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Natura e Co-Scienza: La Valle del Simeto (Parte III)

Redazione
A Mimmo Beato per l'Amore che nutre per la Valle del Simeto e Paternò,
fonte di ispirazione di queste pagine.
Con amicizia e gratitudine

La Vita e la Morte sono una cosa sola, come il Fiume e il Mare.
Khalil Gibran
La vegetazione e la flora caratteristiche della Valle del Simeto si inquadrano nel Distretto Catanese che include il corso del Fiume Simeto.
L'intero Distretto Catanese è riferito al bioclima termo-mediterraneo con specie tipiche nel litorale sabbioso, nella costa rocciosa, nei calanchi, negli ambienti salmastri costieri, con vegetazione erbacea,arbustiva, ripariale, sinantropica (flora che si sviluppa dall'attività umana) ed azonale (flora che si sviluppa in presenza di particolari condizioni edafiche indipendentemente dal clima).
Il Distretto botanico catanese include delle zone di particolare interesse: Foce del Simeto, Foce del Fiume S. Leonardo, Fiume Simeto, Monte Scalpello, Calanchi di Centuripe, di Agira, dei Sieli, Lago di Pozzillo.

L'area, intensamente popolata, dal punto di vista naturalistico risulta molto compromessa sia nelle zone costiere che all'interno.
La vegetazione forestale originaria si inquadra nella Fascia Termomediterranea, ed è riferibile al oleo-quercetum virgilinae, che però è stato quasi integralmente sostituito da vari aspetti di degradazione.
Tale associazione vegetale originaria è una comunità vegetale in cui predomina la Quercus Virgiliana con altre mediterranee minori e diagnostiche come l'Olea europea, ed alle quote maggiori il Cerro e il Faggio.

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16-17 L'Olivo - Olea europea L. (nella figura un esemplare che supera i 100 anni di età, var. Nocellara etnea)- Oleaceae, è un albero da frutto, sempreverde, originario probabilmente dell'Asia minore e della Siria. Si distingue per la sua frugalità e longevità. È specie perfettamente adattata al clima mediterraneo caratterizzato da inverni miti ed estati calde e siccitose. L'albero in inverno entra in riposo vegetativo. La ripresa vegetativa avviene a fine febbraio - marzo con emissione dei germogli e la comparsa dei fiori o mignolatura. L'impollinazione dei fiori avviene ad opera del vento a cui segue l'allegagione o la formazione del frutto. L'evapotraspirazione dell'acqua dalle foglie risulta molto ridotta e quasi assente, in quanto gli stomi, nella pagina inferiore della foglia, sono ricoperti da una fitta peluria che ostacola l'evaporazione dell'acqua. Utilizzato sin dall'antichità nell'alimentazione i suoi frutti (drupe) sono impiegati nell'estrazione dell'olio. L'olio estratto dalle drupe contiene polifenoli e svolge un ruolo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. La pianta ha poca esigenza d'acqua, ma periodi prolungati di siccità possono determinare gravi danni. Specie simbolo della pace. Nell'antica Grecia l'albero era considerato sacro e dedicato alla Dea Atena, che i Romani chiamarono Minerva, Dea della Sapienza. Per i Romani l'olivo era pure il simbolo insigne degli uomini illustri. L'olivo dunque è una pianta centrale nella civiltà del mediterraneo. Le foglie per il contenuto di flavonoidi e di polifenoli tra cui l'oleuropeina posseggono proprietà terapeutiche. Esse si usano in infuso o decotto impiegando 5g di foglie secche per ogni tazza d'acqua. L'estratto delle foglie è antibiotico naturale, antifebbrile, antiperntensivo, diuretico, antinfiammatorio, energizzante, antidiabetico. È un albero caratteristico della Valle del Simeto, dove cresce rigoglioso e produttivo.
Insieme a tali specie è possibile che l'antica formazione forestale comprendesse anche il Leccio Quercus ilex L., che rappresenta la specie tipica forestale della Sicilia.
Nel territorio di tale originaria formazione forestale residuano solo alcuni esemplari isolati o in piccoli gruppi, mentre prevalente è il verde produttivo costituito dall'olivo, dagli agrumi, dal Fico d'India, dal Pesco e dalle coltivazioni protette.
La vegetazione tipica è quella erbacea, arbustiva ed arborea mediterranea.
Tra le specie fortemente invasive, non tipiche del Mediterraneo, è da citare la presenza dell'Ailanto, albero originario della Cina, che in molte zone abbandonate dall'agricoltura e lungo i canali irrigui, si diffonde in maniera abnorme, propagandosi sia per via gamica che agamica, e ciò a discapito delle specie tipiche mediterranee.

Il sistema della Valle del Simeto nasce oltre che dall'azione del Fiume anche dall'interazione dell'Uomo o della Cultura con la Natura.
Ampiamente descritte dagli storici questi luoghi ci narrano degli stretti legami tra il Fiume e l'uomo e custodiscono da millenni testimonianze archeologiche sin dall'epoca preistorica, sin quando sorsero i primi insediamenti umani.
Da questi legami e dalla complessa interazione, le cui origini sono collocabili lontane nel tempo e non databili precisamente, deriva un'evoluzione, una identità territoriale e quindi una tipicità geomorfologica, ambientale e naturalistica, storica, socio - economico - culturale ed umana del territorio.
L'identità culturale disegna così nel corso del tempo una civiltà che è quella Simetina, fortemente legata al suo fiume e alle sue acque, quali sorgenti preziose e divine di Vita, di ogni cosa, di ogni bene e di ogni vivente.

Il Fiume Simeto non è quindi solo un percorso idrologico territoriale, in quanto intesse con le sue acque, le sue rive e la sua Valle gli stretti rapporti tra l'Uomo e la Natura, e tra tutte le forme e tutti gli organismi viventi, esprimendoli in tutte le cose umane, nella geomorfologia, in ogni pietra, nelle sorgenti, in tutte le cose e in tutti gli angoli del luogo.
Esso non è dunque un semplice Fiume ma il Fiume della Vita, che imprime nel luogo le sue peculiari caratteristiche.
Caratteristiche queste che nel loro dipanarsi si trasmutano nella particolare bellezza del paesaggio, nella storia, nella società, nell'economia e nella cultura del territorio, intrecciandosi con tutte le vicende e le storie umane, i pensieri, le emozioni, i sentimenti delle comunità, degli uomini e delle donne che hanno vissuto e vivono ancora lungo le sue rive e in tale luogo.
La Valle del Simeto nel corso del tempo ha subito modificazioni naturali ed antropiche, che hanno interessato il rapporto Natura - Cultura, la geomorfologia e l'ambiente.
È verosimile che nei tempi trascorsi la fauna, le risorse idriche erano più cospicue, ed anche la flora e la vegetazione dovevano essere più ricche, con una prevalenza, soprattutto sulle colline, dei boschi naturali di piante mediterranee quali il Leccio e la Roverella.
In tale contesto naturale l'uomo si è poi insediato costruendo città e villaggi, inserendosi nel territorio con l'agricoltura ed attività ad essa correlate e produttive.
Significativi a tale scopo i mulini ad acqua costruiti nella Valle del Simeto.

Possiamo pure dire che nella Valle del Simeto e ciò sino al secolo scorso, la Natura non sia stata profondamente alterata dall'uomo.
La presenza umana sparsa nei vari fabbricati e nei fondi rurali anzi ha curato e preservato l'ambiente, il territorio e il paesaggio, non inferendo ad essi gravi alterazioni, che così sono a noi pervenuti nei tempi moderni con tutto il loro pregio naturalistico ed ambientale.
I luoghi così e in tutto questo lungo periodo non sono stati alterati dall'uomo riguardo le loro peculiari caratteristiche, mantenendosi pressoché in equilibrio dal lato ambientale ed ecologico.
Purtroppo nei tempi odierni tutto è cambiato e la Valle del Simeto e il suo Fiume hanno subito delle profonde alterazioni antropiche di ogni tipo.

La diminuzione della portata del fiume che si è registrata negli ultimi anni a causa della diminuzione della piovosità, della disposizione di traverse, il prelievo incontrollato dei prelievi per gli usi irrigui e l'immissione dei reflui da parte dei Comuni (da Bronte a Paternò) hanno alterato la tratta terminale del fiume.
Effetto delle varie alterazioni è stata la scomparsa dell'Ambra del Simeto o Simetite, derivata da una resina fossile secreta da alcune specie di alberi dei Nebrodi risalenti a 12 - 20 milioni di anni fa, che si riveniva alla foce sino a 30 anni fa.
Tali alterazioni hanno inciso negativamente sul territorio.
Le radici di ciò si ritrovano nella profonda compromissione che nei nostri giorni ha subito il paesaggio rurale, che in gran parte è da attribuire all'abbandono di molti terreni e fabbricati, molti dei quali sono in totale disfacimento.

Ciò è agevolato dalla legge che in tali casi non solo prevede l'esenzione dai tributi, ma non obbliga nemmeno i proprietari degli immobili alla loro manutenzione e così gli stessi sono lasciati all'abbandono.
Tale agevolazione è discutibile perché crea una disparità di trattamento fra i cittadini, che in realtà dovrebbero pagare indipendentemente dall'uso o dallo stato in cui lasciano l'immobile, in quanto titolari di una proprietà risultante in Catasto.
In tal modo con simili norme ed esenzioni molte costruzioni anche pregevoli, testimoni di un passato florido e ricco, restano nel loro lento degradarsi e scomparire.
È il segno di in una profonda crisi di identità dell'uomo con il territorio, che ancora oggi persiste come se fosse estraneo, derivata da una carenza d'interesse in particolar modo da parte dello Stato.
In definitiva lo Stato o meglio la pubblica amministrazione e l'insieme dei comportamenti individuali è il perno di tutto questo, in quanto nei fatti agevolano talora il degrado, l'abbandono e non promuovono nei fatti i territori naturali e rurali.
Nel corso del tempo alcuni politici della Regione Siciliana sono giunti persino a promulgare atti normativi per l'insediamento nell'area di un inceneritore dei RSU (Paternò), e questo nel più completo dispregio dell'alto valore naturalistico, storico, socio-culturale, paesaggistico ed ambientale della Valle del Simeto e delle produzioni agrarie.

Nel territorio sono state costruiti, con dispendio economico ed umano, edifici e varie infrastrutture per lo svolgimento di varie attività statali e collettive, le quali però nel tempo sono state poi abbandonate al degrado più completo.
La Valle del Simeto e il suo Fiume erano interessati dalla Ferrovia Motta S. Anastasia (CT) - Regalbuto (EN), inaugurata nel 1934, che però in tempi recenti (2014) si è deciso di sopprimere, senza prevedere una sua diversa utilizzazione, anche ai fini turistici e di valorizzazione del territorio.

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Figure 18-19-20 Stazione FS di Schettino - S. Maria di Licodia (18), il Magazzino merci (19) ed un tratto della Ferrovia, parallelo alla SS 121 nel Comune di Paternò, in abbandono e privo dei binari (20). La Ferrovia, inaugurata nel 1934, lunga 53 Km, collegava Motta S. Anastasia (CT) a Regalbuto (EN). Tale opera costata sacrifici umani e economici notevoli è stata nel 1986 soppressa e lasciata all'incuria. Tutto questo a dispregio dell'eccezionale valore del costruito, di qualsiasi norma e del buon senso, senza la responsabilità di nessuno. L'amara conclusione è che la Sicilia oltre ad non avere infrastrutture di trasporto idonee è pure costretta suo malgrado ad assistere impotente alla distruzione di quelle costruite nel passato dallo Stato, col risultato evidente di subire dalla politica, sia nazionale e sia regionale, un danno enorme al suo sviluppo e progresso.
Ne è seguito l'abbandono completo della Ferrovia, privo di qualsiasi atto di preservazione, tant'è che molti binari sono stati pure rubati, senza la responsabilità di nessuno per tutto questo sfascio.
In considerazione della valenza strategica del tratto ferroviario e della scarsità di infrastrutture viarie della Sicilia, è da dire che la soppressione e l'abbandono di tale importante via di comunicazione è da ritenere improvvida, ed ha ancora oggi delle ripercussioni gravi nello sviluppo della Valle del Simeto.

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Figure 21-22 Ponte ferroviario esemplare della Ferrovia Motta S. Anastasia - Regalbuto, subito dopo la Stazione FS di Schettino - S. Maria di Licodia, in direzione di Regalbuto (EN) in un tratto parallelo alla SS 121 (21). La costruzione regge solida all'incuria ed all'abbandono dell'uomo. Nell'impalcato del ponte crescono rigogliosi i Fichi d'India. Nei pilastri che reggono le arcate vi è il simbolo del Littorio dell'antica Roma, fatto proprio dal Fascismo al cui periodo risale la costruzione (22).

La soppressione della Ferrovia Motta S. Anastasia - Regalbuto insieme alla crisi della commercializzazione degli agrumi, sono quindi da annoverare tra le cause prime dell'alterazione e dello spopolamento rurale della Valle del Simeto e della crisi di identità tra l'uomo e il territorio.
Per fortuna oggi qualcosa sta cambiando.
Da citare le iniziative della città metropolitana di Catania, l'interessamento del Comune di Paternò e di varie associazioni culturali, che negli ultimi tempi tentano di mutare lo stato delle cose verso la valorizzazione del territorio della Valle del Simeto, tramite il recupero della linea ferroviaria, degli edifici e la creazione di piste ciclabili. Bisogna dire che le piste ciclabili sono diventate una necessità, stante anche il numero elevato di ciclisti, che con qualche rischio ed ogni giorno percorrono la SS 121.

In considerazione di ciò e dell'indispensabilità sempre più pressante di una rete di piste ciclabili al servizio dei cittadini, delle città e dei centri urbani ed al fine del loro armonico sviluppo e progresso, è auspicabile che i 53 km della Ferrovia Motta S. Anastasia (CT) - Regalbuto (EN), siano interamente recuperati e trasformati, con l'interessamento degli organi di governo locali e quanto prima, in tale senso.

Riguardo lo stato ecologico l'asta principale del Fiume Simeto, da ponte Bolo in prossimità di Cesarò a ponte Passaglia, la qualità è buona per poi peggiorare nei pressi di Bronte per l'affluenza di scarichi civili non depurati.
Nel tratto successivo, da Biancavilla a Paternò, la situazione peggiora in modo significativo, arrivando alla classe di ambiente molto inquinato ed alterato, per gli scarichi civili che giungono nel Fiume dalle due città.
Gli scarichi civili e zootecnici, nonché gli apporti inquinanti derivati dal dilavamento dei terreni agricoli, pregiudicano ed impoveriscono l'ecosistema fluviale.
Negli ultimi decenni nel bacino idrografico del Simeto sono state realizzate delle opere pubbliche, sovente con spese enormi di denaro pubblico, che non hanno tenuto conto delle reali esigenze della collettività e prive di razionalità.
Tali opere hanno geometrizzato, imbrigliato e rettificato i corsi d'acqua con la giustificazione di difendere il territorio dalle alluvioni, ma che però hanno effetti opposti.

Tra gli squilibri la diminuzione del trasporto solido a causa della costruzione di invasi e di traverse lungo il suo percorso, che hanno diminuito anche la portata del Fiume.
Inoltre la modestissima produzione di energia elettrica, non giustifica la spesa sostenuta nella realizzazione di centrali idroelettriche senza contare i danni ambientali.
La Foce del Simeto e ciò che resta delle paludi è stato fortunatamente protetto con l'istituzione, nel 1984, dell'Oasi del Simeto.
L'Oasi del Simeto, a sud della città di Catania, rappresenta ciò che resta di un antico e vasto ecosistema palustre, che includeva diverse zone umide tra le quali Agnone, Valsavoia e il Pantano di Catania.

Un'Oasi che è da considerare strategica per la tutela ambientale in Sicilia, soprattutto alla luce dell'impoverimento dei boschi e di tutta quella serie di trasformazioni devastanti che nel tempo l'isola ha dovuto subire da parte dell'uomo.
Difatti la Foce del Simeto, il Biviere di Lentini, insieme ad altre zone umide minori della Piana di Catania, sino all'ultimo conflitto mondiale, costituivano la più importante area palustre della Sicilia, con avifauna di notevole interesse ed importanza internazionale.
Oggi di tale zona umida e naturalistica di alto pregio naturalistico resta ben poco, in parte mitigato proprio dall'istituzione dell'Oasi del Simeto, che è dunque la località più importante per la tutela e il rifugio dell'avifauna nidificante della Sicilia.
Nell'area dell'Oasi sono da segnalare i Pantani del Pigno, i laghi Gurnazza, Gornalunga e il Torrente Buttaceto.
Tra le falde settentrionali degli Iblei e la piana di Catania il bacino idrografico del Simeto occupa una vasta depressione naturale: l'Invaso di Lentini.

Nel Medio Evo la fertile conca di Lentini, a seguito dell'abbandono, venne ridotta dai Templari a lago artificiale, che con successive e varie trasformazioni costituisce l'insieme dell'Invaso e del Biviere di Lentini.
La Sicilia è quindi terra florida e ricca per le sue risorse naturali, ambientali e paesaggistiche.
La Valle del Simeto e il suo Fiume in tale quadro costituiscono un luogo straordinario, prezioso ed unico, di inestimabile valore, che l'uomo dovrebbe preservare e tutelare con maggiore impegno ed attenzione, in quanto fonti inesauribili di Vita, Bellezza, sviluppo e progresso.
Tutto questo in modo organico e funzionale con l'istituzione del Parco Fluviale della Valle del Simeto a tutela del territorio, del Verde naturale e produttivo e della fauna.

Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it





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Postato il Martedì, 25 settembre 2018 ore 08:00:00 CEST di Michelangelo Nicotra
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