Giocare la vita
per grandi ideali. Scommettere su cose grandi. Andare oltre. Volere
una Chiesa che esca per le strade, a difendersi
da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, comodità, da ciò che è
clericalismo, da tutto quello che è l'essere chiusi in noi
stessi. Non "bere la fede" come un 'frullato'
perché essa va "bevuta intera". Andare controcorrente. Non
pretendere di giudicare gli altri. E ancora, rivolto ai giovani: Non
vogliamo giovani smidollati, giovani "del fin qui e non di più, né sì
né no". Non vogliamo giovani che si stancano subito e vivono stanchi,
con la faccia annoiata. Vogliamo giovani forti. Vogliamo giovani con
speranza e con fortezza". Questo, il messaggio di Papa
Bergoglio!
Queste le parole di un pensiero che nel suo
forte candore evangelico, è implacabile, non ha paura di
andare controcorrente, e rifiuta schemi di verità precostituiti,
e ogni forma di fondamentalismo clericale.
Questo, anche, il fascino perturbante dell'uomo Bergoglio,
la grandezza semplice ma contagiosa, e spaesante, del
suo magistero; una grandezza sublime, disposta a contraddirsi
fino ai limiti della provocazione, pur di evitare la forzatura
della parola, di ogni parola, che pretenda di costituirsi
come valore di verità assoluta! Il gesuita francescano, che
alcuni suoi superficiali detrattori definiscono "comunista"
solo perché parla dei bisogni reali della gente, e di una chiesa
che si fa povera tra i poveri, in realtà ci insegna a riconoscere
il "rispetto per l'altro", il nostro prossimo, nell'ottica della
libertà, della donazione, della condivisione, e della solidarietà, a
riflettere sulla illusorietà di ogni pretesa veritativa nel nome di
una ragionevolezza cristiana capace di farsi
strada, anche, attraverso dubbi e contraddizioni, e,
soprattutto, capace di praticare la misericordia
oltre la giustizia, che è uno dei grandi temi della coscienza
contemporanea che non possiamo assolutamente eludere senza
negare la sopravvivenza stessa della nostra umanità!
Nuccio Palumbo