Beniamino
Gemignani ha fatto un'opera notevole di ricostruzione storiografica del
conflitto che si è svolto nelle cave marmifere apuane tra operai e
imprenditori, lavoro e capitale, e del dolore che ha attraversato la
comunità locale in seguito ai lutti, alle mutilazioni e alle lotte
necessarie per ottenere un piccolo incremento salariale e un
miglioramento delle condizioni lavorative. Lo studioso utilizza tutti
gli strumenti utili alla ricerca, rinvenuti negli archivi pubblici e
privati, dai diari familiari alle lettere e alle più svariate forme di
documentazione, e non si accontenta di ottenere una ricognizione delle
vicende narrate, poiché fa intervenire il suo sentimento e le sue
emozioni per scavare sempre più in profondità nei rapporti
interpersonali e comunitari e dare un'idea più puntuale, elaborata e
realistica, delle drammatiche situazioni egregiamente illustrate, come
si addice a storici di provata capacità.
Questo è il merito più grande dell'Autore de "Il lavoro e i suoi
martiri" edito dalla società Editrice Apuana di Carrara nel 2017 e
introdotto da Enrico Rossi, Presidente della Regione Toscana, e da
Giorgio Lindi, Presidente dell' Anpi di Carrara. La storia locale si
intreccia nella ricerca di Gemignani con la storia generale, ed è anche
questo un prezioso contributo che viene donato al lettore con le due
storie tanto brillantemente sintetizzate in una visione unitaria e in
una esposizione concretamente univoca.
I fatti locali assumono un valore paradigmatico, poiché vengono
sottoposti a metodologie, esposizioni e riflessioni più larghe e aperte
e raggiungono altezze concettuali di non poco rilievo nella loro
problematicità e applicabilità generale. Così, e soltanto in tal modo,
la storia locale acquista dignità e scientificità e supera i suoi
confini cui spesso viene inesorabilmente legata e mummificata.
La questione storica di fondo non è più quella del dolore esistenziale
per i morti ed i feriti sul lavoro nelle cave marmifere apuane, bensì
quella dei rapporti tra capitale e lavoro nelle loro epoche storiche e
nei duri scontri che si presentano puntualmente nelle varie fasi della
storicità, dal Medio-Evo alla modernità e alla contemporaneità. Dalla
vicenda delle vicinanze a quella dell'appropriazione capitalistica a
parlare non sono tanto le persone con le loro emozioni ed i loro
sentimenti, ma gli individui con i loro interessi ed i loro legami al
loro mondo degli affari e degli affetti, nella loro completa ed
integrale totalità.
La modernità liberistica ha scatenato il fuoco della cupidigia
capitalistica e ha bruciato quanto la ricchezza sociale aveva prodotto
a favore della comunità, lasciando nella disperazione la classe
operaia, impegnata nelle cave marmifere ed in quegli agri dai quali
aveva ricevuto il proprio nutrimento. Il velo dell'età moderna di
presenta al cospetto della storia apuana con lacrime e sangue, e
accadono i famosi moti del 1894, i cosiddetti " fatti di lunigiana "
che sono in effetti quasi esclusivamente fatti carraresi. Qui la
contraddizione più grave ed eclatante mi sembra quella intercorsa tra
rappresentanze operaie e riduzione del potere e delle prospettive della
classe dei cavatori. Il pessimismo conseguente non impedisce perciò
l'uso della violenza che si trasferisce pure nella vita cittadina.
L'Autore di fronte alle pagine di questo tipo di modernità
contraddittoria esprime un giudizio storiografico di grande
intelligenza e dice in sostanza che gli avanzamenti tecnologici ed i
progressi capitalistici non favoriscono eguali avanzamenti e progressi
nel campo lavorativo, nell'organizzazione del lavoro e nella
redistribuzione della ricchezza sociale. I poveri pagano più alti
tributi ed i ricchi ottengono di pagare più moderate imposizioni
fiscali. E ciò scatena ovviamente la rabbia del proletariato locale,
che si sente e si vede sopraffatto da tributi, da condizioni di lavoro
disumane e da atti di arbitrio da parte del potere politico e
amministrativo straordinariamente e platealmente settario e
indisponente.
Questo è in realtà il 1894 a Carrara, e la richiesta dello stato
d'assedio e l'arrivo dell'esercito e la messa in azione di tutti gli
apparati coercitivi dello Stato monarchico non sono sufficienti ad
impedire lo scatenamento dell'emotività popolare. E Gemignani ne
fornisce un rapido schizzo, ma bastevole a riassumere tutti i dati di
una vicenda dolorosa, con la spaccatura che si produce all'interno di
una comunità tradizionalmente governata da sentimenti di umana
solidarietà e profondo spirito di pacificazione sociale, anche nelle
dure tempeste della fame e della miseria ricorrente.
Tutta questa riflessione si può riassumere con le parole dell'Autore
secondo il quale il proletariato delle cave e i cittadini più poveri di
Carrara pagano il prezzo più alto ( Vedi B.Geminiani, "Il lavoro e i
suoi Martiri", SEA, Carrara 2017, p.p. 32-34 ). Dice in particolare
l'Autore che le varie amministrazioni comunali a mezzo delle
commissioni tributarie adottano la prassi normale e costante " del far
pagare di più a chi ha di meno e di meno a chi ha di più " (
B.Geminiani, Op. cit. , p. 33 ).
La storia successiva di Carrara conferma la situazione descritta, anche
dopo il periodo fascista e post-fascista, e nonostante la diretta presa
del potere politico da parte di gruppi e uomini dichiaratamente
democratici e di sinistra.
prof. Salvatore Ragonesi