A)La valutazione come aiuto
La valutazione che per legge diventa formativa nella scuola primaria è
ancora un’illustre sconosciuta nella secondaria di secondo grado ,dove
sarebbe una vera rivoluzione,un cambiamento di paradigma se cominciasse
ad essere praticata con coerenza e continuità. E’ in riferimento
a questa prevalente situazione che si intende parlarne.
La valutazione formativa non ha come oggetto diretto il profitto
scolastico,ma la relazione pedagogica del processo formativo,che viene
valutata per poterla migliorare in modo che l’alunno sia aiutato a
identificare,a superare le sue difficoltà e a progredire.”La
valutazione formativa mira a consentire all’alunno di sapere perchè è
riuscito in un caso e non in un altro.(.....) L’obiettivo di questo
tipo di valutazione è in effetti di confrontare l’alunno con se stesso
e di aiutarlo a compensare le difficoltà identificate da lui e per
lui”(De Peretti). E’ la volontà di favorire e sostenere gli
apprendimenti degli alunni a caratterizzare la valutazione formativa.Lo
scopo della valutazione formativa è quello di aiutare ciascuno alunno
ad apprendere e non quello di rendere conto agli altri del suo
rendimento.
La valutazione formativa è essenzialmente un’operazione di natura
pedagogica; le funzioni annesse sono, secondo Ch. Hadji, quelle di:
Rassicurazione (sostenere la fiducia in sè dell’alunno);
Assistenza(fornire dei riferimenti, dare dei punti d’appoggio per
progredire);
Feed-back(dare al più presto possibile un’informazione utile sulle
tappe raggiunte e sulle difficoltà incontrate);
Dialogo (nutrire un vero dialogo insegnante-alunno,fondandolo su dati
precisi).
La valutazione formativa è una valutazione del durante e non del dopo;
ha la funzione di migliorare,orientare e controllare il processo di
apprendimento,il comportamento dell’alunno e dell’insegnante nella
prospettiva della padronanza degli obiettivi di apprendimento. Ha
un’intenzione di aiuto individualizzato,ma anche di specchio per il
docente. Il successo dell’apprendimento è un risultato che si deve alle
procedure di correzione e di aggiustamento continuo del processo di
formazione, nei casi in cui si riscontrano delle difficoltà. La
valutazione formativa è pensata come contributo alla regolazione degli
apprendimenti e come contributo alla regolazione dell’insegnamento.Si
fonda sulla confidenza e non sulle minacce, sulla cooperazione tra
docenti e alunni. ”La regolazione non è un momento specifico
dell’azione pedagogica, ma una sua componente
permanente”(Ph.Perrenoud). La regolazione messa in atto dall’insegnante
ha un senso se ispira e sostiene la regolazione del processo di
apprendimento che deve mettere in atto l’alunno.
B)Osservazione o valutazione
formativa?
A Perrenoud, però, il concetto di valutazione formativa non garba
parecchio; a suo parere per avere un’educazione su misura è meglio
parlare di osservazione formativa “L’osservazione formativa è un
affare tra insegnante e alunno. E’ una dimensione del rapporto
educativo, la cui forma e intensità variano in funzione delle
difficoltà e dei bisogni.(...) E’ meglio parlare di osservazione
formativa piuttosto che di valutazione, considerato come questo termine
sia associato alla misura, alle classificazioni, alle pagelle.(...)
Osservare è costruire una rappresentazione realistica degli
apprendimenti, delle loro condizioni, delle loro modalità, dei loro
meccanismi, dei loro risultati”.
Che cosa si dovrebbe osservare nelle attività di apprendimento degli
alunni? Interesse e partecipazione, pertinenza degli interventi
persistenza di automatismi impropri; modalità di esecuzione dei
compiti; grado di autonomia e spirito di collaborazione; difficoltà a
trasferire; originalità; capacità di analisi e riflessiva etc.
L’elenco dei comportamenti da osservare è ancora più vasto e
perfettibile e a seguirlo si renderebbe impossibile questa operazione;
è alquanto ragionevole, pertanto, praticare l’osservazione in modo
pragmatico sulla scorta delle esperienze fatte e delle necessità che
emergono in un preciso momento dell’attività di formazione. Se
l’osservazione formativa deve avere una qualche efficacia è
opportuno disporre di procedure snelle di lavoro.
Sarà proprio così? L’osservazione non è una semplice registrazione, ma
una raccolta guidata e consapevole di dati, che va orientata secondo
schemi,concetti e ipotesi precisi; non ci sono dati nudi e puri.
L’osservazione formativa essendo orientata da specifiche intenzioni,
non puo’ non preludere alla formulazione di un giudizio. ”L’osservatore
costruisce l’oggetto della sua percezione analizzandolo nello stesso
tempo in cui lo registra. Il valutatore non avendo come scopo
semplicemente di vedere, ma di pronunciarsi su ciò che vede, tesserà
con le sue parole una tela che articola dati osservabili e idee,
rappresentazioni, progetti, intenzioni etc per fare nascere del
senso”(Ch.Hadji). L’osservazione non copre l’intero campo della
valutazione formativa, anche se ne è la base più significativa e
imprescindibile.
C)Il ruolo dell’alunno
La valutazione formativa è un modello affascinante, ma richiede impegno
e rigore per metterla in atto. Uno dei suoi principi costitutivi è che
possa svilupparsi solo con procedure in cui l’alunno deve partecipare e
dare il suo contributo. Il risultato di maggiore pregio che si deve
conseguire con la valutazione formativa è la capacità di
autovalutazione dell’alunno. l’apprendimento è per tutta la vita,
è fondamentale imparare a sapere gestire il proprio rapporto al sapere
sia in un contesto scolastico-formale, sia nell’ambiente sociale più
informale: per sapere valutare le proprie forze e i propri punti
deboli, per decidere le scelte delle tappe successive a quelle
raggiunte. L’autovalutazione è una pratica di valutazione, ma è anche
un’attività di apprendimento. E’ apprendimento a sapere agire, a sapere
guidare meglio le proprie strategie d’azione e renderle più efficaci.
L’autovalutazione “è una maniera di incoraggiare gli alunni a
riflettere su ciò che hanno appreso, a cercare i metodi per migliorare
il proprio rendimento e a pianificare ciò che permetterà loro di
progredire e di raggiungere i propri obiettivi.
In quanto tale essa comprende competenze in termini di gestione del
tempo,di negoziazione, di comunicazione con gli insegnanti e con i
pari, d’autodisciplina e un di più di riflessività, di spirito critico
e di valutazione” (P.Broadfoot). L’autovalutazione è il contributo più
cospicuo che l’alunno puo’ dare alla valutazione formativa, ma non puo’
assorbire il contributo che spetta all’insegnante”. Per praticare
l’autovalutazione è necessaria la trasparenza dei criteri di
valutazione: solo avendo una visione globale del compito da svolgere e
degli obiettivi ad esso connessi e da realizzare gli alunni possono
sviluppare le competenze metacognitive indispensabili per gestire e
padroneggiare tale compito.
D)Valutazione formativa e
differenziazione
La valutazione formativa è funzionale alla differenziazione
dell’insegnamento per un’educazione su misura ed è naturale e
necessario che si eserciti soprattutto con gli alunni in difficoltà,
essendole connaturale non ricorrere a procedure uniformi e
standardizzabili. La valutazione formativa è comprensibile dentro una
scelta di individualizzazione dell’insegnamento e di differenziazione
degli interventi. Differenziare significa mettere in atto procedure di
trattamento delle difficoltà allo scopo di facilitare il raggiungimento
degli obiettivi dell’insegnamento; differenziare significa privilegiare
l’alunno, i suoi bisogni e le sue possibilità; differenziare è avere
cura della persona; differenziare è tenere presente gli stili cognitivi
degli alunni per valorizzarne gli approcci a loro consueti. Nella
pratica della valutazione formativa trova una soluzione pedagogica
ragionevole la gestione degli errori.
Ben compreso e interpretato l’errore puo’ diventare un’opportunità per
la regolazione del processo di formazione, perchè dà informazioni sul
grado di padronanza raggiunto da un alunno e sulle difficoltà che
incontra nel processo di apprendimento.
La valutazione formativa per essere efficace non puo’ essere un
esercizio individuale di qualche isolato insegnante, nè essere
praticata solo per un tratto di tempo. Richiede continuità e
collegialità. Andare verso la valutazione formativa significa
rinunciare a fare della selezione il nodo permanente del rapporto
pedagogico. La valutazione formativa non ha una vocazione selettiva e
in qualche modo suggerisce di sostituire una relazione potenzialmente
conflittuale con una fondata sulla cooperazione. E’ l’uso che si fa
delle informazioni raccolte sulle attività dell’alunno a rendere
formativa la valutazione. ”Ciò che è formativo è la decisione di
mettere la valutazione al servizio della crescita dell’alunno e di
ricercare tutti i mezzi suscettibili per agire in questo
senso”(Ch.Hadji)
E)Valutazione formativa versus
valutazione sommativa?
Valutazione sommativa e valutazione formativa vanno distinte, ma non
contrapposte ,anche perchè prima o poi viene posto il problema se e
come possano essere utilizzati i dati raccolti nell’esercizio della
valutazione formativa ai fini di un giudizio complessivo del rendimento
scolastico di un alunno.Operazione che si fa abitualmente a fine anno
di corso o a chiusura di un curriculum scolastico un po’ dappertutto,
per tutti gli alunni, anche se con valenze pubblico-sociali diverse da
nazione a nazione e anche quando non si procede ad alcuna forma di
selezione. La difficoltà a far confluire i dati della valutazione
formativa in quella sommativa deriva dal fatto che la prima ha come
esigenza fondamentale quella di far progredire un alunno, mentre
l’altra ha l’esigenza di classificarlo e di situarlo tra altri alunni.
Nascendo da intenzioni diverse e raccolti con metodologie proprie, che
sono quelle dell’osservazione, i dati della valutazione formativa non
possono essere utilizzati facilmente per farli pesare aritmeticamente
nella valutazione sommativa. L’approccio di questo tipo di valutazione
è sostanzialmente qualitativo e i suoi risultati non si possono
tradurre facilmente in dati numerici, tali da permettere o la media o
la somma dei punti. Perrenoud suggerisce di tentare un’armonizzazione
senza calcoli specifici e precisi, basata sull’esperienza. Altrimenti
si corre il rischio di un disimpegno da parte degli alunni a
partecipare ad un’attività che non conterebbe nulla ai fini dalla
valutazione finale, alla quale si dà ancora un grande valore. La
valutazione formativa è un’innovazione di costume e non sempre incontra
i favori degli alunni e delle famiglie, abituati e spinti
dall’utilitarismo di moda e di massa a considerare più il valore
formale e pubblico del voto ai fini della carriera scolastica, che non
il possesso reale di una competenza, di un sapere.
“La valutazione formativa è ancora allo stadio dell’utopia,certamente
importante, ma utopico”(Ch.Hadji). Merita di essere considerata un
ideale perchè” si mette deliberatamente al servizio di un fine che le
dà senso,divenendo un momento determinante dell’azione pedagogica; essa
si propone sia di contribuire ad una evoluzione dell’alunno,sia di dire
lo stato attuale della cosa.”(Ch.Hadji).
I modelli ideali, però, fanno fatica a diventare operativi senza studio
e impegno... L’armonizzazione della valutazione formativa e della
valutazione sommativa rimane,pertanto,un’impresa
artigianale,tendenzialmente intuitiva.Forse solo col portfolio si puo’
tentare l’impresa, se viene esplicitamente costruito per rendere conto
del progresso nella padronanza di un sapere. Nella valutazione
formativa prevale, tuttavia, la prospettiva della regolazione e
dell’aiuto; nella valutazione sommativa il riconoscimento sociale degli
apprendimenti, le esigenze di attestazione e di certificazione.
Raimondo Giunta