I professori no-bonus “A
tutti o a nessuno così è un’elemosina” - Da Milano a Napoli cresce la
protesta degli insegnanti “Usiamo quel premio per aiutare gli alunni
bisognosi” -
Hanno scelto di rifiutare il premio che certifica il loro merito:
nell’anno scolastico appena concluso sono stati buoni maestri, ottimi
professori. I migliori a scuola. Il premio previsto è in denaro: da 200
euro netti ai 1.800 di un liceo a Torino: la discrezionalità con cui le
singole scuole italiane hanno distribuito il bonus è stata totale.
L’iniziativa del premio allontanato, ultimo orgoglio degli insegnanti
italiani, è nata a Bologna, città all’avanguardia nella protesta contro
la Buona scuola. In maniera spontanea, nell’istituto comprensivo più
grande: l’Ic 14 tra Borgo Panigale e Casteldebole, prima periferia. È
fatta da cinque scuole elementari e una media, da 1.358 alunni di cui
il 28 per cento stranieri. Bene, qui 72 docenti su 177 hanno
sottoscritto una “dichiarazione di indisponibilità” al premio sul
merito. Poi lo hanno spiegato. «Siamo contrari al sistema di
valutazione introdotto dalla legge 107 perché comporta uno sterile
aumento della competizione individuale tra gli insegnanti, determina
una forte gerarchia e trasforma la scuola pubblica in un’azienda
spingendo i docenti a uniformare la didattica». La protesta ha assunto
anche modalità nobili: i soldi destinati ai singoli sono stati donati a
progetti didattici, spesso per ragazzi con il passo lento. All’Istituto
agrario Serpieri, sempre a Bologna, quindici insegnanti hanno fatto
appello ai colleghi: «Non presentate la richiesta per il premio». Qui
hanno spinto i Cobas. Al Liceo scientifico Sabin sono stati raccolti 40
”no”: «A tutti o non lo voglio». Diversi “rifiuti” sono arrivati alle
primarie Romagnoli e Longhena, al Monte San Pietro, all’Istituto
Aldrovandi- Rubbiani. Molti insegnanti — una minoranza, una larga
minoranza — hanno chiesto di non essere premiati.
Il riconoscimento in euro spesso è considerato ingiusto, visto che i
criteri sono arrivati nel finale dell’anno. Ci sono 200 milioni di euro
in tutta Italia: 23mila euro per istituto, in media. La scorsa
primavera si era infiammata la prima battaglia: su quali basi si
sceglieranno i migliori? La domanda è stata superata con non poche
incongruenze. In alcune scuole si è deciso di dare il denaro a tutti i
docenti che avevano presentato un progetto speciale, in altre ci si è
affidati ai questionari compilati dagli studenti, alle segnalazioni di
colleghi e genitori. Diversi prof sono stati premiati per aver portato
i ragazzi a una mostra il sabato, altri perché animatori digitali,
altri perché avevano trascritto i verbali dei consigli di classe.
Ora, a scuola chiusa, la bellicosa classe docente italiana è passata
alla fase due: il rifiuto. Una parte, almeno. Il boicottaggio è
diventato massiccio a Milano: prof di istituti del centro si sono
rifiutati in blocco di far parte del comitato di valutazione. A Firenze
i più sindacalizzati hanno suggerito di dividere il premio con chi si è
opposto alle riforme dall’inizio. A Roma si segnalano rifiuti al Liceo
classico Mamiani, quartiere Prati, alla Claudio Abbado, in centro, e
alla Luigi Rizzo della Balduina. Maria Lo Fiego, insegnante alle medie,
ha postato la sua contrarietà su Facebook: «Un’elemosina ». La gran
parte dei presidi di Torino ha smussato la questione dirottando fondi
verso il potenziamento dei laboratori. Il comprensivo Regio Parco,
invece, ha scelto di escludere gli insegnanti con più di venti giorni
d’assenza. Il Liceo classico Siotto Pintor di Cagliari si è spaccato
mentre all’Adolfo Pansini di Napoli gli stessi studenti, in
solidarietà, non sono entrati a far parte del Comitato di valutazione.
Premio fermato. Nel 42 per cento delle scuole di Palermo il bonus sarà
assegnato in base a un’autocertificazione presentata dai docenti. A
Parma e Piacenza, sostiene il sindacato Gilda, su 88 istituti solo un
paio hanno già chiarito la faccenda. A Parma, d’altronde, la raccolta
delle firme per il referendum che chiede, tra l’altro, l’abolizione del
premio è arrivata a cinquemila sottoscrizioni.
( hanno collaborato tiziana de giorgio, silvia dipinto, arianna
fuccillo, maria chiara perri, stefano parola)
La Repubblica