dal sito de " Il Sole24Ore "
Il decreto di Gentiloni è stato definito dopo un'istruttoria durata alcuni mesi
cui hanno partecipato anche la Polizia Postale e delle Comunicazioni e le stesse
associazioni degli Internet Provider, ai quali spetterà l'onere di intervenire
direttamente, oscurando i siti incriminati. Il provvedimento completa un
percorso delineato quasi dieci anni fa, con la legge che risale all'agosto 1998
sulle nuove forme di riduzione in schiavitù successivamente integrata lo scorso
anno da una nuova legge che ha previsto in particolare l'istituzione, da parte
del Ministero degli Interni, di un Centro nazionale per il contrasto della
pedopornografia sulla rete Internet; il suo compito è quello di raccogliere
tutte le segnalazioni, anche dagli organi di polizia stranieri, riguardanti siti
che diffondono materiale concernente l'utilizzo sessuale dei minori avvalendosi
della rete.
Nel decreto odierno si dispone in particolare che gli Internet Provider si
dotino dei sistemi per oscurare i siti incriminati entro 60 giorni dalla
pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale al livello minimo di «nome
del dominio» ed entro 120 giorni dalla stessa data a livello di «indirizzo IP».
Ogni 6 mesi si procederà poi al controllo dei risultati ottenuti, alla verifica
delle tecnologie adottate e della loro congruenza con gli obiettivi della legge.
«Il decreto - ha affermato Gentiloni - rafforza la lotta contro i contenuti
pedopornografici e lo sfruttamento dei minori attraverso Internet che è una
straordinaria fonte di informazione ed un motore dell'innovazione. Per difendere
la libertà contro ogni tentazione di censura preventiva e generalizzata,
peraltro impraticabile - ha concluso il ministro sottolineando la sua
soddisfazione per la collaborazione attiva degli Internet Provider - occorre
colpire in modo certo ed efficace chi ne fa un uso criminoso contro i bambini».
Alla maggiore circolazione di materiale pornografico realizzato sfruttando i
minori, l'ordinamento italiano ha reagito con il terzo comma dell'articolo 600/ter
del Codice penale che prevede pene particolarmente severe proprio in
correlazione alla distribuzione, divulgazione o pubblicizzazione, anche per via
telematica, di materiale pornografico.