Poco alla volta e
quasi senza accorgercene sta passando nella sensibilità comune l’idea
che non tutte le vite umane sono degne di essere vissute e rispettate.
Si è dentro un preoccupante, scivoloso tracollo della nostra civiltà e
della nostra umanità dal quale dobbiamo risalire ad ogni costo. Non si
puo’ fare della prevaricazione, della violenza e del disprezzo degli
altri le abituali presenze della nostra quotidianità. Ogni vita umana
deve essere rispettata e difesa, a maggiore ragione se è la vita di
poveri sventurati. Su questo principio si costruiscono gli spazi di
libertà della morale rispetto alla politica, si fonda la dignità
inviolabile della persona rispetto alle decisioni dello Stato, la sua
insopprimibile autonomia e alterità.
Parti cospicue della società per paura e per coltivato egoismo hanno
smesso di essere miseri-cordiose e di avere com-passione e contro ogni
logica e soprattutto con livore crescente si addebita ad ogni povero
disgraziato la colpa del suo stato di disagio. Società che si sono
proclamate modelli ed esempio di libertà e di coesione sociale covano
nel proprio seno i germi della dissoluzione di ogni forma di
solidarietà e voltano le spalle alle tragedie e alle sciagure che si
abbattono su moltitudini di uomini, donne, bambini e anziani, costrette
per disperazione a sfuggire alle persecuzioni, alle guerre, alla fame,
alla morte.
Temerariamente si grida la volontà di non volere essere più umani e di
stabilire differenze incolmabili tra le persone, creando le condizioni
dell’inferno per tutti. Credo che quando l’arbitrarietà diventa il
segno distintivo della gestione del potere, per tutti gli uomini di
buona volontà sorge il dovere di superare le proprie divergenze e di
unirsi per contrastarla con decisione e coraggio. E’ imperativo
categorico impegnarsi perché ogni vita, la nostra come quella dei
migranti, sia degna di essere vissuta.
Raimondo Rosario Giunta