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Costume e società: La società multiculturale è un'utopia fallimentare nella Gran Bretagna. L'integrazione alla Francese cozza contro il rifiuto degli isalmici

Opinioni

(30 gennaio, 2007) Corriere della Sera
ISLAM E EUROPA

Gli estremisti di seconda generazione

Più sono britannici e più diventano estremisti islamici. E' questo il «paradosso del multiculturalismo» che emerge dallo studio dal significativo titolo «Vivere separati insieme» del centro Policy Exchange di Londra. * * *

La ricerca pubblicata dal «Daily Telegraph».

Religione, politica e società: quasi il 40% preferisce la sharia alle leggi britanniche Europa e Islam, la generazione degli estremisti I giovani figli di immigrati che vivono in Gran Bretagna sono più radicali dei loro padri Il 74% vuole il velo per le donne, il 46% approva la poligamia. E il 7% ammira Al Qaeda Nel senso che proprio il modello sociale basato sulla «valorizzazione delle differenze», ha partorito giovani cittadini di fede musulmana, sia convertiti sia figli o nipoti di immigrati, che aspirano sempre più a trasformare la Gran Bretagna in uno Stato islamico sottomesso alla sharia, la legge coranica. L' orientamento generale è la crescita del riferimento all' islam sul piano religioso, ideologico e identitario.

Tra i 1003 musulmani interpellati nel periodo tra luglio 2006 e gennaio 2007 (il sondaggio è reperibile nel sito www.policyexchange.org.uk), ben l' 86% afferma che «la mia religione è la cosa più importante della mia vita». Il 49% dice di assolvere a tutte e cinque le preghiere quotidiane prescritte dal Corano, così come il 22% dice di pregare almeno una o tre volte al giorno, mentre solo il 5% confessa di non pregare affatto. Ebbene è in questo contesto che il 37% dei giovani musulmani, tra i 16 e i 24 anni, preferirebbe la sharia alla legge britannica, una percentuale che si va man mano assottigliando con l' aumento dell' età, fino a ridursi al 17% per gli adulti dai 55 anni in su. Riferendoci sempre a queste due fasce d' età, coloro che affermano che «il musulmano può avere quattro mogli, mentre alla musulmana è consentito solo un marito», sono rispettivamente il 46% e il 18%. Quelli che ritengono che il musulmano non può convertirsi a un' altra religione e che qualora lo facesse deve essere condannato a morte, sono rispettivamente il 31% e il 19%.

Ma i più giovani e i più adulti sono sostanzialmente d' accordo, con il 61% e il 50%, nel considerare che l' omosessualità sia sbagliata e debba essere dichiarata fuorilegge. La tendenza autoritaria, maschilista e misogina è ulteriormente confermata dal fatto che ben il 74% dei musulmani tra i 16 e i 24 anni ritiene che le donne debbano portare il velo, contro il 28% degli ultracinquantacinquenni. Sul piano ideologico e politico, il 58% dei musulmani britannici interpellati è convinto che «molti dei problemi del mondo contemporaneo sono il risultato dell' atteggiamento arrogante dell' Occidente». E nell' unica domanda che affronta specificatamente la questione del terrorismo islamico, il 7% dichiara di «ammirare le organizzazioni come Al Qaeda che sono pronte a combattere l' Occidente».

Questo sondaggio trova riscontro nel documentario trasmesso recentemente da Channel Four, dal titolo «Moschea sotto copertura», che illustra le farneticazioni dei predicatori nelle principali moschee britanniche. A cominciare dallo sheikh Khalid Yassin, un convertito alla fede wahhabita acquisita in Arabia Saudita, che in un dvd reperibile nella moschea di Regent' s Park, la principale di Londra gestita sempre dai sauditi, afferma: «Noi musulmani abbiamo l' ordine di fare il lavaggio di cervello, perché i non musulmani sono dei deviati mentali». Il predicatore dal nome di battaglia Abu Osama, della «Green Lane Mosque» di Birmingham, è un esplicito apologeta dell' odio e del terrore: «Nessuno ama i kuffar (i miscredenti). Noi amiamo solo i musulmani e odiamo i kuffar. Osama bin Laden è meglio di un migliaio di Tony Blair, perché è un musulmano». Per kuffar si intendono principalmente i cristiani e gli ebrei che, secondo questi predicatori, devono essere sterminati. C' è chi, come il predicatore Mian della Uk Islamic Mission, chiama la democrazia «kuffrocracy», ossia il regime degli infedeli che deve essere liquidato per instaurare lo Stato islamico. Come meravigliarsi che questa libertà di trasformare le persone in robot della morte abbia finito per produrre i quattro kamikaze che si sono fatti esplodere nel centro di Londra il 7 luglio 2005 e i due kamikaze autori dell' attentato suicida a Tel Aviv il 30 aprile 2003, tutti cittadini britannici? Considerando questo insieme, si comprende come i kamikaze britannici non sono una scheggia impazzita, bensì la punta dell' iceberg del fallimento di un modello sociale che ha finito per consentire la creazione di ghetti etnici-confessionali-identitari che si sentono in conflitto con lo Stato britannico.

Ecco perché, a mio avviso giustamente, nelle sue conclusioni, lo studio del Policy Exchange afferma che «abbiamo bisogno di operare insieme per sviluppare un rinnovato senso di appartenenza a una collettività che affermi la nostra identità britannica condivisa e i valori dell' Occidente». Il problema è dunque la perdita dell' identità nazionale e la diffusione di un' ideologia, il multiculturalismo, che ha fatto venir meno i valori unificanti della società. Dovremmo imparare dagli errori che gli stessi britannici denunciano. Ma ahimè in Italia è fin troppo folto l' esercito degli infatuati del multiculturalismo tra coloro che hanno le redini del potere. Magdi Allam www.corriere.it/allam
Allam Magdi

 

dal sito del Manifesto

«Sharia a Londra? Una reazione a Blair»
Sondaggio Tra i giovani islamici britannici cresce l'estremismo, perché il governo sbaglia politiche
Michelangelo Cocco
Il 37% dei giovani musulmani britannici vorrebbe essere soggetto alla sharia, la legge islamica, piuttosto che alle norme del Regno Unito. Un dato che secondo i ricercatori indipendenti di Policy Exchange che hanno pubblicato ieri uno studio intitolato «Vivere assieme separati: i musulmani britannici e il paradosso del multiculturalismo», mette in evidenza l'effetto controproducente delle politiche anti-estremismo attuate dal governo Blair dopo gli attentati suicidi nella metropolitana di Londra del luglio 2005. Per Policy Exchange - che ha condotto l'indagine su un campione di un migliaio di cittadini di fede islamica -, a causa dell'indebolimento di un'identità nazionale condivisa, un numero crescente di ragazzi ha più probabilità di essere influenzato dall'islam politico che dai propri genitori. Il 13% del campione (ragazzi tra i 16 e i 24 anni) dichiara di «ammirare organizzazioni come al Qaeda che sono pronte a combattere l'occidente». Una tendenza quella della crescita del radicalismo tra gli 1,8 milioni di musulmani dell'Isola ammessa implicitamente nei mesi scorsi dallo stesso esecutivo laburista, i cui apparati di sicurezza hanno riferito di circa 1.600 estremisti tenuti costantemente sotto controllo.
Munira Mirza, a capo dei ricercatori che hanno portato a termine lo studio di Policy Exchange, ha così riassunto le contromisure varate per fronteggiare l'emergenza: «Le politiche del governo per migliorare la partecipazione dei musulmani peggiorano le cose. Trattando gli islamici come un gruppo omogeneo, l'esecutivo non individua le diversità di opinioni tra loro, facendoli sentire in questo modo ancora più ignorati ed esclusi». Per i ricercatori del pensatoio britannico il governo «dovrebbe smettere di enfatizzare la diversità (tra musulmani e non) e considerare gli islamici come cittadini, non in base alla loro identità religiosa».
E nella polemica contro il multiculturalismo si è gettato anche David Cameron. L'uomo che con ogni probabilità sarà delegato dal suo partito per cercare di reinsediare i conservatori a Downing street (dopo tre mandati popolari ai laburisti) ha scelto le colonne del domenicale Observer per lanciare il suo attacco al premier. «La dottrina del multiculturalismo ha minato il senso di coesione della nostra nazione, perché ha enfatizzato ciò che ci divide, piuttosto che ciò che ci unisce», ha scritto l'uomo che è stato soprannominato anche Tory Blair, per le posizioni di «sinistra» che esprime pur essendo conservatore (tory appunto). Cameron se l'è presa anche contro la richiesta «ai genitori musulmani di spiare i propri figli» e ha concluso ammettendo: «Ci sono grosse divisioni oggi nella nostra società. Molte migliaia - forse milioni - si sentono chiusi fuori, sotto attacco».
 

dal sito Asianews.it
 

ISLAM
Finanza islamica e sharia, il suicidio dell’Europa
di Samir Khalil Samir, sj
Il progetto di portare la finanza islamica in Gran Bretagna è un grande bluff. Ma è segno della falsa tolleranza europea che si sottomette sempre più alla sharia. Solo il progetto cattolico può salvare quanto di buono c’è nell’occidente.
Beirut (AsiaNews) - L’Islam sta invadendo l’Europa, con i milioni di immigrati, ma anche con i milioni di dollari dei paesi musulmani. È di ieri la notizia che il governo britannico prepara un quadro legislativo per incoraggiare lo sviluppo della finanza islamica. Il progetto è definito una “priorità alta” dal Ministero del tesoro.
In una dichiarazione all’AFP, il segretario al Tesoro, Ed Balls, ha detto che occorre assicurarsi che “il sistema fiscale e i regolamenti incoraggino lo sviluppo di prodotti conformi alla sharia” e di fare del Regno Unito “un centro mondiale della finanza islamica”.
Anche Libano e Gran Bretagna stanno lavorando per rilanciare e creare la più importante banca islamica nel Regno Unito. Entrambi le mosse sono certo un passo per attirare capitali islamici, ma sono anche un ulteriore segno dell’inchinarsi alle rivendicazioni della sharia, che mostrano quanto l’Europa sia ormai preda del progetto di islamizzazione da parte del fondamentalismo musulmano.
La tradizione britannica d’accoglienza, la generosità del suo diritto d’asilo, la sua tolleranza religiosa e il suo attaccamento alla libertà e alla diversità culturale, da più di vent’anni hanno fatto di Londra la capitale politica e finanziaria dell’islamismo internazionale. Di fatti, è facilissimo finanziare reti attraverso il mondo, a partire di un Paese che protegge 4000 associazioni caritatevoli e una cinquantina di banche islamiche. La zakât, l’imposta legale musulmana, raccoglie ogni anno circa 5 millioni di euro, senza parlare dei doni privati, la sadaqa. Inoltre, la politica britannica lascia strada libera agli estremista, ma le tiene sotto osservazione.

Tale progetto ha in sé qualcosa di irrazionale almeno per due motivi.

Il primo è che la banca islamica è un grande bluff. Essa si basa sul principio che il Corano proibisce il prestito ad interesse. In realtà il libro sacro non accetta la “riba”, l’usura (l’interesse non era noto al tempo del Corano!). Del resto, anche la Chiesa condanna l’usura.
Il secondo motivo è che i fondatori delle banche islamiche – nate circa 50 anni fa – sono due personalità fondamentaliste che avevano poca dimestichezza con l’economia. Essi sono Abul A’la Mawdudi (1903-1979) e Sayyed Qutb (1906-1966), un ideologo dei Fratelli Musulmani.
Non avendo idea dell’economia contemporanea, hanno fatto un enorme sbaglio, perché non hanno calcolato l’inflazione, per cui un prestito senza interesse è sempre una perdita. I moderni dopo di loro hanno sviluppato la teoria che nella banca islamica non c’è interesse, ma compartecipazione. Così alla fine dell’anno ci si divide gli utili dei guadagni globali delle banche. In realtà, il mondo islamico ha dovuto sempre trovare dei trucchi per ripagare debiti ed interressi. In passato vi sono stati anche forti scandali, in particolare in Egitto, coperti poi dall’Arabia saudita, per salvare il principio della banca islamica.

Banca islamica e integralismo musulmano

Questa idea ricalca il progetto integralista secondo cui il sistema islamico è il migliore. Partito dai Fratelli Musulmani e poi sviluppatosi, tale progetto nasce dall’umiliazione dell’Islam di fronte al mondo moderno. I fondamentalisti dicono: “Applicare il Corano è la cosa migliore ed è la nostra forza. Noi eravamo i più forti fino a che l’abbiamo applicato. Poi abbiamo smesso di credere nel Corano, abbiamo seguito l’occidente il quale in ritorno ci ha colonizzati, e siamo divenuti deboli, anzi i più deboli di tutti. Se attuiamo uno stato islamico saremo di nuovo i più forti”.
Nel dare spazio alla finanza islamica, non si può dimenticare che essa fa parte di questo progetto di islamizzazione dell’Europa e del mondo. Esso vuole salvare l’occidente dalla decadenza morale in cui è caduto, attraverso l’applicazione della legge divina del Corano. Ma ciò significa che l’applicazione comprende anche i particolari quali la lapidazione, il tagliare la mano a chi ruba, la poligamia, l’obbligo per la donna di trovare almeno 4 testimoni maschi per difendersi dall’accusa di adulterio… Significa anche rispettare gli orari delle cinque preghiere, avere delle mosche ben visibile con i minareti, rispettare le regole del cibo halâl, diffondere “il vestito islamico” cioè il velo, ecc. L’aspetto finanziario è solo uno di questi.
È probabile che all’Europa interessi soprattutto l’elemento economico: i soldi non hanno odore e quindi ben vengano anche quelli islamici. Ma non ci si accorge che l’economia è legata alla politica e alle idee del fondamentalismo e del terrorismo islamico.
La debolezza dell’Europa sta in questo cedere in tutti i campi: in nome della multiculturalità si accetta che il mondo islamico calpesti lo stile di vita occidentale. A Londra, per esempio, si accetta che la poliziotta non dia la mano al suo capo solo perché e maschio.. Ma come farà ad arrestare un ladro maschio in futuro? O come aiuterà un uomo in pericolo? A Parigi, in certi ospedali, si esige dei medici o chirurgi femmine per curare le donne musulmane.
In Europa c’è esitazione, compromesso, sottomissione, tutti giustificati dall’ideale della “tolleranza religiosa”. Ricordiamo la cancellazione a Berlino dell’opera di Mozart (per la paura di offendere l’Islam); il divieto a Ginevra della rappresentazione del teatro di Voltaire su Maometto; le vignette danese su Maometto; le reazioni al discorso del papa a Regensburg, ecc.. In tutti questi fatti si è visto che l’occidente è disposto a criticare tutto, ma non l’Islam. Vale la pena chiederci: abbiamo o no il diritto di criticare l’Islam? Se la Chiesa critica i pacs, ecc.. accusano la Chiesa di essere intollerante. Se l’Islam difende la poligamia, o lapida gli omosessuali, lo si accetta con tranquillità.

Tolleranza, relativismo e debolezza

Da parte dell’Islam radicale, si sfrutta questo atteggiamento rispettoso e timoroso per esigere, affermare, aprire spazi nella cultura occidentale. Nello stesso tempo, nessun musulmano “moderato” parla a voce alta, mostrando che l’Islam si può interpretare in diversi modi. Sul tema del velo, ad esempio, solo alcuni hanno osato affermare che esso non è per nulla un obbligo islamico. Un altro fatto è la questione della carne halal: non c’è bisogno di macellerie islamiche, perchè il Corano dice che la carne macellata dai cristiani è halal! Eppure si concede volentieri la macelleria islamica, la refezione separata, ecc.. In realtà tutto ciò è un ricatto del mondo islamico radicale verso l’occidente che, essendo debole, si adegua e si prostra.
Questa tolleranza è la conclusione di un relativismo in cui l’occidente è immerso, che fa dire ai musulmani: davvero questi occidentali sono senza alcun principio...
La questione della finanza islamica mostra da una parte la folle idea del radicalismo musulmano di “islamizzare l’economia”. Ma esso mostra anche un occidente debole: esso, pur avendo lottato per secoli sui diritti umani, è più interessato al fenomeno economico che al fenomeno etico. Ma in questo modo l’occidente viene a fare lo stesso gioco del radicalismo e del terrorismo.
 

Il suicidio dell’Europa

Una civiltà non muore per vecchiaia, ma per suicidio. La civiltà europea sta morendo così, sottomettendosi alle regole del gioco del radicalismo islamico che la vuol distruggere. Possiamo dire con chiarezza che il male dell’Europa non è l’Islam; il male dell’Europa è dentro l’Europa stessa. Il papa lo ha sottolineato tante volte, soprattutto a Regensburg. Il male del continente europeo è il relativismo, non avere principi chiari, aver perso la fiducia in se stessi, proprio per la mancanza di un fondamento assoluto, come avviene nella fede. Il pragmatismo economico, etico, senza principi, sta uccidendo l’occidente. Questa è la vera radice del problema. E il motivo di questa debolezza è l’aver escluso la fede nell’orizzonte della sua ricerca e ragione.
Ormai in Europa si confrontano 3 progetti di società:
quello secolarista, che è pragmatico e non ha principi inviolabili, ma cerca solo il benessere edonista;
il progetto cattolico, con dei principi – espressi nel vangelo e nella tradizione cristiana – che vanno ripensati sempre, e che propone una riforma della società occidentale, per recuperare tutto il buono dell’illuminismo;
il progetto islamico radicale che si presenta con grandi ricatti e forza di condizionamento, e afferma che la soluzione è quella di Dio espressa nel Corano e nella sharia.
Il mondo secolarizzato vede bene che l’Islam cancelli gli elementi cristiani (ricordiamo la polemica sui crocefissi esposti negli ospedali e nelle scuole), perché vi vede un elemento del suo progetto di secolarizzazione. Ma in realtà l’Islam cerca l’islamizzazione, non la secolarizzazione. L’Islam rigetta il cristianesimo, ma per sostituirlo con la legge musulmana.
Va detto però che solo il progetto cattolico è completo. Il progetto secolarista evacua la fede; quello islamico evacua la modernità, la razionalità e il buon senso; il progetto cattolico passa tutto al vaglio per ritenere ciò che è buono nell’occidente e nel mondo. Questo progetto è più difficile, perché richiede un discernimento continuo, non solo da parte dell’autorità religiosa ma anche e soprattutto da parte di ogni cristiano nella fedeltà all’autorità. E’ difficile, ma è anche più bello, perché è un progetto umanistico che ha al centro la persona umana!
 









Postato il Mercoledì, 31 gennaio 2007 ore 14:13:44 CET di Salvatore Indelicato
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