Un rientro
complicato
Il rientro dell'Istruzione Professionale nelle competenze dello Stato
, deciso con la legge n. 40 del 2007, è stata una soluzione pragmatica,
ma
in qualche modo violava il dettato costituzionale, che affida alle
regioni l'intera filiera professionalizzante dell'istruzione. E' stata
una scelta dettata dal buon senso e da un certo grado
realismo ; lo si puo' dedurre dal fatto che, ritornate al governo, le
forze che a suo tempo decisero la regionalizzazione dell'istruzione
professionale e il suo accorpamento con l'istruzione tecnica
non hanno riportato indietro le lancette dell'orologio, ma
si sono adoperate per fare funzionare l'assetto che si era venuto a
determinare con la legge n. 40 del 2007. In questo nuovo assetto
l'Istruzione Professionale torna allo Stato, ma le Regioni gestiscono e
possono sviluppare i percorsi triennali per la qualifica e quelli
quadriennali per il diploma professionale. Un quadro d'insieme
tutt'altro che semplice e semplificato.
Alcune regioni, in virtù delle competenze loro assegnate dalla riforma
costituzionale, dalla legge n. 53 del 2003 e dal decreto legislativo n.
226 del 2005 avevano cominciato a mettere in cantiere i nuovi percorsi
dell'istruzione e formazione professionale, ma tutte le altre pur
in difficoltà nel dare pieno adempimento alle proprie e nuove
responsabilità non hanno mai rinunciato alle proprie prerogative.
Difficoltà originate in gran parte dal fatto che la maggior parte
della formazione professionale regionale era ed è ancora
nelle mani di enti privati in regime di convenzione, che può
essere stipulata solo da quelli accreditati per la presenza di
precisi standard di qualità, riguardanti
curricoli, progetti, locali, personale, risultati ottenuti. In una
parola
per dare al nuovo quadro delineato dalla legge n. 40 del 2007 un
minimo di razionalità e per mantenere in vita le prerogative delle
Regioni si è dovuto cercare il modo di rendere valido il
segmento regionale del sistema nazionale di istruzione e formazione e
di non farlo confliggere con l'Istruzione Professionale. C'è voluta
un'Intesa, nella Conferenza Unificata del 16 Dicembre del 2010 tra il
Governo, le Regioni, le Province Autonome di Trento e Bolzano per
potere adottare le Linee Guida per stabilire organici raccordi tra
percorsi di Istruzione Professionale(riordinata ai sensi del DPR n. 87
del 2010) e quelli di Istruzione e Formazione Professionale
Regionale.
La linee guida
Le Linee Guida sono state definite in ottemperanza a quanto
stabilito dall'art. 13 della legge n. 40 e delineano un
quadro complesso di rapporti tra i due segmenti formativi, in cui
vengono specificati i riferimenti delle qualifiche professionali della
IeFP agli indirizzi dei percorsi quinquennali degli Istituti
Professionali, la correlazione tra aree formative della IeFP e gli
insegnamenti e le classi di concorso degli Istituti Professionali e
anche una tabella di confronto tra le nuove qualifiche triennali della
formazione regionale e quelle del precedente ordinamento
dell'istruzione professionale. I raccordi sono finalizzati a
sostenere e a garantire, innanzitutto, l'organicità dell'offerta
dei percorsi a carattere professionale del secondo ciclo del sistema di
istruzione e formazione nel rispetto dei diversi ordinamenti e della
programmazione regionale dell'offerta formativa, che dovrebbe essere in
sintonia con i fabbisogni professionali e le specifiche
connotazioni del mercato del lavoro. Altra finalità di rilievo è
garantire la reversibilità delle scelte degli alunni, facilitando i
passaggi tra i sistemi formativi mediante riconoscimento dei titoli e
dei crediti, per prevenire fenomeni di dispersione scolastica. A questo
bisogna aggiungere che per consentire ai titolari di un diploma
professionale di potere accedere all'università e ad altre forma di
istruzione terziaria vengono stabilite condizioni e
modalità per organizzare un anno integrativo, che li porti agli esami
di Stato.
Ambiti dei raccordi
I raccordi tra Istruzione professionale e Istruzione eFormazione
professionale si sviluppano lungo l'intero quinquennio del
secondo ciclo e riguardano:
1) l'offerta sussidiaria degli istituti
professionali, nonchè interventi e attività specifiche di
integrazione, anche a carattere territoriale, tra gli Istituti
Professionali e le Istituzioni Formative dell'Istruzione e Formazione
Professionale Regionale;
2) Il corso annuale per l'accesso
all'Università, all'AFAM e agli ITS;
3) le misure di accompagnamento per
favorire il dialogo tra i sistemi formativi e il collegamento tra
Istruzione Professionale Statale e Istruzione e Formazione
Professionale Regionale anche in relazione ai fabbisogni espressi
dal mondo del lavoro e dal territorio.
La funzione sussidiaria degli Istituti Professionali deve svolgersi nel
rispetto delle competenze esclusive delle Regioni;è un ruolo
integrativo e complementare dell'offerta delle Istituzioni
Formative dell'Istruzione e Formazione Professionale Regionale, ai fini
della differenzazione dei percorsi e degli interventi in rapporto alle
esigenze e specificità regionali. E' la Regione che nell'ambito della
programmazione dell'offerta formativa stabilisce i percorsi della IeFP
che gli istituti professionali possono erogare in regime di
sussidiarietà. Le linee guida stabiliscono le tipologie della
sussidiarietà dell'offerta formativa:
1) Tipologia A. Offerta formativa
sussidiaria integrativa. Gli studenti degli istituti professionali
possono ancora conseguire la qualifica al termine del terzo anno in
relazione all'indirizzo studiato. I consigli di
classe organizzano i curricoli all'interno dell'offerta
formativa in modo da consentire agli alunni interessati la prosecuzione
contemporanea del corso di qualifica e del corso quinquennale-, purchè
si rispettino alcuni criteri e sempre nei limiti delle risorse
disponibili, cioè per essere chiari senza oneri aggiuntivi. Deve il
corso potersi organizzare in modo che sia garantita la
personalizzazione in rapporto alle categorie dei destinatari e a
specifici bisogni formativi; deve rispondere a precise esigenze
formative del mondo del lavoro del territorio; deve disporre di
organico adeguato ai profili di riferimento e chiaramente in presenza
di specifici riferimenti all'ordinamento statale e alla specifica
disciplina regionale del sistema dell'IeFP- Questa tipologia ha una sua
ambiguità di fondo di cui si dovrebbe essere consapevoli per evitare
scelte sbagliate:per un verso è un arricchimento dell'offerta
formativa e un'occasione in più per chi la vuole cogliere;per un
altro verso, puo' diventare la soluzione ghettizzante per quegli alunni
che si ritengono inadeguati ad arrivare al diploma professionale dopo i
5 anni di corso. Per dare vita all'offerta sussidiaria integrativa gli
Istituti Professionali devono utilizzare le quote di autonomia e di
flessibilità di cui all'art. 5, comma 3, lettera A e C. del DPR n. 87
del
2010.
2) Tipologia B: Offerta sussidiaria complementare-Gli studenti
possono conseguire la qualifica e il diploma professionale presso gli
istituti professionali. A tal fine gli istituti debitamente autorizzati
attivano classi che assumono gli standard formativi e la
regolamentazione dei percorsi dell'IeFP regionale.
L'istruzione e formazione
professionale regionale
I percorsi IeFP sono entrati a regime nell'anno formativo
2011/2012;secondo i dati elaborati da Isfol nel suo Rapporto sull'anno
formativo 2014/ 2015 più di 300 mila giovani risultavano iscritti nei
corsi triennali e più di 12 mila nel 4 anno;nella sussidiarietà
integrativa partecipavano 166. 605, in quella complementare 16. 383
alunni. E' cresciuta nel tempo la quota di chi ne fa la prima scelta
;la IeFP non è solo il rimedio agli insuccessi scolastici. Scelta di
gradimento da parte di giovani di origine straniera(14%) o in
condizione di disabilità(6, 5%). Dai dati esposti risulta evidente che
senza il contributo determinante degli Istituti Professionali la
Iefp non sarebbe diventata un cardine del complessivo Sistema di
Istruzione e Formazione Nazionale;la sussidiarietà
integrativa(Tipologia A) è oggi la modalità prevalente di realizzazione
della formazione regionale. Le Regioni che fanno ricorso soltanto o
principalmente a proprie Istituzioni Formative(anche in regime di
convenzione) sono la Lombardia, il Piemonte;le P. A di Trento e
Bolzano, il Friuli,, il Veneto, il Lazio, la Calabria e la Sardegna.
Nonostante la seconda tipologia di sussidiarietà sia più facile da
realizzare, perchè esonera i consigli di classe da molteplici e
complessi adempimenti, quella più impiegata è quella più complessa e
più
difficile da impiantare. La sussidiarietà praticata negli istituti
professionali non scalfisce il ruolo e le competenze delle
Regioni in materia di formazione professionale;anzi ne sono un'
esplicita dimostrazione. Un'egemonia molto conveniente e a buon
mercato, perchè le spese regionali si limitano solo a quelle del
corso integrativo e alle indennità degli esami di qualifica per
il presidente della commissione, per i membri esterni e per
gli esperti. Gli oneri dello Stato sono quelli affrontati per
finanziare gli organici degli istituti Professionali, ma sono contenuti
nei limiti in cui sono necessari a prescindere dalla presenza
dell'offerta integrativa di corsi IefP. Gli organici con cui si deve
fare fronte alle tipologie di integrazione devono garantire la
correlazione tra aree formative dell'ordinamento IeFP, che prevede 21
figure di operatore, e gli insegnamenti e le classi di concorso
dell'ordinamento nuovo dell'Istruzione Professionale. Gli organici
statali determinano le condizioni dell'offerta sussidiaria e giammai il
contrario, perchè" in nessun caso la dotazione organica complessiva
potrà essere incrementata in conseguenza dell'attivazione dell'offerta
sussidiaria dei percorsi IeFP"(Linee Guida)-
Le due tipologie di sussidiarietà insieme agli Istituti
Professionali vorrebbero dare una risposta all'esigenza di
copertura del bisogno di personale professionalmente preparato, ma
proprio la loro diffusa compresenza in un'unica istituzione
solleva la questione della necessità di questo sdoppiamento.
L'Istruzione Professionale statale non ha la flessibilità della
Formazione Professionale e la Formazione Regionale regionale che si
vuole articolata in corsi triennali e quadriennali fa fatica ad avere
la stabilità, che ad ogni buon conto le è necessaria. Forse più
che duplicare i percorsi si poteva vincolare in modo più stringente
l'Istruzione Professionale alle direttive della programmazione
regionale e renderla più flessibile rispetto alle mutate esigenze del
mondo del lavoro, con un confronto più serrato sulla valenza del
piano triennale dell'offerta formativa di ogni singolo istituto. Se
l'Istruzione Professionale è ritornata nell'ambito delle competenze
dello Stato, con buona pace di tutti, e deve farsi carico
delle attività dell'IeFP, si poteva lasciare alla gestione
regionale solo la formazione professionale a ciclo annuale, emergente
dalle esigenze di un mondo del lavoro in continuo e rapido cambiamento.
Continua...
Raimondo Giunta