Non
sarà impresa facile organizzare le attività scolastiche per gruppi
ridotti, come impongono le misure anticontagio: molte delle ipotesi su
cui si sta ragionando, impattano con una situazione che la CISL Scuola
ha tentato di mettere a fuoco, ricavandone dati piuttosto preoccupanti.
Attraverso la rete dei propri rappresentanti nelle RSU, e interpellando
direttamente i propri iscritti Dirigenti Scolastici, il sindacato di Maddalena
Gissi ha fotografato una realtà con la quale non
sarà semplice misurarsi.
“Da
quanto ci dicono le 3.500 risposte a un nostro questionario –
afferma la segretaria generale CISL Scuola - la
capienza delle nostre aule consente di ospitare in sicurezza, cioè
applicando i criteri di distanziamento fra i banchi, meno di dieci
alunni nel 32% dei casi, e un numero compreso tra 10 e 15 nel 52,8%.
Solo una minima percentuale delle aule ne potrebbe accogliere un numero
maggiore”.
Da qui la necessità, spesso indicata come possibile soluzione, di poter
utilizzare spazi alternativi alle aule, all’aperto o al chiuso. Ma
anche in questo caso le chance non sembrano molte: “La
possibilità di utilizzare spazi esterni alternativi all’aula è limitata
a meno della metà delle nostre scuole (48%), un quinto della quali non
ha questa possibilità (21,5%), o la può avere solo per una minima parte
dei propri edifici (30,48%). Se poi si pensasse di rimodulare ad uso
aula spazi di diversa destinazione, le cose non andrebbero meglio:
impossibile farlo con le mense nel 75% dei casi, va un po’ meglio per
le palestre, laddove ci sono, ma la praticabilità di questa soluzione
non arriva al 40%. A disporre di spazi ampi come aula magna o teatro, è
solo il 26% delle scuole”.
Per quanto riguarda le strutture, e a prescindere dallo stato degli
edifici, emerge che quasi il 20% degli stessi non ha la possibilità di
utilizzare in modo distinto varchi per l’ingresso e l’uscita. “Mi
auguro che il Ministero disponga di una mappatura puntuale e completa
della situazione, cui fare riferimento per approntare le misure
necessarie a riaprire le scuole in condizioni di sicurezza per alunni,
le loro famiglie e il personale scolastico. Se i nostri fossero
smentiti saremmo i primi a esserne contenti, temo però che siano molto
rispondenti al vero e che dimostrino come il lavoro da fare sia tanto,
mentre il tempo a disposizione non è moltissimo. Dobbiamo prepararci a
un anno scolastico in cui serviranno modalità organizzative
particolari, soprattutto per consentire il lavoro in presenza con
gruppi ristretti di alunni. Difficile allora pensare che non serva,
almeno per quest’anno, avere insegnanti in più, ma non solo quelli.
L’85% degli intervistati ritiene che il numero di collaboratori
scolastici in servizio non sia sufficiente a coprire il fabbisogno per
l’organizzazione di turni nelle attività didattiche, né per far fronte
alle aumentate esigenze di sorveglianza e assistenza. Invece rischiamo
di ritrovarci con risorse di personale già a stento sufficienti per una
situazione ordinaria, avendone di fronte una ben più difficile e
complessa. Nel frattempo l’intesa pasticciata in materia di
reclutamento ci regalerà l’ennesimo record di precari”.
Roma, 26 maggio 2020