Umberto Bossi
e Giulio Tremonti studiano la moltiplicazione dei pani e dei pesci: il
Tfr potrebbe arrivare dritto in busta paga, ogni mese, per aumentare lo
stipendio e dare la quattordicesima anche a chi non ce l’ha. I tecnici
del Tesoro pensano di dare ai lavoratori una terza opzione di come
utilizzare il Tfr: versarlo a poco a poco, e ogni mese, in busta paga.
Il tutto andrebbe a incrementare lo stipendio mensile del 7% lordo. Una
moltiplicazione dei pani e dei pesci che assomiglia, in realtà, più al
gioco delle tre carte: si fa credere in un incremento dello stipendio
(si è addirittura parlato di raddoppio) ma quello che effettivamente si
andrà a prendere in più ogni mese saranno pochi euro.
Andiamo per ordine. Il Tfr nacque in epoca fascista come ammortizzatore
sociale in caso di cessazione improvvisa del rapporto lavorativo. Dal
2007, secondo quanto stabilito dal governo Prodi, sta ai lavoratori
scegliere se destinare l’accantonamento del Tfr all’Inps (all’azienda,
se sotto i 50 dipendenti), per vedersi erogata la liquidazione al
momento della cessazione dal servizio, o a fondi pensione, e
costituirsi così un secondo trattamento pensionistico, da affiancare a
quello obbligatorio. Ora il governo studia la terza via: recuperare il
Tfr a poco a poco ogni mese. Bossi annuncia che sarà come avere due
stipendi ogni mese ma non è vero.
Spalmare il Tfr ogni mese sarà come avere uno stipendio in più, sì, ma
spalmato sui dodici mesi. Mettiamo che un Tfr medio si possa aggirare
sui 30 mila euro. Spalmato, ad esempio, in 30 anni di lavoro fa mille
euro all’anno. Ovvero? Circa 80 euro all’anno. Un po’ poco per parlare
di “grande sorpresa” o addirittura di stipendio raddoppiato.
Blitz Quotidiano
redazione@aetnanet.org