buona Scuola”, così come scritta, al
comma 131 del testo in via dia approvazione definitiva, è palesemente
incostituzionale e ci allontana sempre di più dal diritto europeo”.
Anief.org