Scrittore (ha
pubblicato con Mondadori
Bianca come il latte rossa come il sangue e sta lavorando al suo
secondo
romanzo), insegnate, blogger (profduepuntozero),
Alessandro D'Avenia ha commentato per noi
le tracce della maturità.
Che
cosa ne pensa delle tracce assegnate
alla Maturità?
«Belle e impegnative, come deve essere ogni tema. Un'occasione per
scoprire
qualcosa di nuovo su di sè e sul mondo. Il grande problema del tema
nella
scuola italiana è che spesso noi professori diamo tracce che fanno
pena, non le
svolgeremmo neanche noi.
Queste mi sembrano sufficientemente varie e adatte alla diversità di
interessi
dei ragazzi: storia, memoria, sentimenti, politica...»
Le considera adatte a ragazzi di 19 o sono troppo complesse?
«Maturità è tutto! Così dice il Re Lear di Shakespeare: "L'uomo
deve
aspettare con pazienza /il suo momento di uscire dal mondo,/come
aspetta il
momento per entrarci./Maturità è tutto (Ripeness is all)”.
Ripeness, mi hanno spiegato i miei colleghi di inglese, significa
sia
“maturazione” sia “l'essere pronti”. Nella traduzione si perde il
doppio
valore: punto di arrivo parziale e dinamismo continuo che rende vigili
e pronti
a rispondere alle sfide della vita.
Oggi ci si chiede sempre: ma non sarà troppo difficile? Ma non sarà
invece che
dobbiamo sfidare molto di più questi ragazzi verso mete impegnative. La
fragilità di molti ragazzi mi impaurisce. A Milano una settimana fa un
ragazzo
si è lanciato dalla finestra per la tensione dell'esame imminente. Non
è il
primo e isolato caso. Quello che mi chiedo alla maturità è se i miei
ragazzi
"sono pronti" alla vita, non all'esame. Se hanno quel coraggio di
vivere, compatibile con il fatto che la vita fa tremare. O se invece
scapperanno, cercheranno scorciatoie, soluzioni a portata di
raccomandazione o
di portafogli. Gli diamo tutto e loro vogliono tutto subito. Il
risultato?
Fragilità, paura, fuga. Maturità è veramente tutto: le tracce mi
sembrano una
sfida un po' al di sopra della loro portata, ma che si può vincere:
come è ogni
sveglia al mattino».
Sono ben argomentate e attuali?
«Le trovo ben argomentate e attuali. Le ragazze potranno sbizzarrirsi
tra le
pieghe del sentimento più difficile da vivere e comprendere. Mi piace
si parli
molto di memoria e storia (Ungaretti e il tema storico). I ragazzi oggi
hanno
bisogno di iniezioni di storia: chi non è inserito in una grande
narrazione, ma
vide solo nel presente emotivo, non trova la sua di storia. Senza
passato,
senza padri e madri, non si può trovare la propria originalità.
Originalità
viene da origine: chi è senza origine, storia, non sarà originale, ma
conformista e lascerà decidere gli altri. Proprio in "Lucca"
Ungaretti dice: "Conosco ormai il mio destino, e la mia origine".
Infine mi piace anche il taglio di attualità: alimentazione, fama,
impegno
politico. Mi sembra inadeguato, per il tema storico, l'aver posto
l'accento sui
fatti storici degli anni '70: i ragazzi ne sanno qualcosa?»
Quale traccia avrebbe scelto?
«Ungaretti che amo alla follia. Non si può non amare uno che quando
avevo 17
anni mi ha confidato il segreto per sconfiggere la morte, la paura, il
dolore.
Il tema su Amore-odio-passione mi intriga, ma il rischio luogo-comune e
sbrodolamento
retorico sono dietro l'angolo. Avrei fatto un pensierino anche al tema
sulla
fama».
Quale preferiranno gli studenti, secondo lei?
«In ordine: Fama (tema paracadute), Amore-Odio-Passione, Energie che
cambiano
il mondo».
Si ricorda che tema scelse alla sua maturità?
«Era il lontano 1995, nel millennio scorso... Lo ricordo bene. Era un
noioso
tema specifico dell'indirizzo classico, sul perché la cultura
scientifica si
fosse sviluppata in Grecia durante l'ellenismo».
Come andò? Che ricordo ha?
«Andò bene, riuscii a dire più di quanto credessi. Accettai la sfida.
Però fui
capace di piazzare un bell'errore di ortografia pur avendo riletto il
tema un
milione di volte. I professori furono clementi...
Il mio ricordo dell'esame è molto bello: mi chiesero tutto quello che
non
volevo mi chiedessero e andò benissimo lo stesso.
Capii che la vita non si adatta ai tuoi desideri, ma sei tu che devi
rispondere
a quello che ti chiede. Non solo la vita esterna, ma soprattutto quella
intima.
Diceva Pavese: " la maturità è questo: non più cercare fuori ma
lasciare
che parli col suo ritmo, che solo conta, la vita intima»
V.
Bianchini – Vanity Fair.it