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Didattica: Riconoscere e certificare le competenze / 2

Redazione
Il sistema nazionale di certificazione
La questione della certificazione e del riconoscimento delle competenze in qualsiasi ambiente acquisite viene presentata come un problema di grande rilievo sociale per ogni nazione che vi si vuole o vi si deve cimentare. Per quanto riguarda l'Italia, da tempo certificazione e riconoscimento delle competenze vengono ritenuti necessari per la creazione di un sistema formativo integrato e per istituire nuove relazioni tra formazione, persona, mercato del lavoro. Queste due operazioni consentirebbero di adeguarsi ai cambiamenti del mercato del lavoro e ai cambiamenti della natura del lavoro e costituirebbero anche un ampliamento del tradizionale diritto allo studio. Questo nuovo diritto si riferisce al patrimonio culturale acquisito dalla singola persona nella prospettiva della formazione lungo tutta la vita. "L'introduzione del valore del patrimonio culturale e professionale agito dalla persona, e debitamente documentato, estende l'idea di cittadinanza, comprendendo tutte le forme in cui la sua dedizione ad un compito e ad un'opera consente di migliorare la vivibilità della società e la sua stessa autorealizzazione". (D. Nicoli)

Col D. LVO del 16/1/2013 viene istituito il Sistema Nazionale di Certificazione per dare una soluzione organica alla questione della certificazione e del riconoscimento delle competenze e si inizia a delineare un quadro in cui potranno finalmente essere inserite le numerose esperienze condotte a livello nazionale, attraverso la definizione di norme comuni e standard di riferimento. Solennemente vien detto:"La Repubblica, nell'ambito delle politiche pubbliche di istruzione, formazione, lavoro, competitività, cittadinanza attiva e del welfare, promuove l'apprendimento permanente quale diritto della persona e assicura a tutti pari opportunità di riconoscimento e valorizzazione delle competenze comunque acquisite in accordo con le attitudini e le scelte individuali e in una prospettiva personale, civica sociale, occupazionale"(art. 1)

Il sistema nazionale di certificazione delle competenze è una struttura giuridico-istituzionale non ancora stabilizzata nella sua consistenza e nelle sue funzioni; è per certi versi un oggetto sconosciuto, che si pone a metà strada tra la formazione e le misure tese a favorire la cittadinanza(D. Nicoli). Nel nostro sistema di certificazione delle competenze si hanno enunciati generali e non son definite " le evidenze delle competenze stesse, ovvero le prestazioni reali e adeguate, necessarie e sufficienti che attestano l'effettiva capacità del soggetto nel sapere fronteggiare compiti e problemi significativi per potere essere giudicato competente"(D. Nicoli). In questo modo si corre il rischio di avere un sistema di carte, che rilascia certificati che sono "la replica sempre uguale a se stessa"(D. Nicoli), invece di documenti che attestano il personale percorso di acquisizione e di possesso delle competenze.

Perchè le Certificazioni
Le ragioni di fondo che hanno condotto le parti sociali sociali e le istituzioni a muoversi nella direzione di questa innovazione a parere della Di Francesco sono:
a) La prospettiva del lifelong learning . Si apprende durante tutto l'arco della vita . Questo implica un intreccio ed una alternanza ricorrente di periodi di istruzione, formazione professionale e lavoro. Il meccanismo puo' funzionare se si dispone di sistemi e strumenti di valorizzazione, di riconoscimento e di capitalizzazione delle competenze acquisite nel tempo;
b) La prospettiva del lifewide learning. Si apprende nei luoghi deputati alla formazione(scuola e formazione professionale), ma anche nei posti di lavoro(non formal learning) ed in quelli della vita personale e del tempo libero(informal learning). Questo rende necessario validare, certificare e riconoscere questi apprendimenti esperienziali, ma anche disporre di strumenti che consentano la trasferibilità delle competenze da un contesto ad un altro;

c)La crescente mobilità indotta dall'attuale organizzazione del lavoro e dalla distribuzione territoriale delle aziende;per motivi di equità, di funzionalità economica e del mercato del lavoro occorre assicurare misure che riguardano la cumulabilità e la capitalizzazione verticale delle competenze comunque acquisite;

d)La progressiva flessibilizzazione del mercato del lavoro. Alle persone in transizione da una condizione ad un'altra occorre assicurare strumenti che consentano di ricostruire e riconoscere, ma anche di cumulare, collegare, integrare , riordinare e ricomporre il senso dei diversi e parziali segmenti di esperienza formativa e/o lavorativa;

e) La progressiva tensione dei sistemi formativi verso l'individualizzazione e la personalizzazione. Questo comporta la flessibilizzazione dei curricoli per consentire ingressi e permanenze diversificati nel periodo formativo. Operazione resa possibile dagli strumenti di analisi e validazione delle competenze in ingresso e dall'accettazione dei crediti precedentemente accumulati;

f) Il progressivo spostamento dell'attenzione dei processi formativi e di gestione delle risorse umane dalle caratteristiche generali di attitudini personali alle competenze. (In questa direzione anche P. G. Bresciani in "Riconoscere e certificare le competenze").

La prospettiva del lifelong e del lifewide learning sostenuta all'inizio del Duemila dall'Unione Europea con il Memorandum sull'istruzione e formazione permanente modifica i principi tradizionali del fare formazione che si erano consolidati intorno ai concetti di luogo(scuola), di tempo(durata del curriculum)di spazio(aula), di risorse, di metodologie formative dedicate al'apprendimento. L'attenzione si sposta dalla prevalente forma istituzionale del percorso formativo al soggetto e ai suoi bisogni formativi. Il lifelong learning diventa principio sia dell'offerta sia della domanda di formazione con un'accentuazione , in un contesto non definito di responsabilità istituzionali, della responsabilità individuale di apprendere e di sviluppare le proprie competenze. "Questo profondo cambiamento del fare formazione si accompagna, inoltre, alle difficoltà della società e delle economie a garantire stabilità in percorsi lavorativi formativi professionali e di conseguenza l'individuo è rinviato a se stesso, ai suoi percorsi autoriflessivi e ricostruttivi per definire i propri punti di riferimento e costruire la propria storia"(G. Di Francesco).

Il trasferimento di responsabilità dalla società alla singola persona in un ambito di problemi ritenuti di grande impatto sociale è una comoda scorciatoia ed una conseguenza delle politiche di ridimensionamento dello stato sociale ed è francamente incomprensibile che a queste condizioni si parli entusiasticamente a proposito del lifelong learning di "orizzonte di senso" dopo averlo definito una "politica, una teoria, un metodo"(Alberici). E' lecito chiedersi e sapere a chi tocca predisporre l'offerta formativa, se c'è una domanda di apprendimento permanente . Se il lifelong learning diventa un bisogno sociale diffuso , non è giustificabile che le istituzioni pubbliche non si assumano la responsabilità di renderla un'opportunità per tutti e non solo per i volenterosi o per quelli che dispongono dei mezzi per continuare ad aggiornarsi e a formarsi. Nel lifelong convivono molte ambizioni e si sostengono molti progetti, quasi sempre configurati in termini economicistici e non sempre conciliabili con le prospettive di sviluppo personale e sociale.

Le certificazioni nel sistema scolastico
Il Decreto Legislativo che istituisce il Sistema nazionale di certificazione ha un 'evidente impostazione economico-sociale e si innesta nelle modifiche delle relazioni del mercato del lavoro. In premessa richiama le norme relative alle scuole della secondaria superiore, alla formazione professionale, all'istruzione tecnica superiore e all'Università, perchè istituzioni interessate al rapporto col mondo del lavoro e responsabili dell'occupabilità dei propri esiti formativi. Le certificazioni a scuola, ciò nondimeno, non hanno solo questa valenza;hanno una storia diversa, diverse prospettive e diversi significati e questo vale in modo particolare per le scuole del primo ciclo e dell'obbligo. Non è insignificante che al di fuori del mondo della scuola la certificazione è a richiesta delle singole persone, mentre a scuola è diventata un obbligo istituzionale.

Si comincia a parlare di certificazioni a scuola con il Regolamento dell'Autonomia, ma il primo documento ufficiale prodotto dall'amministrazione è quello del 2010(DM n. 9/2010), in esecuzione delle norme del Regolamento della scuola dell'obbligo(DM n. 139/2007); francamente non è gran cosa ed è diverso rispetto ai modelli di certificazione predisposti per la scuola primaria e per la secondaria di primo grado, per i quali è stata proposta e organizzata un'ulteriore stagione di sperimentazione, dopo quella iniziata con le Linee Guida del 2015. Sul triennio delle superiori si è ancora all'anno zero.

Nella scuola del primo ciclo la certificazione delle competenze, che accompagna il documento di valutazione degli apprendimenti e del comportamento degli alunni rappresenta" un atto educativo legato ad un processo di lunga durata e aggiunge informazioni utili in senso qualitativo in quanto descrive i risultati del processo formativo, quinquennale e triennale, anche in vista della ulteriore certificazione delle competenze al termine dell'obbligo di istruzione del secondo ciclo". Tale operazione va intesa " come valutazione complessiva in ordine alla capacità degli allievi di utilizzare i saperi acquisiti per affrontare compiti e problemi complessi e nuovi, reali o simulati"(Linee guida del 2017). La certificazione in questo ordine e grado di istruzione ha una dimensione educativa e orientativa.

Certificazione e riconoscimento dei crediti formativi sono al momento operazioni sperimentali; non sono al momento un'attività ordinaria delle pratiche scolastiche e formative in tutte le scuole, fatta eccezione per il completamento dell'obbligo scolastico. Ma non è compito facile come si pensa, perchè come M. Pellerey (2009)affermava anni addietro l'utilizzazione del termine competenza e l'espressione certificazione delle competenze sono state introdotte senza adeguato apparato semantico e operativo. L'istituzionalizzazione delle certificazioni per quanto riguarda il sistema di istruzione e formazione, dopo la sperimentazione dei modelli relativi alla primaria e alla secondaria di primo grado e dopo quello licenziato per l'espletamento dell''obbligo, è confermata dal nuovo regolamento di valutazione che viene dal Decreto Delegato n. 384.

Raimondo Giunta








Postato il Mercoledì, 03 maggio 2017 ore 07:45:00 CEST di Nuccio Palumbo
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