I Siciliani il 2 di novembre non commemorano i defunti,
li festeggiano. Le mode mettono in ombra le vecchie tradizioni ma non
possono cancellare la storia. Sta agli anziani saperla raccontare ai
giovani e non far perdere il sottile filo che li collega ai propri avi.
Con questo spirito l’IPSSEOA “Cucuzza Euclide” di Caltagirone il 31
ottobre ha organizzato un convegno dal titolo “Storia, origini e
tradizioni culinarie nella festa dei morti in Sicilia” con la
partecipazione del prof. Massimo Porta cultore di storia patria. Dopo
un intenso percorso di studi e ricerche che ha coinvolto non solo il
personale docente, ma anche il personale ATA che hanno messo a
disposizione della scuola le loro competenze artistiche legate alla
modellazione dell’argilla e alla realizzazione di forme in gesso, sono
state realizzati prototipi dei pupi di zucchero. Una tradizione che
rischia di essere dimenticata.
L’istituto alberghiero di Caltagirone, con questa iniziativa, intende
svolgere quel ruolo di “conservatore” e “divulgatore” delle antiche
tradizioni della nostra isola e la realizzazione dei pupi di zucchero
rappresenta una tappa di questo percorso alla ricerca della memoria
storico-culinaria del territorio.
“Buono da pensare” così
scriveva l’antropologo Claude Lèvi-Stauss nel 1962, il cibo ci parla
della nostra storia ed ai “pupi di zucchero” si lega una tradizione che
si perde nella notte dei tempi e che in Sicilia si conserva ancora oggi.
I pupi di zucchero in alcune parti della Sicilia vengono detti “pupi a cena” perché venivano
utilizzati nella cena che precede il giorno dei morti. In particolare,
secondo quanto riferisce Giuseppe Pitrè in molti paesi della Sicilia ma
in particolare ad Erice e Nizza di Sicilia si credeva che la notte tra
il primo ed il due di novembre i morti venissero nella loro casa e
cenassero con i vivi per cui bisognava preparare la tavola anche per
loro. Oltre alla tavola imbandita in alcune località si preparava una
sorta di altare con tutte le foto dei morti. Anticamente, quando ancora
non c’era la fotografia, i morti venivano raffigurati con statuine in
zucchero.
Il giorno dei morti, il due di novembre, queste statuine diventavano
oggetti di regalo per i bambini. “La
tradizione siciliana- afferma Massimo Porta- trae origine dall’antica
Roma allorquando i Romani festeggiavano la Compitalia, festa dedicata ai Lari, offrendo a Mania, dei pupazzi in lana che
raffiguravano il defunto e venivano appese, una per ogni persona, sugli
usci di casa. Ancora oggi in alcune zone della Sicilia è ad uso
ringraziare i defunti proprietari della casa la prima notte che vi si
dorme organizzando una cena per loro apparecchiando con l’aggiunta di
un posto dedicato a loro”. “Altra consuetudine legata alla festa
dei morti in Sicilia, racconta Massimo Porta, era la sospensione del
pagamento dei debiti. Con l’approssimarsi del due di novembre, quando
si parlava di pagamenti, l’interlocutore era solito dire “dopo i morti ne parliamo”.
Sebastiano Russo