Una sentenza senza
precedenti, la n.4286 del 6 luglio 2011, giunge dal Consiglio di Stato.
Per la prim spinto a sindacare i criteri di distribuzione, tr...a le
diverse aree d’Italia, dei posti a tempo indeterminato approvati dal
Ministero dell’Istruzione; o, meglio, ha accertato e dichiarato la
mancanza, al riguardo, di qualsiasi istruttoria ministeriale circa le
effettive esigenze di organico in ciascuna regione e, comunque,
l’inosservanza delle più elementari regole di trasparenza nella
relativa procedura di determinazioni dei contingenti di assunzione.
La vicenda giudiziaria prende avvio dal ricorso presentato da più di
cento docenti, assistiti dall’avv. Fabio Rossi, i quali, come ricordato
in sentenza dal Consiglio di Stato, con riferimento alle operazioni di
nomina del 2008 “hanno esemplificato
che nel caso di Brescia (provincia d’origine del Ministro Gelmini,
n.d.r.), pur essendovi una minore popolazione scolastica e quasi tutte
le graduatorie dei precari già esaurite, la provincia ha ottenuto un
contingente di immissioni in ruolo (564) sensibilmente superiore a
quello di Catania (497), provincia più affollata di studenti e ad alto
tasso di precariato; hanno anche soggiunto che la provincia di Enna è
stata destinataria di sole 72 immissioni in ruolo”. Analoghe
censure venivano sollevate dai ricorrenti con riguardo alle operazione
di reclutamento effettuate nei successivi anni 2009 e 2010.
Ebbene, nonostante otto udienze (quattro in primo grado e quattro in
appello) e le ripetute richieste di chiarimenti da parte dell’Autorità
giudiziaria, non sono emerse – sottolinea il Consiglio di Stato –
“modalità aritmetiche o logiche” di ripartizione regionale delle 83.000
assunzioni a tempo indeterminato approvato dal Ministero
dell’Istruzione. Risultato, l’annullamento dei relativi decreti
ministeriali – per l’accertata “assenza di un’adeguata motivazione e, a
monte, di una congrua istruttoria a sostegno della disposta
ripartizione del contingente fissato di assunzioni tra le province
meridionali e quelle del centro nord” (così in sentenza) – e il
conseguente obbligo dell’Amministrazione scolastica di rinnovare le
procedure di reclutamento secondo criteri di trasparenza e tenendo nel
debito conto i vuoti d’organico e l’alto tasso di precariato presenti
nel meridione d’Italia.
“E’ inammissibile che nel gestire migliaia di posti di lavoro si
proceda con tale disinvoltura, senza l’adozione di rigorosi criteri
d’imparzialità e trasparenza amministrativa. Ove il Ministero non
provvederà all’immediata ridistribuzione dei posti di ruolo assegnati
negli ultimi anni – dichiara l’avv. Rossi, legale dei ricorrenti –
chiederò al Consiglio di Stato la nomina di un Commissario ad acta, che
rinnoverà le procedure di reclutamento in sostituzione
dell’Amministrazione scolastica inadempiente. I miei assistiti mi
hanno, altresì, già conferito mandato di riferire della vicenda
all’Autorità penale, affinché venga accertato se, come sembra, in sede
di ripartizione regionale e provinciale delle assunzioni del personale
della scuola, logiche politiche e clientelari abbiano prevalso sul
doveroso rispetto dei criteri d’imparzialità e di buona
amministrazione”.
(di Vincenzo Brancatisano, da Unavitadasupplente
Nuovimondi)
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