Il divario tra Nord e Sud dovrebbe preoccupare. Vorremmo sentire proposte
diverse dal Ministro Bussetti, rispetto alla secessione scolastica del
Nord, proposte concrete sul modo di ridurre l'abbandono scolastico (non
solo durante la campagna elettorale della "sua" Lega), vorremmo una
presenza costante al sud da parte del Ministro, per un anno dovrebbe
risiedere a Napoli, a Palermo, a Reggio Calabria, a Taranto, non soltanto
discutere di regionalizzazione scolastica con i governatori di Lombardia e
Veneto.
Insomma, vivere insieme agli insegnanti del Sud, agli studenti al personale
non docente che vivono la scuola per 36 ore alla settimana. Entrare nel
tessuto scolastico e studiare il problema della difficoltà degli studenti a
raggiungere un livello più alto nelle conoscenze e nelle competenze della
lingua italiana, delle lingue straniere e della matematica.
E' questo l'obiettivo di un ministro dell'Istruzione, stare insieme ai
propri "amministrati", nelle zone ad alto rischio delinquenza e mafia, ad
alto rischio disoccupazione. Risolvere i problemi e non presentare e
avallare proposte per dividere l'istruzione in Italia.
Quando c'è un problema l'unione fa la forza... non la secessione scolastica!
Invece le sue dichiarazioni, alla luce dei risultati Invalsi, sono state
(Fonte La Tecnica della Scuola 10-07-2019): "Maggiori controlli sugli
insegnanti e sui dirigenti scolastici".
Strano vero? Eppure il ministro Bussetti ha vissuto le varie riforme
scolastiche in questi ultimi 30 anni che hanno ridotto sempre più le
conoscenze e le competenze dei nostri studenti ma si auto proclama (fonte
Orizzonte Scuola 8-07-2019): "Smontata Buona Scuola, merito 10.
Dall'abolizione della chiamata diretta alla stabilizzazione dei precari",
si ma dei tagli alle ore di lezione, al taglio di 8 miliardi di euro
all'Istruzione per colpa della stessa Lega nel 2008 che era al Governo con
Berlusconi, Tremonti e Gelmini nessun riferimento.
Ricordo alcuni passaggi politici - istituzionali che di fatto hanno minato
gli obiettivi di apprendimento nelle scuole italiane.
Il Governo Gentiloni (2017) e ovviamente il Ministro dell'istruzione Fedeli
non applicarono le tre sentenze esecutive del Tar del Lazio, che chiedevano
l'immediato ripristino delle ore di lezione cancellate delle materie di
indirizzo, negli istituti tecnici e professionali ma addirittura emanarono
due decreti "politici" per annullarle.
La riforma Gelmini-Tremonti (PDL- Forza Italia - Lega) (tra il 2008 e il
2011) aveva tagliato 8 miliardi di euro alla scuola statale e di fatto
aveva prodotto pesanti danni alle attività laboratoriali (il laboratorio di
matematica era stato eliminato, gli insegnanti madrelingua erano state
cacciati dalle scuole con il pretesto del taglio della spesa pubblica,
indebolendo il sistema di apprendimento delle lingue straniere).
Furono ridotte del 50% le ore di lezione e di conseguenza migliaia di
insegnanti rimasero senza cattedra, vennero dirottati sul sostegno con
corsi di riconversione obbligatori.
Sulla Gazzetta Ufficiale furono pubblicati il DPR 31 luglio 2017 n. 134
integrativo del regolamento di riordino degli istituti tecnici (DPR 88/10)
e il DPR 31 luglio 2017 n. 133 integrativo del regolamento di riordino
degli istituti professionali (DPR 87/10). Questi decreti integrativi
chiusero per sempre la possibilità agli studenti italiani di raggiungere le
competenze professionali con un monte ore adeguato, confermando di fatto la
riduzione drastica delle ore di laboratorio. I decreti n. 133 e 134
fornirono solo le motivazioni, per altro assurde, sulle modalità di
definizione dei nuovi quadri orari. In questi regolamenti non c'è mai stata
un'indicazione rispetto alle ore illegittimamente ridotte nei percorsi di
vecchio ordinamento.
I governi di destra e sinistra pensarono soltanto alla riduzione della
spesa pubblica, produssero solo tagli nella didattica sia nelle scuole
secondarie di primo grado (medie) e secondarie di secondo grado
(superiori). Altra idea fallimentare è stata la riduzione di un anno del
percorso scolastico nei licei sperimentali.
Confermando la riduzione drastica delle ore di lezione delle materie
tecniche e professionali (DPR 133 e 134 del 31/07/2017), il PD con la
"Buona Scuola" ha minato definitivamente il futuro degli studenti.
Adesso si scopre l'acqua calda e si colpevolizzano gli insegnanti per il
divario tra Nord e Sud.
I dati, presentati dall'Invalsi con un ricco apparato di grafici e tabelle,
sono inequivocabili: accanto a qualche lieve miglioramento rispetto
all'anno scorso per alcuni gruppi di studenti del Sud si confermano in
pieno i dislivelli: in terza media, per esempio, il 35% degli alunni non è
in grado di comprendere un testo in italiano, ma in Calabria la percentuale
sale al 50%. In inglese la quota di studenti che non arriva al livello
prescritto (A2) è del 30% nel Nord Ovest, del 25% nel Nord Est, del 35% nel
Centro, del 54% nel Sud e del 61% nel Sud e Isole.
Nelle superiori se gli alunni deboli in italiano sono il 30% in media, in
Calabria e Sardegna raggiungono il 45%. In Matematica il quadro peggiora e
appare ulteriormente differenziato fra le diverse aree del Paese: la
percentuale di alunni che non arriva al livello minimo è del 32% nel Nord
Ovest, del 28% nel Nord Est, del 35% nel Centro, del 48% nel Sud e del 56%
nel Sud e Isole.
Insomma, la scuola pubblica laica statale italiana ha bisogno di aiuto da
parte dello Stato proprio perché l'istruzione da Sud a Nord è un diritto
costituzionale e non un servizio personalizzato a "prestazione" come
vorrebbero le regioni del Nord.
(Il DDL 1363/2019 Lonardo di Forza Italia "Costo Standard" se dovesse
essere approvato, trasformerebbe l'istruzione statale in un servizio, in
una prestazione modello Sanità. Il M5S è contrario alla proposta di Legge
mentre la Lega non si è espressa).
I nostri studenti del sud non sono capre ignoranti, non devono rimanere
analfabeti funzionali utili solo durante le elezioni politiche, per votare
personaggi che inneggiano alla secessione del nord.
Un altro errore "sistemico" riguarda gli insegnanti.
Dove i numeri indicano un migliore risultato complessivo nella conoscenza e
nelle competenze degli studenti del Nord, ricordo che gran parte dei docenti
che insegnano al Nord, hanno studiato e si sono laureati al Sud. Molti di
loro, dopo tanti anni, hanno richiesto e ricevuto il trasferimento al Sud
per accudire i genitori e vivere con i propri cari.
Eppure queste dati non li valuta nessuno.
L'insegnante italiano è uno dei migliori al mondo ma viene sempre messo in
discussione a volte proprio dal ministro Bussetti.
Un ministro che non difende i propri insegnanti ha qualche problema e la
strada purtroppo è una sola: dimissioni!
Perché secondo noi dovrebbe presentare le dimissioni:
1) La posizione del Ministro a favore della regionalizzazione
dell'istruzione inizialmente nelle regioni di Lombardia e Veneto è
risaputa.
Secondo noi la regionalizzazione o secessione scolastica dovrebbe rientrare
tra i reati ministeriali sottoposti a forme di giustizia politica (art. 96
della Costituzione della Repubblica italiana) soprattutto quando uno o più
ministri si sottraggono, nell'esercizio delle proprie funzioni, al
giuramento pronunciato all'atto del proprio incarico reso secondo la
formula: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente
la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse
esclusivo della Nazione.»
(Legge 23 agosto 1988, n. 400, articolo 1, in materia di "Disciplina
dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
Ministri."). La proposta leghista secondo noi è un attentato all'Unità
Nazionale oltre che alla Costituzione italiana.
2) Ricordo le ingerenze prima nella decisione di punire la prof.ssa
Dell'Aria di Palermo e poi le promesse elettorali a favore della stessa.
Un articolo di Repubblica del 9 giugno 2019 chiarisce forse definitivamente
la penosa questione della docente Dell'Aria sanzionata per non aver
censurato e controllato i suoi alunni, rei di aver accostato alcuni aspetti
delle leggi razziali e del decreto sicurezza. L'articolo palesa come vi sia
stato un intervento diretto del Miur e del Ministro Bussetti nella sanzione
alla prof.ssa Dell'Aria. Una mail inviata dal Miur all'USR Sicilia ha
aperto la procedura ispettiva nei confronti della docente, successivamente
il provveditore Anello e l'ispettrice Assenza, con pervicace impegno ed
attenzione, hanno avviato una ispezione con un finale già scritto:
sanzionare, punire, reprimere. Dopo due settimane di spot elettorali e
impegni di facciata del Ministro Bussetti e del vicepresidente del
consiglio Salvini, la sanzione non è stata revocata, il provveditore Anello
di Palermo ha rivendicato la correttezza del proprio operato, il Ministro
Bussetti ha affermato tutto e il contrario di tutto.
3) Il tema è sempre quello del divario Nord-Sud. Il ministro l'8 febbraio
2019, in visita ad alcune scuole di Afragola e Caivano in Campania, dopo
che il giornalista gli pose questa domanda: "Cosa arriverà qui al sud per
recuperare il gap con le scuole del nord. Più fondi?", rispose: «No. Più
sacrificio, più lavoro, più impegno. Vi dovete impegnare forte». Come se
avesse una profonda conoscenza dei territori del Sud, proprio quei
territori che hanno come unico avamposto dello Stato proprio le scuole
pubbliche laiche statali.
4) Sulle scuole Paritarie il ministro ha espresso varie volte, pareri
positivi in difesa di queste strutture. Non è sbagliato quando la scuola
paritaria italiana "vive" senza oneri per lo Stato (lo stabilisce la
Costituzione), invece è un errore quando accade il contrario, in Italia
grazie alla Legge 62/2000 lo Stato garantisce ogni anno 575milioni di euro
a queste strutture confessionali. Purtroppo il Ministro non ha intenzione
di cancellare i contributi statali alle scuole paritarie.
Tutta la società civile, tutte le famiglie che credono nella scuola
pubblica laica statale ed affermano un diritto costituzionale, hanno
l'obbligo morale e sociale di prendere una posizione netta contro la
secessione scolastica voluta da Bussetti e dalla Lega a favore del Nord.
L'Unicobas Scuola & Università condanna senza mezzi termini questo modo
reazionario di "pensare" e "progettare" la scuola trasformandola in
regionale.
Chiediamo le dimissioni del Ministro Bussetti, perché la scuola deve
rimanere unica ed indivisibile su tutto il territorio italiano.
No alle gabbie salariali, non ai muri, no alle divisioni! No al ritorno al
Medioevo!
Paolo Latella
Unicobas Scuola & Università