Era stato annunciato
a dicembre, il nuovo concorso per presidi che avrebbe dovuto colmare le
carenze del sistema ed evitare le reggenze complesse che negli ultimi
anni hanno reso complicatissima la vita di alcuni dirigenti scolastici
- Sarà bandito ad aprile il concorso per dirigenti scolastici: sono
queste le ultime novità che arrivano dal ministero dell’Istruzione dopo
l’ennesimo rinvio. Atteso da anni, per coprire almeno un migliaio di
posti vuoti fino al 2020, era stato annunciato dalla ministra Stefania
Giannini lo scorso anno come una delle novità del nuovo corso del
sistema scolastico. Obiettivo? Evitare presidi che gestiscono fino a 8
istituti distanti tra loro e con differenti esigenze, e restituire
finalmente alla figura del dirigente tutta la dignità che il nuovo
ruolo di responsabilità disegnato dalla Buona scuola le attribuiva. Il
concorso doveva svolgersi a dicembre, con una prova preselettiva, una
prova scritta ed una orale per accertare le competenze anche
linguistiche e infine un corso di formazione dirigenziale di 4 mesi più
un tirocinio di altri 4 mesi. Ma il bando non è mai arrivato.
La conta dei posti vuoti
Il ministero della Funzione pubblica e quello delle Finanze, quando
hanno visto il regolamento, hanno infatti riscontrato delle
imprecisioni, delle irregolarità, delle carenze nelle procedure, che
avrebbero potuto inficiare il concorso. E allora hanno spedito tutto di
nuovo al mittente. I tecnici del Miur si sono rimessi al lavoro, e
adesso hanno prodotto un nuovo regolamento, che per le linee generali
assomiglia al precedente ma chiarisce alcuni aspetti procedurali
considerati fondamentali. Questo regolamento dovrà ricevere il visto
del Consiglio di Stato, e solo allora si potrà bandire il concorso. Non
prima di un mese e mezzo. Con la speranza che non ci siano altri
intoppi, pena il serio rischio stallo per diverse regioni. Due anni fa
l’Anief stimava che nel 2016 ci sarebbe stata una scuola su 4 senza
preside, e di fattole scuole senza preside nello scorso anno scolastico
erano stimate sulle 1500, con un numero record di reggenze in Lombardia
(più di 150), in Veneto (135), in Emilia (173), a Roma (90). Difficile
immaginare che, se il concorso verrà bandito in aprile, potrà portare
nuovi presidi in classe già a settembre. Quindi nell’anno scolastico
2017-2018 la situazione sembra destinata a peggiorare.
Il piatto piange
Per non parlare degli stipendi. Quello di un preside si aggira intorno
ai 50-60 mila l’anno, ma chi ha una reggenza percepisce appena 700 euro
in più (lordi) al mese: quindi le reggenze di fatto permettono allo
Stato di risparmiare, ma ingolfano le competenze dei presidi. Che
infatti sono sul piede di guerra e hanno promosso una petizione per
chiedere strumenti di lavoro efficaci e retribuzioni giuste: «La
complessità gestionale di un’istituzione scolastica non è seconda a
nessun’altra amministrazione né per ampiezza di competenze né per
numero di addetti o di soggetti governati. Appare pertanto con ogni
evidenza che l’attuale trattamento economico riservato ai dirigenti
scolastici è del tutto ingiustificato», scrivono. E al danno, in certi
casi, si aggiunge la beffa: Udir segnala la richiesta da parte del
ministero dell’Istruzione di cifre fino a 10 mila euro per retribuzioni
percepite ingiustamente da dirigenti scolastici calabresi e veneti tra
il 2012 e il 2015. «La lettera ad personam sta arrivando a 600 presidi
veneti e presto anche a quelli calabresi: in alcuni casi le cifre da
restituire sarebbero del 25% superiori a quelle pattuite dai sindacati
rappresentativi nei CCNL e nei CIR firmati per effetto del
dimensionamento, che nei tagli colpisce pure i dirigenti lucani»,
denuncia il sindacato, concludendo: «Siamo alla follia: hanno stipendi
dimezzati e ora il ministero vuole indietro i soldi».
Valentina Santarpia
Corriere della sera